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A Mendrisio un progetto svizzero aiuta a combattere la solitudine

La Città, che fa già leva su un servizio per gli anziani e le Portinerie di quartiere, ha deciso di ampliare lo spettro di azione

Studi e ricerche la considerano uno dei fattori di rischio per la salute
(Ti-Press)
15 settembre 2025
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Di solitudine ci si può ammalare, a qualsiasi età. Negli ultimi anni una serie di studi è andata a fondo del tema e ha evidenziato come questo stato dell’anima possa rappresentare un fattore di rischio per la salute, al pari del fumo o dell’obesità. Lo ha toccato con mano anche il Municipio di Mendrisio, sollecitato da una interrogazione dell’AlternativA (Monika Fischer Kiskanc, Sarah Haeuptli Nguyen Trinh ed Elia Agostinetti) a ‘misurare’ il peso che questo fenomeno ha nella realtà locale. Anche la Città non solo in tempi recenti è andata alla ricerca di possibili rimedi, pensando alle fasce più fragili della popolazione, come gli anziani. E dalle parole dell’Esecutivo il Comune non intende fermarsi qui. In effetti, si è sottoscritto l’impegno a prendere parte a un progetto nazionale, ‘connect - Insieme meno soli’, che mira a promuovere la salute e il benessere delle persone e a rafforzare la coesione sociale, in sintonia con le Linee strategiche della Città. Sono, invece, ancora in fase di approfondimento iniziative quali i condomini solidali e il custode sociale: l’interesse c’è, va incrociato con le risorse infrastrutturali ed economiche. Infatti si sta riflettendo sugli alloggi sociali e si guarda all’esperienza di Bellinzona.

A sud se ne soffre di più

Non si sfugge, progetti e analisi, resi pubblici pure sulla rivista medica ‘The Lancet’, hanno mostrato gli effetti del sentirsi solo. La mancanza di relazioni sociali, si fa capire, risulta essere dannosa quanto “15 sigarette al giorno” e può accrescere il rischio di “malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete, malattie infettive, compromissione delle funzioni cognitive, depressione e ansia”. Una ricerca svizzera del 2022 ha poi evidenziato, si è documentato il Municipio, come “un terzo delle persone anziane (65 anni e oltre) che vivono a domicilio si sente a tratti solo”. L’anno successivo un rapporto Obsan (l’Osservatorio svizzero della salute) ha stimato una frequenza del ‘problema’ tra il 5 e il 9 per cento in chi l’avverte abbastanza o molto spesso. Non solo, a soffrirne di più sono i cantoni latini. Quanto all’incidenza emerge “una progressione a ‘U’ con un’alta prevalenza nei giovani e nei giovani adulti e una frequenza crescente nella terza età”. Ed esiste però anche un sommerso che non viene raggiunto dagli studi scientifici. Volendo indagare le cause, in Svizzera per le persone in età avanzata si sono intercettati fattori sociali e sanitari. Infatti, “i fattori socialmente più significativi – rende attenti la stessa autorità cittadina – sono soprattutto il vivere da soli, la mancanza di persone di fiducia e la regione linguistica (valori più alti nella Svizzera latina). Anche il retroterra migratorio, soprattutto per le persone originarie dell’Europa orientale, sudorientale e sudoccidentale, aumenta il rischio di sentirsi soli”. Mentre aspetti come quello finanziario e culturale hanno una incidenza indiretta.

Le risposte del Comune

Come ha reagito, però, Mendrisio davanti alla solitudine dei suoi cittadini e delle sue cittadine? Innanziutto, attivando ormai 35 anni or sono il Servizio anziani soli (Sas) e insistendo su “azioni coordinate e interdisciplinari”. Sono nate così, più di recente, le Portinerie di quartiere – oggi sei e presenti nel centro come nelle periferie quali luoghi di aggregazione e scambio intergenerazionale –, tessendo una rete con i servizi sul territorio: da Pro Senectute ad Atte, passando per l’Associazione cure domiciliari. A ciò si deve aggiungere, poi, LaFilanda, che si è rivelata un vero spazio fertile per un ‘melting pot’ anagrafico e culturale. In effetti, fa notare l’Esecutivo, oggi questi punti di incontro “costituiscono importanti risposte alle esigenze di incontro di persone che autonomamente escono di casa e si attivano per incontrarsi e intrecciare relazioni”. In ogni caso all’interno del dicastero Socialità, si richiama, ci si è anche interrogati su “come intercettare le persone (non per forza solo ‘sole’ in termini familiari) che faticano a instaurare relazioni, che hanno reti formali e informali molto carenti e che trascorrono molto tempo nelle mura domestiche senza frequentare i luoghi di socializzazione e partecipare alle iniziative già in essere”. Nel 2025, attraverso il Sas – di cui beneficiano già 122 persone – la Città ha contattato 826 anziani, 599 al di sopra dei 76 anni. E questo risulta essere in linea con gli ultimi tre anni. Il Servizio, del resto, è sempre “molto apprezzato dalla popolazione e oggetto di attenzione da parte di altre realtà svizzere”. Certo nei decenni il quadro sociale è mutato, quindi ci si sta interpellando “su come migliorare l’efficacia del Servizio in ottica preventiva e di contrasto alla solitudine”. Ecco che si confida di trarre ispirazione dal progetto ‘connect’.

Dentro un programma nazionale

Consapevole delle ricadute sulla salute pubblica che la solitudine può avere, la Città ha quindi deciso di aderire, come detto, al progetto nazionale ‘connect - Insieme meno soli’, proprio, si motiva, “per approfondire il tema e definire una strategia a livello comunale”. Seguito sul piano cantonale dal Centro di competenza anziani della Supsi, questo programma, che fa capo a professionisti e volontari, conta già sulla partecipazione di tre Cantoni come San Gallo, Zurigo e Zugo e delle Città di Bienne, Cham e Rapperswil-Jona, mentre Berna, Oberes Fricktal, Reiden sono in fase di valutazione. L’obiettivo è quello di aprire un dialogo, al momento, in particolare con le persone anziane sole, sensibilizzando al contempo l’intera popolazione e focalizzandosi su chi è vulnerabile e socialmente svantaggiato.

Una sfida, anche per i giovani

In altre parole, “per la Città – ribadisce il Municipio – si tratta di un’opportunità molto interessante per sviluppare nuovi processi e strumenti, confrontarsi con altre esperienze virtuose ma soprattutto per migliorare l’offerta delle misure del contrasto alla solitudine”. Il che non esclude la realtà giovanile, alla quale ‘connect’ intende rivolgersi in una fase successiva. Oggi, conferma l’Esecutivo rispondendo all’AlternativA, Mendrisio non è in possesso di dati sul disagio giovanile o sui ragazzi che volontariamente si isolano dal resto della società (il cosiddetto fenomeno degli hikikomori), ma “da tempo segue il tema attraverso i servizi preposti” e ha messo in campo gli strumenti a disposizione. Insomma, la solitudine nella popolazione, si riconosce, è una delle sfide che Mendrisio è chiamata ad affrontare.

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