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‘Ci si attivi per una riforma del sistema di abilitazione’

Aspiranti docenti senza ore, Roncelli (Avanti) chiede in una mozione al Consiglio di Stato di ripensare la struttura di formazione dei futuri insegnanti

Qualche chiarimento forse già durante la prossima sessione di Gran Consiglio al via lunedì
(Ti-Press)
21 marzo 2025
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Continua a far discutere la vicenda che coinvolge tredici aspiranti docenti di italiano, ai quali – nonostante l’abilitazione in corso presso il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) di Locarno – non verranno assegnate ore. Dopo l’interrogazione del socialista Maurizio Canetta e l’interpellanza dei deputati dell’Mps Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini, l’ultimo atto parlamentare in ordine di tempo, come preannunciato nell’edizione di martedì, arriva da Evaristo Roncelli di Avanti con Ticino & Lavoro.

Il caso dei tredici abilitandi, sostiene Roncelli in una mozione, “ha portato alla luce le criticità del modello ticinese di formazione degli insegnanti”. E spiega: “Questo sistema, rispetto a quelli adottati nella maggior parte degli altri cantoni svizzeri, si distingue per una struttura meno flessibile e meno integrata con il percorso accademico universitario, rendendo più difficile l’accesso alla professione e aumentando il rischio di formazione di personale senza sbocchi concreti nel sistema educativo cantonale”. Ragione per cui, per il deputato, “è necessario che il Ticino adotti un modello più coerente con quello in vigore negli altri cantoni svizzeri, garantendo maggiore flessibilità e integrazione tra formazione disciplinare e pedagogico-didattica”. Il che “permetterebbe di ottimizzare le risorse pubbliche investite nella formazione dei docenti e di garantire migliori prospettive occupazionali ai laureati in discipline insegnabili nelle scuole ticinesi”. Quattro le richieste della mozione al Consiglio di Stato. In primis, di “valutare lo sviluppo di formazioni parallele al percorso di studio (master disciplinare), in modo da integrare l’abilitazione all’insegnamento direttamente nel percorso accademico e ridurre i tempi di accesso alla professione, nonché di superare la rigida separazione tra formazione accademica e abilitazione all’insegnamento”. Secondariamente, “garantire maggiore permeabilità tra scuola media superiore, scuola media e scuole professionali, sia nei futuri percorsi di abilitazione che attraverso passerelle per gli attuali docenti, al fine di ampliare le opportunità professionali e ottimizzare il personale scolastico in base a quanto svolto da altri Cantoni con le formazioni combinate”. Poi, “sviluppare programmi formativi congiunti con la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (Suffp) per migliorare l’ottimizzazione delle risorse e il riconoscimento reciproco delle abilitazioni alla luce dell’evidente mancanza di massa critica che contraddistingue la realtà del Cantone Ticino”. Non da ultimo, “una volta ripensato il sistema di abilitazione, rimuovere i numeri chiusi per l’accesso, garantire procedure più trasparenti di selezione così da attuare un sistema più inclusivo e rispondente alle reali necessità del mercato del lavoro”.

‘Perché questi compartimenti stagni?’

Alla mozione di Roncelli si aggiunge l’interpellanza dalla centrista Maddalena Ermotti-Lepori, presidente della commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’. “Non si potrebbe – suggerisce Ermotti-Lepori – proporre un’abilitazione, anche per il settore medio e medio superiore, che possa essere svolta in parallelo alla attività di insegnamento?”. E osserva: “Nel settore professionale da sempre l’abilitazione viene svolta mentre si ha il posto di lavoro”. Non va dimenticato, aggiunge, “che una formazione come l’abilitazione, che porta (anche) a riflettere criticamente sulla pratica di docente, è molto utile se contemporaneamente ci si trova a insegnare”. Non solo. “Per gli allievi che si preparano a diventare docenti di scuola elementare – nota la centrista – è per esempio possibile (durante il terzo anno di scuola) ottenere un incarico di insegnamento a metà tempo”. In secondo luogo, la deputata punta su un consolidamento tra le due istituzioni che abilitano i docenti, Dfa e Suffp, “come già richiesto dal Gran Consiglio in sede di approvazione della politica universitaria quadriennale”. Per molti aspetti, sostiene, “il lavoro di insegnamento è analogo” come pure gli allievi con cui si ha a che fare. Infine, Ermotti-Lepori chiede se, “dal punto di vista delle condizioni necessarie per insegnare nelle scuole ticinesi, non sia possibile una permeabilità tra le diverse abilitazioni”, e per quale motivo “un abilitato per le scuole medie superiori non possa insegnare nel settore professionale”. Insomma, rincara, “perché questi compartimenti stagni?”.

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