Costituito un comitato avverso all’iniziativa edilizia. Inoltrate due opposizioni, una sottoscritta da 25 cittadini, contro la domanda di costruzione
Cinquantasei nuovi appartamenti, in una frazione che conta poco più di 400 abitanti. Non poteva certo passare inosservata l’iniziativa edilizia di Artisa Real Estate Sa, che ha depositato lo scorso giugno una domanda di costruzione al Comune di Collina d’Oro per un progetto alle porte del quartiere di Agra. Immediata la mobilitazione: due opposizioni, una di privati e una sottoscritta da 25 cittadini, contro l’istanza, che risultano ancora inevase. Nel frattempo, ha anche iniziato a riunirsi un comitato intenzionato a dar battaglia per «difendere l’ultima grande area verde di Agra», ci dicono i contrari.
L’opposizione, ci spiegano i nostri interlocutori, si basa su diversi aspetti. Pianificatori, per cominciare. Secondo i contrari, il Piano regolatore (Pr) non sarebbe in linea con le più recenti modifiche legislative cantonali e federali. In particolare, non sarebbe stata fatta alcuna verifica riguardo alla necessità delle nuove abitazioni stando a parametri economici e demografici, obbligatoria secondo la Legge federale sulla pianificazione del territorio (Lpt). «Al contrario, la Lpt sottolinea che le zone edificabili eccessive vadano ridimensionate e non ampliate. Per questo la nostra impressione è che il progetto risponda più a logiche speculative che a un fabbisogno concreto della comunità». Ma non solo. Da un punto di vista formale, gli opponenti contestano la mancata pubblicazione della presunta variante di Piano di quartiere, che sarebbe stata allestita dal Comune prima della pubblicazione della domanda. «Dato che tocca non solo gli interessi dei proprietari dei fondi, ma anche di tutta la collettività, la variante andava pubblicata», sostengono gli opponenti.
L’intera comunità sarebbe toccata, in quanto il progetto «stravolgerebbe l’aspetto della zona». Su un’area di poco superiore ai due ettari, in zona residenziale speciale Bigogno-Camatta, verrebbero infatti costruiti cinque palazzi di quattro piani da cinquantasei appartamenti, dai 2,5 ai 4,5 locali. La costruzione durerebbe due anni, al costo di circa 19 milioni di franchi. «Siamo tutti concordi nel definirlo quartiere dormitorio – ci dicono –. Per questo si è costituito un comitato, spontaneo e interpartitico, allo scopo di salvaguardare una grande area verde ed evitare che si costruiscano edifici che nulla c’entrano con il territorio di Agra. Secondo l’articolo 3 della Lpt, siamo di fronte a uno stravolgimento del paesaggio». L’utenza stimata, dagli oppositori, del complesso edilizio è di circa centocinquanta persone. «Un’elevata densità abitativa che andrebbe a modificare notevolmente un contesto oggi caratterizzato da case unifamiliari, boschi, terreni agricoli, che metterebbe sotto forte pressione le infrastrutture. Pensiamo solo a quante persone si immetterebbero sulla strada cantonale agli orari di punta: creerebbero un forte aumento di traffico tra Agra e Sorengo». Altro timore del comitato, è che diversi degli appartamenti costruiti vengano poi utilizzati come abitazioni secondarie. «Quest’ipotesi – sostengono – rende ancor più fragile la giustificazione dell’intervento, considerato anche che la percentuale di seconde case nell’area risulterebbe aver raggiunto la soglia massima consentita».
Di carne al fuoco ce n’è parecchia dunque, anche altri aspetti formali che qui non citiamo. E non si tratta neanche della prima mobilitazione per salvaguardare quel terreno. «Una prima domanda di costruzione era già stata presentata un paio d’anni fa – ci spiegano –. L’istante allora non era Artisa e il progetto era ancor più grande di quello attuale. Era prevista l’edificazione di sei palazzi, accompagnati da una variante di Pr, in quanto si prospettava pure un parziale dissodamento del bosco. Proprio a causa di quest’ultimo motivo l’istanza si è poi incagliata a Bellinzona e i proprietari del fondo hanno trovato un nuovo promotore immobiliare (Artisa, appunto, ndr)». Già in quell’occasione era stata effettuata una raccolta firme: una petizione aveva raggruppato centotrenta scettici.
Allora i contrari non erano riusciti a presentare opposizione formale, a differenza di oggi. Ma non è l’unico passo che il comitato vuole effettuare a tutela del territorio. «In primis, stiamo valutando se c’è la possibilità di presentare una mozione in Consiglio comunale che possa bloccare la domanda di costruzione. Dopodiché si pensava di fare un volantinaggio per invitare i cittadini di Collina d’Oro a delle serate pubbliche, per una sensibilizzazione su una questione così importante». In ballo, ci dicono, non c’è solo la pianificazione di un’area pregiata nel comune, ma un intero andazzo nel cantone. «Quale modello di sviluppo territoriale si intende perseguire in Ticino – si chiede il comitato –. Puntare su questi volumi eccessivi senza un fabbisogno dimostrato rischia di compromettere ulteriormente e forse irreversibilmente paesaggi e qualità di vita. In linea con le disposizioni cantonali e federali, bisogna invece privilegiare un uso parsimonioso del territorio, in linea con i principi di sostenibilità ambientale e sociale».