La chiedono al governo Isabella, Agustoni e Roncelli con un’interrogazione. La modifica entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025
Modifica della Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento, a che punto siamo? A chiederlo al Consiglio di Stato sono, attraverso un’interrogazione, i deputati del Centro Claudio Isabella (primo firmatario) e Maurizio Agustoni e il granconsigliere di Avanti con Ticino&Lavoro Evaristo Roncelli.
“Con lo scopo di rafforzare il controllo sulle imprese e migliorare la protezione dei creditori, tutelando l’economia e la collettività, a partire dal 1° gennaio 2025, la Legge federale sull’esecuzione e sul fallimento (Lef) – spiegano i parlamentari – in Svizzera subirà significative modifiche con impatti rilevanti anche nel nostro Canton Ticino”. L’avallo del parlamento federale della proposta del Consiglio federale di abrogare l’articolo 43 della Lef risale al marzo 2022. “Questa importante modifica – prosegue il testo dell’interrogazione –, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2025, implicherà che per i crediti di diritto pubblico e per quelli dovuti a casse pubbliche (Casse di compensazione per gli assegni familiari, Casse di compensazione Avs/Ai/Ipg, Casse di assicurazione contro la disoccupazione) la procedura non potrà più seguire la via del pignoramento, bensì, in base all’articolo 39 della Lef, si procederà con l’esecuzione in via di fallimento. Di conseguenza, la società verrebbe messa in liquidazione e in seguito, al termine della procura e dopo il decorso dei termini di legge, cancellata dal registro di commercio”. In questa direzione, i debiti verso creditori pubblici “non saranno più riscossi tramite pignoramento per le società e persone fisiche iscritte nel registro di commercio, ma direttamente attraverso una procedura fallimentare abbreviata. Questo punta a contrastare i fallimenti abusivi e a ridurre i danni economici causati da aziende insolventi”. Insomma, “con la procedura accelerata – viene rilevato – le imprese insolventi subiranno conseguenze più rapide. Infatti, dopo circa tre mesi dalla notifica di pagamento, nel caso in cui non venisse saldato il debito, potrà essere richiesto il fallimento dell’azienda”.
Isabella, Agustoni e Roncelli mettono dunque in guardia: “A livello di applicazione è evidente che le modifiche comporteranno un ingente aumento di lavoro sia per le preture che per l’Ufficio dei fallimenti. Per quest’ultimo, l’aumento è stimato in circa il 30% dell’impegno attuale. A causa delle misure di risparmio e in particolare del blocco del personale, non sembrano previste nuove assunzioni o rinforzi con conseguenze importanti. In particolare, ci sarebbe un forte rischio di paralisi dei settori coinvolti e con i quali si deve collaborare”. Stando ai deputati, “le conseguenze di un’eventuale paralisi andrebbero a ricadere su diversi uffici, ma in particolare sul ‘popolo’ dei creditori (quindi artigiani, istituti, fornitori), i cui diritti non potranno essere adeguatamente e tempestivamente tutelati, favorendo così i ‘pufat’ (persone non sempre, ma spesso poco oneste) a scapito del contribuente onesto e corretto, con il conseguente rischio che anche quest’ultimo si trovi poi nell’impossibilità di poter far fronte ai propri impegni e finisca anch’esso con problematiche finanziarie”.
Da qui le domande all’Esecutivo cantonale: “Come intende il Consiglio di Stato far fronte all’aumento del carico di lavoro dovuto alle modifiche della Lef che entreranno in vigore il 1° gennaio 2025? Sono previste delle nuove assunzioni o dei trasferimenti interni? Il personale attivo nei diversi uffici toccati dalle modifiche di legge è stato adeguatamente formato?”. Non solo. “A livello prettamente finanziario, le modifiche della legge porteranno degli oneri finanziari aggiuntivi alle casse dello Stato? In entrambi i casi, di quanto?”. Non da ultimo: “Il Consiglio di Stato ha già adottato delle direttive per l’applicazione della nuova legge da parte degli uffici di esecuzione nei casi in cui i debiti sono nei confronti dell’ente pubblico?”.