A inizio gennaio un incontro a Roma tra il Santo Padre e una delegazione guidata da Michele Guerra. Gobbi: ‘Ha saputo parlare al cuore di credenti e non’
«In questo Lunedì dell’Angelo, un velo di tristezza accompagna la notizia della scomparsa di papa Francesco, figura che ha profondamente segnato l’ultimo decennio con il suo esempio di umiltà, vicinanza e instancabile impegno per la pace. Il suo richiamo costante a tutte le persone di buona volontà a perseguire la fratellanza, il perdono e il dialogo rappresenta un’eredità morale e spirituale di immenso valore». Il presidente del governo ticinese Norman Gobbi ricorda così papa Bergoglio. «Come rappresentanti delle istituzioni – continua il consigliere di Stato, da noi contattato –, siamo chiamati a far vivere ogni giorno questi valori, cercando soluzioni giuste e dignitose per tutti, con rispetto, ascolto e responsabilità. Senza smania di potere, ma con l’onestà di chi desidera costruire un futuro migliore». Il Canton Ticino «si unisce al cordoglio della Chiesa cattolica e del mondo intero per la perdita di un grande uomo, che ha saputo parlare al cuore di credenti e non credenti con semplicità e verità».
C’è poi anche un tema in un certo senso politico che in questo momento si riaffaccia. Ed è quello del futuro timoniere della Curia di Lugano. Il vescovo è fra gli interlocutori del Consiglio di Stato. «Da oltre due anni e mezzo – riprende Gobbi – la nostra Diocesi è affidata a un amministratore apostolico. Nonostante la richiesta di nominare un vescovo ticinese, con la recente scomparsa del Pontefice l’attesa per una nuova nomina rischia di protrarsi ulteriormente». In una recente lettera alla Santa Sede una ventina circa di sacerdoti della Diocesi ha segnalato l’impasse in cui si trova la Curia, da oltre due anni, appunto, senza un vescovo titolare. Nell’ottobre 2022 il prelato romando de Raemy è subentrato, nominato da papa Francesco quale amministratore apostolico, al vescovo Valerio Lazzeri. Da quanto si è potuto apprendere, la richiesta dei preti ai competenti organi della Santa Sede è di sbloccare la situazione. A loro dire, l’assenza di un vescovo ordinario inciderebbe sull'attività della Curia e di riflesso della Diocesi, non favorendo tra l’altro lo sviluppo di iniziative a medio-lungo termine. Una situazione di provvisorietà il cui prolungarsi avrebbe conseguenze problematiche. Di qui l’invito a nominare finalmente un vescovo titolare.
Papa Francesco e la politica ticinese si sono incontrati all’inizio di quest'anno, il 10 gennaio, quando una corposa delegazione cantonale ha incontrato il Santo Padre in occasione della prima udienza del Giubileo 2025. «Faccio parte di una sottocommissione interna all’organizzazione del Giubileo – racconta il presidente del Gran Consiglio Michele Guerra –. Mi è stata offerta la possibilità di partecipare a questo incontro e volentieri l’ho condivisa con altri deputati. Mi ha fatto tremendamente piacere vedere la commozione dei colleghi dopo che a uno a uno il Papa è passato a salutarli fermandosi a parlare nonostante fosse già molto stanco».
Tornando al 2013, per un ricordo più personale. «Quel 13 marzo ero in piazza San Pietro – dice Guerra –. Sentii un silenzio strano quando il Protodiacono disse “Eminentissimum ac reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio”. Con diversi non addetti ai lavori che si chiedevano se fosse forse un africano... in effetti sempre da lontano veniva. Poi – continua il presidente del Gran Consiglio – è comparso sulla loggia centrale e la sua umiltà e umanità hanno iniziato a cambiare il mondo. Il resto è già storia. Amico dei più deboli, papa Francesco è stato una speranza concreta per la parte più fragile dell’umanità».
Nella comitiva ticinese c’era anche il consigliere di Stato Christian Vitta, che con papa Francesco ha fra l’altro avuto la possibilità di scambiare qualche parola. «Un momento molto intenso, fatto di tante emozioni e che per questo rimarrà per sempre nei miei ricordi», afferma Vitta. Ci lascia, evidenzia il direttore del Dipartimento finanze ed economia, «un Pontefice di grande spessore, che si è battuto molto per la pace e per i bisognosi. Sicuramente un Papa coraggioso, che ha saputo dire anche delle verità scomode». Quel giorno in Vaticano, racconta Vitta: «Si percepiva nel Papa la fatica della malattia, ma allo stesso tempo si vedeva in lui la grande voglia di dare messaggi legati alla pace. E a proposito di coloro che stanno attraversando delle difficoltà, Bergoglio nel suo intervento aveva richiamato a più riprese il concetto del ricominciare». Un Papa che ha denunciato anche un’economia e una finanza orientate solo al profitto, a scapito dei più deboli, fonte insomma anche di povertà. «La pace, per cui questo Pontefice si è battuto sino all’ultimo, è la premessa, una delle premesse, per ritrovare in questo mondo la serenità – osserva il capo del Dfe –. Quella serenità che serve a un’economia attenta anche alle classi meno abbienti».