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Il Monte Generoso ha il suo Piano di utilizzazione aggiornato

Il Cantone mette nero su bianco la nuova versione del Puc e riconosce la montagna come parco naturale di importanza cantonale

La parola chiave è valorizzazione
(CdS)
13 dicembre 2024
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Nel Mendrisiotto si attendeva da un po’ di poter tenere fra le mani l’ultima (e più aggiornata) versione del Puc, il Piano di utilizzazione cantonale del Monte Generoso, strumento di riferimento da oltre 25 anni ormai. E giusto ieri il Consiglio di Stato (CdS) ha messo nero su bianco il documento che farà da bussola per il prossimo futuro. Un dossier che restituisce a una delle montagne (con il Monte San Giorgio) che caratterizzano la regione anche il riconoscimento di Parco naturale di importanza cantonale. Tanto da rimarcarlo nella nuova denominazione. Il messaggio approdato sul tavolo del Gran Consiglio porta con sé anche gli investimenti previsti nella prima fase del Puc, che traducono una spesa globale di 8,2 milioni, divisi a metà tra Cantone e Comuni (ovvero Castel San Pietro, Breggia, Mendrisio, Val Mara e Arogno), a cui si aggiungeranno oltre 341mila franchi di costi di gestione tra il 2025 e il 2028. Guardando più lontano il ‘valore’ del Piano è ben superiore: si parla, messaggio alla mano, di interventi per circa 55 milioni sull’arco di 15-20 anni, di cui 20,8 legati al Puc e i rimanenti da attingere da altri finanziamenti, facendo leva su contributi federali e da ricondurre alle leggi sul turismo e la nuova politica regionale. Il deputato Plr Matteo Quadranti non aspettava altro: da un paio di anni sollecitava il governo sui tempi del Piano di utilizzazione cantonale e adesso non vede l’ora di farsene portavoce in sede commissionale. Anche a Mendrisio, però, ci si interrogava sulle tempistiche del Puc. Tema rilanciato a inizio anno dai consiglieri comunali Plr Marco Tela e Giovanni Poloni e al quale di recente ha dato una risposta il Municipio della Città, confermando che la documentazione finale sulla revisione del documento era stata trasmessa di recente ai Comuni del comprensorio per una presa di posizione definitiva. Enti locali che hanno “condiviso la proposta”, dando luce verde all’incarto. Del resto, come ricorda il CdS, “il Monte Generoso è da annoverare tra i paesaggi di maggior pregio della Svizzera”. In effetti, dal 1977 è iscritto nell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale e grazie a uno strumento pianificatorio ad hoc ha consegnato uno “statuto di protezione particolare” e dato modo di conservare “gran parte dei valori” di un Monte che nell’ambito del Piano si estende per 3’652 metri quadrati.

Al timone la Fondazione Monte Generoso

Un quadro, quello tratteggiato, che non viene meno, rafforzando l’intento di conservare e valorizzare l’unicità del Monte; ma vede il Puc adeguarsi agli aspetti legislativi e istituzionali (le sole aggregazioni hanno portato a ridurre il numero di Comuni da 11 a 5). Ma soprattutto scioglie un nodo messo in luce, annota il Cantone, in questi anni dall’applicazione del Piano, quello delle “difficoltà organizzative e operative” a fronte dell’“inadeguatezza e la macchinosità insita nell’attuale suddivisione delle competenze”. Così, nel solco dell’esperienza e delle Gole della Breggia e della Valle della Motta, ci si affiderà alla gestione di una Fondazione, la Fondazione Monte Generoso, una realtà dal 1999.

Agricoltura in primo piano

Gli assi d’azione del Puc rivisto e aggiornato sono diversi. Innazitutto, il documento conferma e sostiene il ruolo “determinante” del settore agricolo, che ne esce rafforzato “poiché essenziale per la conservazione e la valorizzazione del paesaggio e degli ambienti naturali”. Con il Piano di quello che è a tutti gli effetti un parco ci si prefigge altresì di “preservare le componenti naturali e storico culturali presenti, siano essi ambienti, singoli elementi naturali, edifici o complessi di edifici” e allo stesso tempo di “istituire una o più riserve forestali e nel contempo favorire la gestione del bosco, sia quello di protezione che quello di produzione, favorendo la realizzazione di piste forestali”.

