Dal caos Tpc al numero record di incarti evasi dagli organi giudiziari ticinesi: un anno particolare sotto la lente del Consiglio della magistratura
La definisce, affidandosi all’inglese, una “perfect storm”. Sì, perché secondo il presidente del Consiglio della magistratura (Cdm) Damiano Stefani, “una tempesta perfetta è proprio quella con cui si è trovata confrontata la magistratura ticinese nel 2024: i personalismi e la cattiva gestione di tensioni insorte in seno al Tribunale penale cantonale hanno travolto tutto il personale operante in quella Sezione del Tribunale d’appello, che si è trovato coinvolto in una diatriba che dapprima lo ha visto dividersi in due fazioni e, per finire, ne ha decimato (professionalmente parlando) la composizione, tra allontanamenti forzati e partenze volontarie”. Due gli allontanamenti forzati: quelli dei giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti, destituiti in dicembre dallo stesso Cdm, la cui decisione è stata confermata di recente dalla Commissione di ricorso sulla magistratura (le toghe licenziate in tronco sono comunque intenzionate a rivolgersi al Tribunale federale). Le partenze volontarie, o meglio la partenza volontaria? Quella del presidente del Tribunale penale Mauro Ermani, dimessosi in gennaio dalla magistratura.
Al cosiddetto caos Tpc – pardon, alla ‘perfect storm’ – Stefani dedica ampio spazio, e non poteva essere diversamente, nella relazione sull’attività svolta lo scorso anno dall’autorità che vigila sul funzionamento della giustizia ticinese, con poteri disciplinari. E ci risiamo: la stampa. Certa stampa. Quella che ha osato muovere critiche all’operato (anche) del Cdm nella circostanza. E che avrebbe contribuito – unitamente al dibattito pubblico, inevitabile e opportuno, e quindi alle opinioni pure di ex magistrati sul pesante clima (non è stata un’invenzione dei giornali) al Tribunale penale – “a rendere ‘perfetta’ la tempesta”. Scrive Stefani: “Le prese di posizione fondate su una conoscenza incompleta e partigiana dei fatti e, finanche, del diritto, hanno dato avvio a processi mediatici (...). Pur nella piena consapevolezza che ognuno ha il proprio ruolo, quando le regole che vigono in un ambito non sono le stesse di quelle che regolano l’altro, le cose purtroppo e inevitabilmente si complicano. Verosimilmente quanto avvenuto è espressione di un cambiamento dei tempi anche sotto il punto di vista della mediatizzazione e dunque sarà fondamentale imparare a padroneggiare questo aspetto collaterale delle procedure”. Già. Fatto sta, prosegue il giudice d’Appello, che “in tale burrasca il Consiglio della magistratura ha dovuto impiegare tutte le sue forze per tenere a galla e, nei limiti delle sue competenze, ricondurre in porto la nave della giustizia ticinese, senza farsi influenzare dai canti delle varie sirene e senza farsi travolgere dall’una o dall’altra corrente. Il lavoro non è evidentemente concluso, ma oggi la situazione è decisamente migliorata: l’allarme è rientrato e si può lavorare per ricostruire”.
Il 2024 sarà stato anche un anno burrascoso, eppure i vari organi giudiziari cantonali (Ministero pubblico, Tribunale d’appello, Ufficio del giudice dei provvedimenti coercitivi, Magistratura dei minorenni, Preture…) hanno evaso complessivamente “50’337” incarti, ossia “2’201” in più del 2023. E ciò, si sottolinea ancora nel rapporto del Cdm, “a fronte del costante incremento della complessità dei casi sottoposti a giudizio, delle importanti modifiche di legge (quest’anno, 2025, soprattutto nell’ambito della procedura civile), del sempre più esigente approccio di parti e rappresentanti legali”. Insomma, la magistratura cantonale “ha dato prova di efficienza e competenza anche nel 2024”. Occhio però: “Nonostante il nuovo record di incarti evasi”, le giacenze, in generale, “sono nuovamente aumentate a causa dell’incremento” delle pratiche entrate.
Più decisioni giudiziarie, ma alcune questioni restano aperte. A cominciare da quelle riguardanti le risorse umane e la logistica. “Nell’anno trascorso – afferma infatti il Consiglio della magistratura – le carenze di personale della giustizia ticinese sono rimaste invariate, così come i problemi logistici e l’importante afflusso di cause ai vari tribunali”. Il Cdm ribadisce allora l’auspicio: l’auspicio che “le competenti autorità politiche affrontino concretamente e ove possibile risolvano i vari punti critici che da tempo vengono evidenziati sia nei rendiconti di questo Consiglio che in rapporti elaborati da differenti esperti o dalla Commissione giustizia e diritti” del Gran Consiglio.
