Anche in Ticino c’è preoccupazione per le tariffe doganali di Trump. Albertoni (Cc-Ti): ‘La notizia era attesa, ma non ci aspettavamo di questa portata’
Da Washington a Berna, fino al piccolo Ticino. La «mannaia trasversale dei dazi di Donald Trump», per usare le parole del direttore della Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato ticinese (Cc-Ti) Luca Albertoni, si è abbattuta sul mondo e anche nel nostro Cantone c’è chi è preoccupato. Molto preoccupato. «Oggi ho sentito tante aziende», premette Albertoni, che prosegue: «Anche se non c’è il panico, essendo l’annuncio atteso, non ci aspettavamo che la portata del dazio fosse così ingente. Un’imposizione di questo tipo, peraltro a mio avviso basata su calcoli fantasiosi, è davvero molto pesante».
Una ‘mannaia trasversale’ dicevamo. Sì, perché – con l’eccezione (per ora, come ha avvertito Berna) del settore farmaceutico – tutti i comparti industriali subiranno dei colpi. E lo conferma anche Albertoni: «Automotive, elettronica, macchinari di precisione, orologeria, medtech. Sono tutti ambiti che dovranno valutare come convivere con questa situazione». Decine di aziende che hanno un contatto diretto con gli Stati Uniti, tra sedi di rappresentanza, uffici ed esportazioni dal Ticino per circa 700 milioni di franchi ogni anno. Non solo. In Ticino vengono inoltre prodotte parti importanti indispensabili per il settore delle automobili. Comparto che, come annunciato da Trump, dalla mezzanotte di oggi subirà un dazio del 25% sulle auto importate. «Il settore automobilistico – osserva il direttore della Cc-Ti – è già in crisi di suo. Molte aziende ticinesi lavorano in collaborazione con il mercato tedesco, già molto fragilizzato. Questa ulteriore mazzata pesa. E non poco».
Secondo Albertoni, «il primo problema è stato capire nel concreto cosa stesse succedendo. Che la farmaceutica fosse esclusa, per esempio, non è stato immediatamente comprensibile, sono stati necessari degli approfondimenti». Ma anche. «Ci sono inoltre delle eccezioni e voci tariffali poco chiare. L’insicurezza, specialmente per le aziende, è molta». Insicurezza che è forse tra le cose peggiori quando si parla di economia. «Certo, già questo è un effetto estremamente negativo che ormai perdura da diverso tempo che, aggiunto a dazi così importanti, crea molti problemi», rimarca il direttore della Camera di commercio. Di più. «Diverse imprese, ancor prima dell’annuncio effettivo, hanno segnalato nei giorni scorsi una frenata degli investimenti, proprio a causa di questa incertezza». Va da sé che, per Albertoni, si tratta di «un pessimo segnale che conferma come il rallentamento economico, già in atto da diverso tempo, si stia ulteriormente concretizzando». Insomma, i dazi americani hanno avuto impatti negativi ancor prima del loro annuncio e della loro effettiva entrata in vigore.
A ogni modo, per Albertoni la parola d’ordine è la calma. «Le aziende – spiega – non devono prendere decisioni avventate che potrebbero portare a errori strategici. È al contrario importante riflettere e capire come andare avanti». Nel mentre, non nasconde, «la speranza è che arrivi qualche sospensione o almeno limatura delle tariffe doganali. Molto dipenderà dal lavoro dei diplomatici, ma continuo a sperare che questi dazi siano un mezzo di pressione negoziale. Intanto lavoriamo a stretto contatto con la Swiss-American Chamber of Commerce e con i colleghi delle altre Camere svizzere».
Preoccupazioni per l’impatto dei dazi che sono finite subito anche sul tavolo del Consiglio di Stato. Un’interrogazione dei deputati liberali radicali Alessandro Speziali, Matteo Quadranti, Simona Genini e Cristina Maderni chiede infatti di sapere quale sarà l’impatto sul Ticino e cosa intenda fare il governo. “Dati ufficiali evidenziano che le esportazioni del Canton Ticino verso gli Stati Uniti sono aumentate del 15,3% nell’ultimo periodo monitorato, a testimonianza della crescente importanza di quel mercato per l’economia cantonale. Il provvedimento statunitense – scrivono i quattro deputati – rischia di avere gravi ripercussioni per il tessuto produttivo ticinese, in particolare nei settori altamente internazionalizzati come l’industria metalmeccanica, elettronica, farmaceutica, orologiera e chimica, nonché per le piccole e medie imprese attive nei mercati nordamericani”.