E poi c’è il turismo

Il Puc non manca, comunque, di prestare attenzione a “una corretta protezione delle acque di superficie e delle acque in profondità” e di coordinare la manutenzione e la gestione della rete stradale di accesso alla montagna e dei percorsi pedonali locali e riservati ai rampichini. Un altro ambito di interesse e che è parte, si richiama, della storia della montagna, è quello turistico, che rimane “una componente di primo piano”. Da definire saranno, si chiarisce, “le misure atte a favorire l’offerta turistica della montagna (zone turistico alberghiere, albergo diffuso, glamping, percorsi per mountain bike differenziati da quelli escursionistici ecc...)”.

Seconde case e agriturismi, passo indietro

Il futuro strumento pianificatorio fa, per contro, un passo indietro sulle zone edificabili speciali per le residenze secondarie. “Gli obiettivi del Puc in vigore, intesi a far rivivere la montagna attraverso la realizzazione di abitazioni secondarie, non hanno scaturito gli effetti attesi – motiva il Cantone –. Quelle realizzate dalla sua istituzione non hanno, infatti, portato un fattivo contribuito a rendere maggiormente viva la montagna. La rinuncia a confermare questo tipo di azzonamento, oltre a conformarsi alla giurisprudenza sviluppatasi in materia, è supportata anche dal fatto che con l’entrata in vigore del Puc-Paesaggi con edifici e impianti protetti (Puc-Peip) nel 2010, è possibile ammettere il cambio di destinazione in abitazione secondaria per tutti gli edifici rurali meritevoli di conservazione sparsi sul Generoso, senza quindi che vi sia ancora la necessità di prevedere delle zone speciali per questo tipo di destinazione”. Non solo, “la rinuncia nel confermare questo tipo di azzonamento – si precisa ancora – ha delle implicazioni limitate su tutti quei proprietari, invero pochi, che hanno sin qui usufruito della possibilità di edificare a nuovo, giacché sono tutelati nella loro situazione acquisita”. “Non da ultimo, l’interesse pubblico risulta essere preminente e dovuto”. Un’altra rinuncia del futuro Puc riguarda, poi, la zone per agriturismo. E ciò, si ribadisce, “senza che sia compromessa la possibilità di sviluppare gli agriturismi esistenti, che avrebbero, oltretutto, in gran parte esaurito il potenziale ammesso dalle norme vigenti”. Di conseguenza, “la mancata conferma delle zone edificabili conservative di Nadigh e Genor è da ascrivere al mutato quadro legislativo di ordine superiore”.

Si rassicura, invece, in merito al tracciato dedicato ai rampichini, che congiunge la Vetta alla Bellavista. Il percorso, si chiarisce, è concepito in modo tale da “non interferire con le componenti naturali protette (prati secchi) e nemmeno con il valore del paesaggio attraversato”, con un impatto ridotto.

Chiave di riparto, Breggia non aderisce

Tornando, infine, alle questioni finanziarie e all’adesione dei Comuni, a creare attrito è stata la chiave di riparto delle spese tra gli enti locali, calcolata in base alla quota di territorio e all’indice di forza finanziaria combinato con la popolazione. A dare voce a delle critiche – “tra loro divergenti” – sono stati in particolare Mendrisio e Breggia. La Città ha rilanciato, al suo fianco Castello, con una proposta alternativa – facendo leva sulla interessenza territoriale –, che però non ha fatto breccia, aderendo alla fine alla soluzione cantonale.

Breggia, invece, ha deciso di non dare il suo assenso. Ai suoi occhi la propria quota di partecipazione è eccessiva a fronte di una situazione finanziaria comunale delicata.