‘Bodycam per la polizia, quali risultati ha dato il test?’

Che fine ha fatto il progetto bodycam in seno alla Polizia cantonale? Parte da questa domanda l'interrogazione depositata dal deputato del Centro Giovanni Capoferri, ex capitano della Cantonale, già ufficiale responsabile del Reparto mobile del Sottoceneri, in seguito del Reparto Luganese della Gendarmeria, in pensione dalla fine del 2022 dopo quarantatré anni in divisa. Sottoscritto anche dai colleghi di Gran Consiglio e di partito Claudio Isabella e Sara Demir, l’atto parlamentare concerne le videocamere montate sull’agente e sull’auto di polizia. Le bodycam appunto.

“Negli ultimi anni – scrive Capoferri – si sono verificati diversi episodi di violenza contro le forze dell’ordine, spesso in contesti di controllo del territorio, operazioni di arresto o interventi per sedare risse e disordini”. Aggiunge il granconsigliere del Centro: “È risaputo che la presenza di una bodycam calma generalmente gli animi di tutti i presenti (effetto de-escalation), eccezion fatta per quelle persone in grave stato psicofisico, le quali non sono nemmeno in grado di comprendere quanto stia loro accadendo: anche in questi casi però “la bodycam è utile per documentare la situazione”. Nel 2021, ricorda Capoferri, in Polizia cantonale “è iniziato un progetto di bodycam: al test hanno partecipato la Gendarmeria di Noranco e la Polizia comunale di Lugano”.

Ebbene, Capoferri e cofirmatari chiedono al Consiglio di Stato se gli scopi prefissati del test siano stati raggiunti e se intenda “implementare la bodycam per tutti gli agenti impiegati al fronte”. Se sì, il Consiglio di Stato “come intende procedere e con quali tempistiche?”. E ancora: “Ci sono le basi legali per l’impiego di questo strumento? Ci sono altri motivi che rallentano l’implementazione generale?”.