I promotori della consultazione contestano la nullità dichiarata dal Municipio a difesa del voto popolare. ‘Un cavillo di cui ci scusiamo’
A Castel San Pietro i referendisti non intendono arrendersi. Nemmeno davanti alla decisione del Municipio locale di dichiarare nulla la loro chiamata alle urne della popolazione sui lavori messi in programma alla Masseria Cuntitt, focus il ritrovo stellato, sul tavolo un investimento da circa mezzo milione di franchi. I promotori della consultazione popolare – un gruppo di cittadini senza etichetta partitica – hanno, infatti, impugnato la risoluzione e martedì hanno depositato un ricorso davanti al Consiglio di Stato. Lo hanno fatto, motivano in una nota, per "difendere non solo le ragioni democratiche del voto popolare, ma anche i diritti dei più di 300 cittadini del Comune che hanno sottoscritto la richiesta referendaria".
Tutto, fanno capire i referendisti, ruota attorno a quello che chiamano un "cavillo". L'Esecutivo, spiegano, aveva "dichiarato nullo il referendum a causa di una svista formale nelle avvertenze legali sul modulo per la raccolta delle firme". Ebbene, i promotori, annotano, "si scusano per la svista con coloro che li hanno sostenuti, ma ritengono che non sia giusto per un cavillo ignorare i diritti politici e la volontà dei cittadini di esprimersi democraticamente sul credito in questione". In effetti, ribadiscono, "l’esercizio dei diritti politici è un fondamento del nostro sistema democratico e le oltre 300 firme depositate nei termini stabiliti, la cui validità è stata verificata dallo stesso Municipio, meritano la debita considerazione".
La partita, insomma, non è ancora chiusa. L'intervento, del resto, aveva da subito fatto discutere, prima in sede commissionale poi sui banchi del Consiglio comunale, staccando comunque la maggioranza dei voti consiliari.