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Aiuti agli impianti di risalita verso il rinnovo, ‘per noi è un sostegno vitale’

Il Consiglio di Stato propone di sostenere le stazioni sciistiche ticinesi con altri 5,6 milioni di franchi per quattro anni

Le stazioni coinvolte sono Airolo, Bosco Gurin, Campo Blenio, Carì e Nara
(Ti-Press)
17 aprile 2025
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Aiuti agli impianti di risalita, ci (ri)siamo. La stagione sciistica è stata un successo. Grazie alla neve abbondante le stazioni di risalita sono state prese d’assalto e hanno fatto registrare numeri in crescita rispetto allo scorso anno: +11% per gli impianti ticinesi, un dato in linea con la media nazionale.

A tenere con il fiato sospeso le stazioni di risalita ticinesi è però il rinnovo del credito quadro cantonale, che giunge a scadenza proprio con la fine di questa stagione invernale. Una ‘stampella’ da 5,6 milioni di franchi per quattro anni che ha permesso alle stazioni di risalita interessate – Airolo, Bosco Gurin, Campo Blenio, Carì e Nara – di far fronte ai costi di gestione e di investire nella destagionalizzazione. Ovvero a rendere attrattivi, e quindi anche maggiormente sostenibili da un punto di vista finanziario, gli impianti durante la stagione primaverile ed estiva. Ebbene, nella seduta di mercoledì il Consiglio di Stato ha licenziato il messaggio che chiede al Gran Consiglio di approvare il rinnovo del credito di sostegno. Confermato l’importo: 5,6 milioni per quattro anni. La proposta è anche di mantenere la stessa chiave di riparto tra i beneficiari, definita sulla base di diversi criteri. Tra questi: il numero e la tipologia degli impianti, la loro vetustà, i chilometri di pista disponibili e le frequenze (i primi passaggi). Il credito è così diviso: Airolo: 2,7 milioni franchi; Bosco Gurin: 952mila; Campo Blenio: 360mila; Carì: 752mila; Nara: 844mila.

Il cambiamento climatico fa la sua parte

Il Consiglio di Stato parte da una considerazione: il cambiamento climatico ha reso imprevedibile la presenza di neve durante l’inverno. I dati dell’Associazione delle Funivie svizzere d’altra parte parlano chiaro: dal 1961 a oggi il manto nevoso si è già ridotto del 40% tra i 1’000 e i 1’500 metri d’altitudine, del 33% a 2’000 metri e del 17% a 2’500. “Il Ticino – fa notare il governo – ha altitudini mediamente più basse e l’influenza di un clima mediterraneo. È quindi una delle regioni svizzere maggiormente colpite da questo fenomeno, soprattutto per quelle stazioni sciistiche che non dispongono di piste a quote elevate”. Una conseguenza, che comporta anche dei problemi, è quella di un maggiore utilizzo dell’innevamento artificiale. Attualmente oltre la metà delle piste in Svizzera dipende dai “cannoni”. Si tratta di un dato in crescita, nel 2014 la percentuale si fermava infatti al 36 per cento. “È inevitabile – si legge nel messaggio dell’esecutivo – che un’ulteriore attenzione dovrà essere posta alla questione della disponibilità idrica e dei possibili conflitti legati all’uso dell’acqua tra diversi settori, come l’agricoltura, il consumo domestico e la produzione energetica”.

Ci sono poi nuove abitudini dei turisti e costi sempre maggiori per gli impianti. Insomma: la sostenibilità economica del settore è diventata sempre più complessa, specialmente per le stazioni medie e per quelle piccole che in Ticino sono la maggioranza. Per il governo cantonale la situazione è quindi chiara, “il sostegno pubblico ha assunto un ruolo sempre più centrale. Questo non solo per mitigare le potenziali perdite e garantire la continuità del settore, ma anche per salvaguardare, almeno in parte, il tessuto economico e sociale delle aree di montagna”. Come dimostrato da vari studi, infatti, gli impianti di risalita rivestono un ruolo importante nel turismo invernale e nell’economia di queste regioni, generando effetti sia diretti che indiretti a livello di indotto.

Airolo destagionalizza con la mountain-bike

«Si tratta di un aiuto che possiamo definire vitale», mette in chiaro il direttore di Valbianca Sa Nicola Mona. Aiuti cantonali che sono destinati, soprattutto negli ultimi due anni con una modifica della chiave di riparto, alla destagionalizzazione. «Più che a cambiamenti dell’infrastruttura si tratta di aggiornamenti dell’offerta – spiega Mona –. Tracciati per le mountain bike e sentieri escursionistici ne sono due esempi. È un processo in corso». Ma non il solo. «Bisogna cambiare un po’ l’immagine che abbiamo. Quando si pensa ad Airolo la mente va subito alla stagione invernale. Dobbiamo diventare noti anche per l’estate. Van quindi potenziata l’offerta e l’attrattività». Uno dei focus principali sul quale si sta lavorando è quello della mountain-bike. «In particolare per quella enduro, ovvero praticata per la maggior parte su dei trail in discesa. Negli ultimi tre anni abbiamo ospitato, e lo faremo ancora per almeno i prossimi tre, la Swiss Enduro Series, che è uno degli eventi principali in questa disciplina. Insomma, il lavoro è stato fatto ma vogliamo andare avanti».

‘Grazie a Campo Blenio si genera un indotto per tutta la regione’

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Denis Vanbianchi, direttore degli impianti a Campo Blenio: «C’è poco da girarci intorno, per noi questo credito è fondamentale. Siamo un piccolo comprensorio, senza grandi costi, ma quello che ci arriva è davvero un contributo vitale». Anche perché, aggiunge Vanbianchi: «I costi negli ultimi anni sono aumentati ma non abbiamo voluto ritoccare i prezzi». Ecco quindi che il credito cantonale diventa ancora più necessario. «È vero – riconosce Vanbianchi – aiutare gli impianti sciistici vuol dire avere dei costi. Ma bisogna anche pensare all’indotto per tutta la regione». Sono una quarantina i collaboratori impiegati ogni inverno a Campo Blenio, ai quali si aggiunge una cinquantina di maestri di sci. «È un giro economico che tocca anche i ristoranti, i negozi di sport e di alimentari del paese. Un indotto non indifferente per regioni periferiche come la nostra. E questo non va dimenticato». A proposito di rendersi attrattivi tutto l’anno, anche a Campo Blenio non si vuole restare indietro. «Le idee ci sono, ora la progettazione entrerà nel dettaglio».

Una statistica che fa ben sperare gli operatori ticinesi è quella legata alla crescita di interesse verso i piccoli impianti di risalita. A livello nazionale infatti l’analisi dei dati mostra che gli operatori più piccoli (fino a 2 milioni di franchi di ricavi dal trasporto passeggeri) hanno avuto in media oltre il 20% di ospiti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quelli medi (2-10 milioni) il 18%, mentre le aziende più grandi (oltre 10 milioni) hanno visto la crescita fermarsi all’8 per cento.