Lo scorso anno il Centro di Soccorso momò è stato chiamato a intervenire in oltre ottocento occasioni
Un corpo rafforzato e una visione chiara per il futuro. A sei anni dalla nascita del Centro di Soccorso cantonale Pompieri del Mendrisiotto (Cscpm), il comandante Corrado Tettamanti ha spiegato che, «dopo questo periodo di consolidamento, il 2024 ha segnato la fine della fase di rodaggio: ora tutto funziona in modo egregio nell’intero Distretto». Anche l’anno scorso l’impegno dei militi momò è stato significativo ma, grazie al supporto di numerosi volontari, il Corpo è riuscito a gestire con successo situazioni di emergenza per un totale di 9’118,5 ore di servizio, svolte da 157 militi, tra i quali 11 donne (contro i 149 militi e 5 donne del 2023).
All’inizio del 2024, per far fronte alle crescenti difficoltà nel garantire la presenza dei volontari durante l’orario lavorativo, il Corpo ha assunto due nuovi militi professionisti, passando così da sei a otto unità. Come ha spiegato il presidente della delegazione consortile, Samuel Maffi, «il cambiamento socioeconomico ha reso sempre più difficile ottenere permessi di lavoro per rispondere alle chiamate d’emergenza. Con queste nuove assunzioni, il Cscpm riesce a coprire meglio la fascia oraria più problematica, ossia quella che va dalle 5.30 alle 18.30». Dai dati presentati emerge che anche nel 2024 oltre la metà delle operazioni si è svolta durante il giorno. Al contrario, sono diminuite le ore di intervento notturno, mentre sono aumentate quelle nei fine settimana. Questa tendenza, come è stato sottolineato, spingerà il Consorzio a valutare nei prossimi anni un possibile aumento del personale professionale.
Nel corso dello scorso anno, i militi sono stati chiamati a intervenire in 673 casi legati ai compiti di legge ai quali il Consorzio deve adempiere e in 130 episodi su richiesta di terzi. Le principali tipologie di intervento hanno riguardato situazioni connesse al fuoco (260 episodi), tra cui oltre un centinaio di allarmi automatici e decine di incendi in strutture. Numerosi sono stati anche gli allagamenti (148), i salvataggi (48) – come aperture di porte (13) e ascensori bloccati (11) – e gli incidenti stradali (8), alcuni dei quali hanno richiesto l’estricazione di feriti (4 episodi). Diversi episodi sono stati legati all’inquinamento (110), nella maggior parte dei casi causato dal rilascio di idrocarburi nel terreno, mentre altri hanno riguardato eventi naturali, come la caduta di alberi, o sopralluoghi classificati nella categoria interventi “diversi”. Si sono inoltre registrate operazioni per disinfestazioni da imenotteri (110), servizi di prevenzione (6) e operazioni di supporto alla polizia ausiliaria (14). Rispetto al 2023, si è osservato un calo complessivo degli interventi, dovuto in particolare alla significativa riduzione degli allarmi antincendio al centro federale d’asilo di Balerna, che l’anno precedente avevano superato il centinaio. Degno di nota è anche il forte calo delle disinfestazioni da api, vespe e calabroni, una diminuzione che, come ha spiegato il comandante Tettamanti, «è legata alle condizioni climatiche avverse dell’estate scorsa». Gli altri servizi offerti dal Consorzio sono invece rimasti stabili.
Tra gli interventi più rilevanti dell’anno, il comandante ha ricordato due incendi verificatisi a Stabio: il primo, a fine gennaio, causato da un rogo partito dalla cucina di un appartamento; il secondo, a metà agosto, sviluppatosi in una fabbrica di batterie, dove un operaio ha riportato gravi ustioni. In ambito di salvataggi e incidenti, Tettamanti ha menzionato l’intervento dell’Unità di Intervento Tecnica (Uit) nelle gole della Breggia, avvenuto nella seconda metà di luglio, e un incidente mortale sulla strada cantonale a Capolago nel periodo della fiera di San Martino. L’estate ticinese è stata inoltre segnata dal maltempo, che ha impegnato intensamente il Corpo: il 7 luglio una perturbazione di forte intensità ha colpito il Mendrisiotto, costringendo all’impiego di circa 80 uomini tra pompieri, Protezione civile e militi della sezione di montagna, dalle prime ore del mattino fino al giorno successivo. In quell’occasione, la Valle di Muggio è rimasta isolata per circa 18 ore. Il maltempo è proseguito il 12 luglio, con forti venti e temporali che hanno provocato la caduta di numerosi alberi.
Un’attenzione particolare è stata riservata anche alla formazione, considerata un elemento imprescindibile per garantire efficacia e prontezza. Nel 2024 il Corpo ha organizzato 65 corsi, coinvolgendo 859 partecipanti tra militi, aziende e cittadini. In totale, sono state dedicate 20’306 ore alla formazione interna, distribuite tra i pompieri urbani (14’831 ore), la sezione di montagna (2’354), l’Uit (1’202) e le attività in ambito Nbc (1’918). Tra queste ultime, si segnala un’esercitazione congiunta con la Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo, la Centrale nazionale d’allarme e i laboratori di Spiez. «La formazione è ciò che ci permette di reagire in modo automatico ed efficace di fronte a qualsiasi emergenza», ha concluso il comandante, sottolineando l’importanza delle esercitazioni congiunte e della profonda conoscenza del territorio.