Condannato a una pena sospesa un luganese che per dieci mesi ha intrattenuto una storia con una ragazza, fragile e minorenne, che seguiva in istituto

Sentimenti «sinceri e corrisposti, ma un amore malato, inammissibile e sbilanciato», per dirla con le parole della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. È una storia atipica quella trattata oggi dalle Assise correzionali. I protagonisti sono un uomo e una donna, oggi rispettivamente di 30 e 20 anni, che però ai tempi della loro relazione ne avevano cinque in meno. Lei, quindi, era minorenne e le mancava un anno all’età del consenso. Il loro rapporto, sebbene consensuale, era quindi illegale. Non solo la differenza d’età: ad appesantire il carico nei confronti dell’imputato, il fatto che lui a suo tempo fosse suo educatore in un istituto del Luganese. Una figura di riferimento quindi, per una ragazza fragile e dal trascorso molto difficile.
Il procedimento, presieduto dal giudice Marco Villa e svoltosi a Mendrisio, è stato relativamente breve. Il 30enne è infatti integralmente reo confesso e questo ha facilitato il lavoro di pubblica accusa e difesa, rappresentata dall’avvocato Luca Bernasconi, che hanno trovato un accordo di massima prima di entrare in aula. I fatti sono dunque stati ripercorsi solo per sommi capi. Innamoratisi l’uno dell’altro, nell’autunno del 2020 imputato e vittima iniziano una relazione, sentimentale e sessuale. Rapporti numerosi e regolari – nei turni notturni e dei fine settimana dell’uomo – e un sentimento che entrambi hanno definito come autentico. Oltre ai reati di ripetuti atti sessuali con fanciulla e violazione del dovere d’assistenza o educazione, il 30enne è stato pure condannato per ripetuta pornografia, essendosi i due scambiati foto e video intimi.
Già all’inizio della storia la ragazza – comprendendo che ci fosse qualcosa di anomalo nel rapporto, sebbene entrambi avessero concordato di mantenere il segreto – si confida con la propria terapeuta. Quest’ultima ne parla con i superiori, che convocano l’educatore. Egli nega, fra le due versioni i vertici della struttura credono a quella dell’uomo, la situazione rientra e la relazione riprende e continua fino all’estate del 2021, quando lui si licenzia e cambia posto di lavoro. E anche oggi è attivo in ambito sociale, ma non con i minori. In ogni caso, poi nel 2021 la giovane riprende a parlarne e stavolta viene aperta un’inchiesta ed è solo durante le indagini che il 30enne confesserà. Inizierà un percorso terapeutico, che sta tuttora seguendo, che lo porteranno dapprima a un forte senso di colpa e poi a maturare una consapevolezza chiara dello sbaglio commesso, che lo hanno portato alla condanna a ventidue mesi di detenzione sospesi condizionalmente per due anni.
«Non ha usato violenza, né altre forme di coercizione – ha detto la pp durante la breve requisitoria –. Sebbene vissuto da entrambi con sentimenti sinceri, si tratta di un rapporto malato, inammissibile e sbilanciato. La vittima è una ragazza che a soli 11 anni è stata portata via da casa e affidata dall’Autorità regionale di protezione all’istituto affinché potesse garantirle la sicurezza e la protezione che la famiglia non era stata in grado di darle. Parliamo di una giovane fragile, con un passato difficile, bisognosa di attenzioni e di cure, profondamente affamata di affetto e attenzione. Lui avrebbe dovuto proteggerla, invece si è dimostrato inadeguato a ricoprire il ruolo educativo in un ambito particolarmente delicato, approfittandosi della fiducia della ragazza». «E quando l’istituto ha sollevato dubbi, ha negato – ha continuato Lanzillo –, alimentando in lei ansia, generando con la sua condotta conseguenze profonde».
E della vittima, costituitasi accusatrice privata, ha parlato anche la sua patrocinatrice Sandra Xavier. «A causa di questi intercorsi fortemente traumatici, la sua salute ancora oggi risulta purtroppo gravemente compromessa. La causa del suo forte malessere non è riconducibile solo all’imputato – ha precisato l’avvocata –, ma il profondo trauma relazionale dovuto al tradimento della fiducia dell’educatore, ha risvegliato in lei traumi infantili, portandola a un forte consumo di stupefacenti. Questa relazione l’ha fatta precipitare in una spirale distruttiva, con diversi ricoveri e ci sono purtroppo poche possibilità di riscatto». Per Xavier, le colpe del 30enne sono aggravate dal luogo nel quale si sono svolti i fatti, che avrebbe dovuto garantire appunto sicurezza, e dal fatto che a porre termine alla storia non sia stato lui, ma lei. Bernasconi, da parte sua, ha sottolineato che il suo assistito «oggi è una persona nuova, sincera, che ha assunto consapevolezza dell’accaduto, che è grave. Ha scritto una lettera di scuse per la vittima».
Villa, infine, ha accolto la richiesta di pena della pp, aggiungendo un’interdizione a vita del lavoro con i minori, il divieto di contatto per cinque anni con la vittima e di avvicinarsi a lei oltre i 500 metri, come pure l’accordo fra le parti di 10’000 franchi totali di risarcimento per torto morale. Un ultimo pensiero, anche da parte del giudice, per la giovane: «In questa storia, lei non ha alcuna colpa». Un concetto importante da ribadire, di questi tempi.