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Si è tolto il preservativo: è stata violenza carnale

In aula penale arriva lo stealthing: pena sospesa e cinque anni di espulsione per i fatti avvenuti in un locale notturno del Mendrisiotto

Senza il consenso della donna
(archivio Ti-Press)
29 aprile 2025
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Lo stealthing, ovvero l’atto di togliere o non usare il preservativo durante un atto sessuale di per sé consensuale, all'insaputa del partner o senza averne ottenuto il consenso, è arrivato in un’aula penale ticinese. Un 36enne italiano è comparso davanti alla Corte delle Assise correzionali per rispondere di violenza carnale. «Vista la particolarità del tutto eccezionale del caso», ha tenuto a precisare il giudice Amos Pagnamenta, la Corte ha approvato l’accordo tra le parti – la procuratrice pubblica Chiara Buzzi e l’avvocato Daniele Molteni – e con procedura di rito abbreviato ha condannato l’uomo a due anni di detenzione, sospesi per un periodo di prova di due anni e lo ha espulso per cinque anni dalla Svizzera.

Punibile da luglio 2024

Il reato è diventato punibile dallo scorso luglio con il nuovo diritto penale in materia sessuale. I fatti esaminati in aula penale sono avvenuti nel gennaio di quest’anno in un locale notturno del Mendrisiotto. L’imputato ha concordato (e consumato) un primo rapporto sessuale protetto a pagamento. In seguito i due si sono accordati per un secondo rapporto protetto ma, come si legge nell’atto d’accusa, “improvvisamente, all'insaputa della donna e contro la sua chiara volontà, ha tolto il preservativo” continuando l'atto “nonostante la sua richiesta di fermarsi”. Resasi conto dell’accaduto, la donna “ha iniziato a dirgli di fermarsi, tentando nel contempo di divincolarsi e interrompere il rapporto”. Dopo aver passato 14 giorni in carcere, all’imputato sono state imposte delle misure sostitutive (che termineranno tra qualche giorno), ovvero il divieto di avvicinarsi a meno di 300 metri dal locale e di contattare in qualsiasi modo la donna e l'obbligo di essere a disposizione delle autorità inquirenti. «Inconsciamente so che è un’azione che non andava fatta – sono state le parole del 36enne –. So anche di avere sbagliato: non è stato un gesto forzato o fatto con cattiveria». Visto anche l’accordo raggiunto tra le parti il caso è stato come detto ritenuto particolare dalla Corte. «Un reato di violenza carnale non porta a questo genere di pena», ha concluso il giudice. L'imputato dovrà pagare anche una multa di 500 franchi e versare alla donna, che si è costituita accusatrice privata, 600 franchi per indennità di perdita di guadagno e torto morale.