Ticino

Parità salariale non rispettata da oltre la metà delle ditte

Il dato a livello nazionale è confermato dal Consiglio federale, che anticiperà di due anni, quindi nel 2027, il suo rapporto sulla questione

La strada è ancora lunga
(Ti-Press)
7 marzo 2025
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Oltre la metà delle aziende non rispetta l'obbligo di eseguire un'analisi della parità salariale uomo-donna. Lo indica oggi il Consiglio federale sottolineando come l'assenza di sanzioni per chi viola la legge spiega in parte questa situazione. Il principio costituzionale del salario uguale per un lavoro di uguale valore rappresenta una componente centrale della parità dei sessi, rimarca il governo in una nota. Per attuare meglio tale principio, dal 1° luglio 2020 le aziende con almeno 100 impiegati devono per legge eseguire un'analisi della parità salariale all'interno dell'azienda. Queste ditte hanno tre obblighi: fare un'analisi per stabilire se all'interno dell'azienda sussistono disparità salariali sistematiche inspiegabili tra donna e uomo, far verificare l'analisi da un organo indipendente e informare i lavoratori sul risultato dell'analisi.

Come accennato, dai risultati di uno studio esterno commissionato dall'Ufficio federale di giustizia emerge che più della metà delle aziende non adempie alle proprie responsabilità. Lo studio cita come possibili ragioni la mancanza di consapevolezza del problema, la scarsa conoscenza degli obblighi legali o l'assenza di sanzioni in caso di mancata attuazione.

Alla luce di ciò, il Consiglio federale ha deciso di anticipare di due anni il suo rapporto sulla valutazione d'impatto, ora atteso già alla fine del 2027. Questo mostrerà se saranno necessarie misure aggiuntive per assicurare la parità salariale prevista dalla Costituzione.

In Ticino il Ps interroga il governo sulle sostanze usate per abusi sessuali

Intanto, in occasione dell'8 marzo, il Partito socialista interroga il Consiglio di Stato sulle "molte forme di violenza sulle donne" ancora in atto. Partendo da un numero: “Dall'inizio dell'anno in Svizzera otto donne sono già state uccise in episodi di femminicidio”. Però si va oltre, perché i socialisti citano un reportage pubblicato lo scorso dicembre dal Norddeutscher Rundfunk che "mostra come in centinaia di gruppi Telegram gli utenti si scambiano consigli su come narcotizzare donne della propria cerchia famigliare per poi abusarne sessualmente: compagne, madri, mogli sorelle. Uno di questi gruppi conta ben più di 70mila iscritti”.

Gli stessi redattori del reportage, rimarca il Ps, “sono riusciti ad acquistare, seguendo e indicazioni degli utenti, un presunto ‘siero per capelli’ che, esaminato dai tossicologi, è risultato contenere una composizione di sostanze che gli esperti non avevano mai visto in un solo prodotto: un anestetico per animali, una benzodiazepina, un farmaco usato, fra le altre cose, nel trattamento della nausea”. Ebbene, “così combinate, queste sostanze potrebbero non risultare dagli esami di routine, impedendo così alla vittima di scoprire di essere stata drogata, a meno che le analisi non vadano specificatamente a cercare questi principi attivi”.

Il Partito socialista, con questa interrogazione, chiede quindi al governo se sia a conoscenza di questo reportage e "che cosa faccia la Polizia cantonale, in autonomia o in collaborazione con la Polizia federale, per affrontare il fenomeno della somministrazione di sostanze ai fini di abuso nei confronti delle vittime”, ma anche se "il Ministero pubblico ha già ricevuto denunce per atti di questo tipo”, se “le polizie comunali hanno mai rilevato situazioni di questo tipo” e “quali politiche di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi il Dipartimento sanità e socialità mette o intende mettere in atto”. Infine, la richiesta se “i laboratori di analisi forense sono a conoscenza del mix di sostanze che, camuffato da prodotto di cosmesi, è utilizzato per narcotizzare le vittime”.