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Natalità, il ‘poker’ di iniziative del Centro? Eppur si muove

L'obiettivo è andare in aula a giugno. Isabella: ‘È investire sul futuro’. Quadranti (Plr): ‘È un problema culturale, non di quanti soldi mette lo Stato’

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(Ti-Press)
10 aprile 2025
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Eppur si muove. Il ‘poker’ di iniziative del Centro per combattere la denatalità in Ticino, presentato alla fine di gennaio 2024, è ancora sui banchi della commissione ‘Sanità e sicurezza sociale’ ma i rapporti sono in fase di preparazione, e l'auspicio di tutti – favorevoli e contrari – è di arrivare alla conta in aula nella sessione di Gran Consiglio di giugno. Nel concreto, le proposte con primo firmatario il deputato del Centro Claudio Isabella, prevedono: aumentare il sostegno economico alle famiglie con figli, attribuire il tema dello sviluppo demografico e la sua responsabilità a un singolo Dipartimento, implementare le iniziative per conciliare lavoro e famiglia, ridurre la tassa del registro fondiario e quella sull'emissione delle cartelle ipotecarie per i giovani che vogliono acquistare casa.

‘Investire nella natalità, soldi ben riposti’

«Dobbiamo portare a compimento queste iniziative proprio perché parlano di futuro, e ogni investimento che viene fatto per il futuro e per la natalità è un investimento ben riposto», afferma il primo firmatario delle proposte Claudio Isabella (Centro). Che parte da un dato, dai numeri duri e crudi: «Se la situazione della natalità in Ticino non cambia, continuando a decrescere annualmente, si sarà sempre più lontani dal tasso di ricambio generazionale che è fissato in media a 2,1 figli per ogni donna fertile e finiremo travolti da quello che viene definito come inverno demografico. Le nascite sono diminuite di 600 unità negli ultimi 10 anni, circa il 25% in meno». L'unico modo, per Isabella, «è cambiare la tendenza investendo, abbiamo visto molte grandi nazioni del nord, dell'est, del sud, governate dalla destra, dalla sinistra o dal centro che hanno deciso di investire nella natalità. Noi? Noi facciamo troppo poco». E le nazioni che hanno investito, afferma Isabella, «hanno invertito la rotta, e anche se non hanno raggiunto il famoso tasso di ricambio del 2,1 di cui dicevo prima, ma comunque il tasso di natalità è aumentato in modo importante, si è osservato un incremento di nuovi nati e questi sono numeri evidenti, oggettivi».

‘Possiamo investire in strade e scuole, ma senza giovani per chi lo facciamo?’

E in Ticino? «In Ticino, nonostante qualcosa si stia sicuramente facendo, è evidente che non è assolutamente sufficiente. Possiamo investire soldi finché vogliamo in strade, infrastrutture e scuole ma se un giorno non ci saranno giovani per chi lo stiamo facendo?», risponde Isabella. Che rincara: «Si parla in continuazione di finanze in rosso e di contabilità, ma dobbiamo comprendere che se avremo sempre meno residenti avremo meno imposte pagate, meno manodopera, problemi per il mondo del lavoro e dell'economia, enorme difficoltà a pagare le prestazioni sociali e non parliamo delle difficoltà del pagare le pensioni ai tantissimi anziani che ci sono già oggi e che saranno ancora di più un domani. È chiaro che è una politica rivolta al futuro, bisogna guardare oltre il nostro naso. È anche per questo – sostiene il deputato del Centro – che le politiche demografiche devono essere al primo posto nell'azione di un governo o di un parlamento del nostro Cantone».

No, Isabella non si rassegna affatto: «Quando diciamo che non dobbiamo lasciare debiti alle future generazioni, dobbiamo renderci conto che il debito più grave è il non fare figli. Soprattutto per natura economica: non è più sopportabile sentire di coppie che non fanno un secondo o un terzo figlio, pur volendolo, perché dicono che non possono permetterselo, è proprio su questi casi che vogliamo agire. Oggi lasciare due figli all’asilo nido, per chi lo trova, costa 2'000 franchi al mese, mica tutti se lo possono permettere».

Insomma, per Isabella è importante che passi il messaggio «che investire nella natalità è investire in un bene comune: se non facciamo questo investimento, tutti gli altri vengono meno».

E a chi accusa il Centro di non aver detto dove andare a prendere i soldi, il granconsigliere replica secco: «Facciamo gli onesti, nessuno lo fa quando vengono fatte le proposte, nemmeno gli stessi liberali che appena c’è da spendere un franco per proposte loro dicono che non ce n’è. Ad esempio, il Dipartimento del territorio ha creato un nuovo Ufficio per la biodiversità, che costa ben 13 milioni. Lì i soldi non mancano. È importante definire le priorità, poi i soldi si trovano».

Anche perché «alcune nostre iniziative non costano nulla, come quella di definire un dipartimento, ad esempio il Dfe, che abbia la responsabilità di portare avanti il dossier demografia». Anche se la visione d'insieme è necessaria, ma finora... «Finora possiamo usare come esempio l'assegno, e paragonarlo all'Italia: lì ammonta a 201 euro al mese, da noi sono 215 franchi. Se paragoniamo salari e costo della vita capiamo quanto misero sia questo assegno, e che il nostro Cantone è uno dei pochissimi a dare il minimo consentito dalla legge».

Quadranti (Plr): ‘Non si risolve tutto con soldi e sussidi’

Nell'attesa, a bocciare tutto è il Partito liberale radicale. Il suo capogruppo e commissario nella ‘Sanità e sicurezza sociale’, Matteo Quadranti, spiega che «messe insieme, queste quattro iniziative, sarebbero circa 200 milioni di franchi. Dicono che non vanno cumulate, ma anche considerando la più costosa si arriva a 90 milioni. Così, come fossero bruscolini».

E già qua c’è un divieto di transito di quelli tosti. Poi sì, c’è soprattutto il Plr ad accusare il Centro di «non dire dove si vanno a prendere i soldi per finanziarle, dove si deve andare a risparmiare. Alcune non costano nulla, vero, ma che ad esempio sia il Cantone a doversi far promotore affinché le associazioni industriali creino asili nido... Ci sono le associazioni di categoria, che si parlino, non deve essere lo Stato a fare tutto».

Per Quadranti è sicuro, «quello della denatalità è un problema noto, e in prospettiva futura il calo demografico preoccupa». Ma non si scappa da due fattori. Il primo è che, contrariamente a quanto dice Isabella, per Quadranti «questo è sì un problema di tutto l'Occidente, ma finora nessuna delle politiche contro la denatalità ha invertito la rotta. È un problema culturale, di abitudini, non è una questione di assegni o quanti soldi dà lo Stato. Non si risolve sempre tutto con soldi e sussidi, e non c'è nemmeno una vera dimostrazione di Paesi dove mettendo dentro questi denari pubblici si veda un effetto concreto. Ci portino le prove che queste misure invertono i trend...». Il secondo fattore da cui non si scappa in casa liberale radicale è che «siamo uno dei Cantoni più sociali, lo dice lo stesso Dipartimento sanità e socialità, e anche la questione degli assegni famigliari... Dipende dalle possibilità che si hanno, altri cantoni hanno possibilità sicuramente più grandi rispetto al Ticino».

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