Capitolo rinforzi. Nel 2024, evidenzia il Cdm nel rapporto, “nessuno dei potenziamenti urgentemente necessari richiesti è stato riconosciuto alla magistratura ticinese. Per poter riuscire a dare un minimo di supporto alle Camere in apnea, il Tribunale d’appello ha dovuto arrangiarsi con quanto aveva a disposizione e chiedere ad altre sue Camere un sacrificio a favore dei colleghi, così da consentire di accorpare percentuali di lavoro rimaste temporaneamente libere e spostare le unità così create laddove ve ne era urgente necessità”. Queste però, tiene a precisare il Cdm, “non rappresentano soluzioni al problema. Per poter uscire dalle difficoltà, le due strutture più in crisi, ossia Corte di appello e revisione penale e Pretura penale, abbisognano dell’innesto di un giudice supplementare ciascuna con il relativo staff di supporto. Almeno a titolo provvisorio per qualche anno oppure anche, al limite, in una forma come quella del Pretore aggiunto ipotizzata dalla Divisione della giustizia (Dipartimento istituzioni, ndr). Anche se quest’ultima dovrebbe essere ben ponderata poiché potrebbe creare differenze salariali che non si giustificano tra chi fa lo stesso identico lavoro”. Avverte il Consiglio della magistratura: “In assenza dei necessari potenziamenti, che la situazione finanziaria cantonale di certo non favorisce, bisogna essere del tutto coscienti che in determinati tribunali la riduzione delle giacenze rimane una chimera e i ritardi nell’evasione delle procedure costituiscono un problema cronico indipendente dalla volontà delle persone, con il quale bisogna fare calcolo”.
Capitolo logistica. “Con l’affossamento da parte dei cittadini ticinesi del progetto d’acquisto dello stabile Efg di Lugano – annota il Cdm, alludendo al risultato del voto dello scorso giugno – la situazione logistica della giustizia ticinese è rimasta inalterata con l’unica eccezione dell’aula per i dibattimenti della Corte di appello e revisione penale, che dopo tante ricerche ha trovato casa nel rinnovato stabile del Palazzetto Fevi di Locarno. Visto l’esito della votazione, si rendono urgentemente necessari interventi al vetusto Palazzo di giustizia (di Lugano, ndr), non solo per fare in modo che almeno temporaneamente – ossia sino al momento in cui verrà ristrutturato completamente o abbattuto e ricostruito, a dipendenza delle scelte di chi ne ha la competenza – esso possa offrire a chi vi opera condizioni di lavoro adeguate, ma soprattutto possa disporre dei cablaggi necessari per implementare la digitalizzazione della giustizia. I costi saranno verosimilmente ingenti e, si teme, fini a sé stessi visto che lo stabile, in una maniera o nell’altra, verrà rifatto a nuovo”.
Tra i diversi temi del rapporto 2024 del Consiglio della magistratura figura anche il sistema di nomina dei magistrati, l’elezione dei quali (procuratori e giudici) compete attualmente al Gran Consiglio. “È sempre opportuno sottolineare, con ridondanza a nostro avviso non inutile, come per essere un (buon) magistrato a tutto tondo sia necessario possedere competenze e doti di varia natura, sia tecniche che umane – premette il Cdm –. In particolare, idealmente, sarebbe necessario accorpare su di sé una buona formazione giuridica, la capacità di analisi critica e di ponderazione, capacità redazionali, di sintesi ed espositive, doti comunicative, capacità di trattare le parti e i colleghi con rispetto ed empatia, capacità di autocontrollo e gestione di situazioni stressanti o conflittuali, integrità, indipendenza, capacità di gestione e di motivazione dei collaboratori, coraggio e non da ultimo, umanità. Trovare persone che dispongano di queste virtù non è cosa facile”. Di più. “A complicare le cose – continua l’autorità di vigilanza sul funzionamento della magistratura – vi sono pure le regole della politica e di ripartizione dei posti disponibili in base all’appartenenza partitica, che non sempre consentono di riuscire a eleggere il candidato che riunisce al meglio in sé tali qualità. In questo senso, senza alcuna pretesa di voler sconfinare in competenze altrui, sarebbe importante, nell’interesse del buon funzionamento della giustizia, fare in modo che anche chi non è iscritto a un partito possa avere pari opportunità rispetto a chi vi è affiliato”. L’appartenenza a una corrente piuttosto che all’altra “dovrebbe essere l’ultimo criterio da applicare, a parità (vera) di competenze”. Del resto, rileva il Cdm, “con una parte sempre maggiore di cittadini che non si identifica più in un movimento ma pensa e affronta le questioni politiche una a una e in maniera autonoma (nel 2023 le schede senza intestazione sono state il 22,18%), un cambiamento in questa direzione costituirebbe un avvicinamento alla realtà della nostra società e un passo verso le nuove generazioni”. Peraltro, continua il Consiglio della magistratura, “questi concetti, riportati in maniera quasi identica dal rapporto dello scorso anno, si sono rivelati di grande attualità dopo quanto accaduto nel 2024. Forse questa è l’occasione giusta, anche per chi è chiamato a eleggere i magistrati per modificare qualcosa nelle modalità di scelta, dando la precedenza al di là delle dichiarazioni di facciata a chi possiede tutte (!) le qualità per assumere la carica e lasciando le valutazioni partitiche da parte. D’altronde quando una persona è seriamente ammalata sceglie il medico in base alle sue competenze e non all’appartenenza di area. La stessa cosa dovrebbe valere per i magistrati che, usando una metafora analoga, sono chiamati a trattare i malanni dei diritti dei cittadini e che quindi, in primo luogo, devono essere in grado di curarli. Farlo non rappresenterebbe una sconfitta per il sistema partitico, bensì una vittoria”.
Anzitutto dunque le competenze… non è la prima volta che lo si legge o lo si sente dire. Vediamo allora cosa succederà con le prossime nomine, fra cui quella del o della subentrante della presidente della Corte di appello e revisione penale (la giudice Giovanna Roggero-Will) che a fine anno andrà in pensione. Da rumors di palazzo, (anche) i motori della politica si stanno scaldando...