Al processo per l'uccisione di un 50enne di Chiasso e le risse in discoteca a Lugano hanno parlato le difese. La sentenza arriverà giovedì alle 17
Non un assassinio ma un omicidio intenzionale con dolo eventuale. Dopo la richiesta di pena del procuratore pubblico Zaccaria Akbas e quelle formulate martedì dal procuratore generale sostituto Moreno Capella, il processo per assassinio e tentato omicidio intenzionale (in via subordinata lesioni gravi o aggressione, versione quest'ultima seguita dall'accusa) che vede alla sbarra quattro imputati è continuato con le arringhe difensive. Per l'aggressione del 28 gennaio 2023 nei bagni del Blu Martini, che ha visto coinvolti i quattro imputati, sono stati chiesti tre proscioglimenti. La Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta pronuncerà la sentenza giovedì alle 17.
Quanto accaduto a Chiasso il 1° marzo dell'anno scorso «non è stato un gesto premeditato». La legale del 28enne somalo, accusato dell'assassinio di un 50enne nella sua abitazione di via Pestalozzi, si è battuta per una condanna non superiore ai 10 anni di carcere per il reato di omicidio intenzionale con dolo eventuale e il proscioglimento dai reati di aggressione e rissa per i fatti alla discoteca Blu Martini di Lugano. L'avvocato Marina Gottardi ha voluto innanzitutto esprimere il suo «personale e profondo cordoglio per una perdita irreparabile». Una morte avvenuta dopo «18 fendenti» è «una circostanza che fa propendere per un modus operandi compatibile con l'assassinio, ma la giurisprudenza indica che per determinare l'aggravante la quantità dei colpi non è sufficiente». La legale ha ricordato la «scemata imputabilità media» riconosciuta al 28enne, il quale «non aveva pienamente il controllo delle proprie azioni: l'esecuzione indica che non è stata un'uccisione calcolata e premeditata e anche il comportamento successivo ai fatti non rivela freddezza eccezionale o assenza di sentimenti sociali». Quella mattina a Chiasso «la situazione è degenerata nel momento in cui la vittima ha cercato comprensibilmente di allontanarlo dall'abitazione». Il 28enne ha dichiarato che si è recato a casa del 50enne per procurarsi della cocaina. «Non è mai riuscito a spiegare, soprattutto a se stesso, perché ha agito come ha agito, ma ha sempre dichiarato di non voler uccidere. Avesse ucciso per la droga, nulla gli avrebbe impedito di soffermarsi nell’abitazione e sincerarsi che non ci fosse cocaina. Ma non l’ha fatto e in pochi minuti si è reso conto di cosa aveva fatto, ha cercato aiuto e si è costituito. Un indice di residua coscienza morale». La legale si è opposta all'espulsione dalla Svizzera chiedendo l'applicazione del caso di rigore, essendo tutta la famiglia del 28enne in Svizzera. «Ha commesso un crimine gravissimo che già lo segnerà per tutta la vita e non deve essere punito ulteriormente».
Intervenuto in difesa del 32enne cubano, l'avvocato Marco Morelli ha chiesto pene pecuniarie e multe unicamente per i reati ammessi. Parlando dell'aggressione in discoteca, il legale ha sottolineato che «la vittima ha visto due persone e non ci sono elementi oggettivi, nemmeno indiziari, che provino il coinvolgimento del mio cliente. Il fatto, pacifico, che abbiano trascorso la serata insieme fa diventare azzardato ritenere possibile un suo coinvolgimento. La gang, o branco che legherebbe i quattro imputati è una ricostruzione fantasiosa, non supportata da elementi, della pubblica accusa». La difesa ha quindi chiesto il proscioglimento «per insufficienza di prove». Per lui il pp Capella ha chiesto una condanna a 4 anni e 2 mesi di detenzione.
Due richieste di proscioglimento, o una condanna non superiore ai tre anni di carcere, è invece la richiesta presentata dall'avvocato Sabrina Aldi per il 30enne boliviano che «sin dal primo verbale ha sostenuto di non aver toccato la vittima nel gennaio 2023» e per la quale, nei fatti del febbraio 2022, «non è possibile accertare che sia intervenuto colpendo oltre che per separare i litiganti». Quella chiesta dalla legale è «un’ultima possibilità». Perché il 30enne sta effettuando «un percorso verso una riabilitazione, che è difficile quando il precedente è cosi pensate. Ma si sta impegnando per cambiare la sua vita, la prognosi è favorevole e una pena detentiva non è necessaria». Alla Corte è stato chiesto di applicare «nuovamente» il caso di rigore (come avvenuto per la condanna del 2019) e non ordinare l'espulsione dalla Svizzera. La richiesta dell'accusa è stata di 4 anni e 10 mesi.
Il 30enne svizzero è stato l'unico ad ammettere la sua partecipazione all'aggressione nei bagni della discoteca luganese. Per lui l'avvocato Carlo Borradori ha chiesto una pena «decisamente compressa» rispetto ai 4 anni di carcere proposti dall'accusa. «Se il mio cliente avesse voluto alleggerire la propria posizione o complicare la vita al pp, semplicemente non avrebbe detto nulla. Se l'accusa ha deciso di considerare prioritaria la sua versione rispetto a quella della vittima, non è certo perché crede ciecamente a un accusato». Per il legale «la sua credibilità è centrale: è stato trasparente fino in fondo e il suo contributo è stato essenziale per gli inquirenti, ai quali ha precisato anche le responsabilità altrui. Senza fare l'infame o il santarello che non è, ha voluto dimostrare a se stesso e ai suoi affetti di voler uscire dal branco e cercare una strada che gli permetta una reintegrazione nella società».
L'ultima parola prima della Camera di consiglio è stata degli imputati. In particolare il 28enne somalo ha voluto scusarsi con la famiglia del 50enne di Chiasso. «Non ho mai detto il suo nome perché non merito di pronunciare il nome di qualcuno a cui ho fatto una cosa del genere. Sarà un rimorso che mi rimarrà per sempre». Costituitasi accusatrice privata, la madre del 50enne ha rinunciato a qualsiasi pretesa di torto morale. «Niente potrà restituirle il figlio – ha detto l'avvocato Samuel Maffi –. Quando la violenza esplode, lascia ferite ovunque. Quella che si chiede non è una condanna per vendicare, ma una decisione che riconosca con lucidità e serietà la gravità di ciò che è accaduto». La vittima dell'aggressione del Blu Martini, per il tramite dell'avvocato Micaela Stefania Negro, ha invece chiesto un indennizzo per torto morale di 50mila franchi.