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Vestiti firmati e spaccio mentre era in assistenza: condannato 25enne

Per due anni il giovane ha chiesto illecitamente del denaro allo Stato, trafficando 800 grammi di cocaina. A questo si aggiungono anche delle truffe

Vendeva dosi da 0,4 a 0,8 grammi
(Ti-Press)
28 agosto 2025
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In assistenza per due anni, ma in giro con abiti firmati da sfoggiare. Davanti alla Corte delle Assise criminali si è presentato un 25enne che, dopo aver esaurito il diritto all’indennità di disoccupazione, ha richiesto prestazioni assistenziali dichiarando di non avere entrate. In realtà, in due anni (da settembre 2022 a settembre 2024) ha percepito 45mila franchi grazie allo spaccio di 800 grammi di cocaina, venduta in dosi da 0,4 a 0,8 grammi. La Corte – presieduta da Amos Pagnamenta – lo ha riconosciuto colpevole di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e di ottenimento illecito di prestazioni dell’assicurazione sociale.

A questi reati si aggiungono anche truffa ripetuta per la vendita ingannevole di oggetti online, infrazione ripetuta alla Legge federale sulle armi e munizioni – per il possesso di armi bianche – e riciclaggio di denaro reiterato. Per questi reati, il giovane svizzero è stato condannato a tre anni di reclusione, di cui due sospesi con la condizionale per un periodo di cinque anni. In aula, il ragazzo ha dichiarato di aver iniziato a spacciare anche a causa di cattive frequentazioni.

Per la procuratrice pubblica Valentina Lipari, «i motivi che lo hanno spinto a spacciare sono futili: non era consumatore e lo ha fatto unicamente per lucro». Riguardo al danno di 40mila franchi arrecato allo Stato tramite le richieste illecite di assistenza, ha sottolineato: «L’assistenza è destinata a chi ne ha veramente bisogno. Lui, invece, mantenendo contatti continui con i funzionari, li ha convinti di vivere in condizioni di disagio, mentre in realtà voleva solo fare shopping». La procuratrice ha definito la colpa grave, evidenziando che «ha mentito per mesi per costruirsi un mondo in cui l’apparenza era tutto, ignorando chi ha davvero bisogno del sostegno statale». Ha pertanto chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi, tenendo conto anche del fatto che, «dopo la scarcerazione preventiva, il giovane ha trovato un impiego a tempo indeterminato».

Proprio su questo cambiamento si è basata l’arringa dell’avvocata Chiara Villa: «Dal giorno della sua scarcerazione ha abbandonato i panni da finto gangster, che per anni ha mal indossato». Riguardo alle sue entrate, ha affermato che «evidentemente non poteva dichiarare alle autorità i guadagni provenienti da un’attività illecita, ma è pienamente consapevole di aver agito con leggerezza nel richiedere denaro allo Stato». Per favorire il processo di reintegrazione del giovane nella società, la difesa ha chiesto una pena interamente sospesa oppure una condanna a sei mesi.

Richiesta in parte accolta dalla Corte. La sua colpa è stata ritenuta comunque «grave. Era tenuto a comunicare il cambiamento delle sue disponibilità economiche anche se avvenuto in maniera illecita, inoltre il quantitativo di droga venduta è stato importante. Crediamo però che possa continuare a reintegrarsi nel tessuto sociale».