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'Ndrangheta, l'ex cameriere di Lugano contesta la sentenza

Inchiesta ‘Cavalli di razza’, il 44enne arrestato in Ticino nel 2021. Fra le carte processuali anche i documenti forniti dagli inquirenti svizzeri

Mafia, droga e riciclaggio
(Ti-Press)
23 aprile 2025
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Non è calato il sipario con la sentenza di condanna pronunciata lo scorso 1° aprile nei confronti del 44enne calabrese, affiliato alla cosca ‘ndranghetista Gallace di Guardavalle (dove è nato e da un paio d'anni è agli arresti domiciliari), arrestato nel novembre 2021 a Lugano, in cui da tempo risiedeva e lavorava come cameriere, in quanto in possesso di un regolare permesso di lavoro. Il difensore, l'avvocato Vincenzo Cicino di Catanzaro, ha infatti fatto sapere che intende impugnare la condanna a quattro anni e dieci mesi di reclusione (in buona parte già scontata per cui il 44enne cameriere a breve potrebbe tornare in libertà), con l'aggiunta di una multa di 18 mila euro. Cicino, così come aveva fatto in sede di discussione processuale, per il suo assistito torna a chiedere l'assoluzione, per "non aver commesso il fatto", per mancanza di prove certe.

La condanna a inizio aprile è stata inflitta dal giudice delle udienze preliminari Gilda Danilo Romano del Tribunale di Catanzaro. Una condanna decisamente meno pesante rispetto alla richiesta formulata lo scorso ottobre dalla pm antimafia della Dda di Catanzaro Debora Rizzo, che per il 44enne calabrese aveva chiesto 17 anni e 4 mesi di reclusione. La pesante richiesta di condanna era arrivata nel processo in sede di udienza preliminare nei confronti di 28 imputati, coinvolti in un colossale traffico internazionale di cocaina che gestito dai clan calabresi, oltre alla cosca dei Gallace di Guardavalle, anche quelle di Gioia Tauro dei Molè, Pesce e Bellocco, cioè il gotha della ’ndrangheta. Complessivamente l'accusa aveva chiesto condanne per oltre 410 anni di carcere. La gup della Dda calabrese ha pronunciato 19 condanna, per complessivi 105 anni di reclusione, e multe per 160 mila euro. Pur avendo accolto il teorema accusatorio della pm Debora Rizzo, la giudice ha ridimensionato le singole responsabilità. Il 44enne era accusato di essere stato un referente dell'organizzazione presso i cartelli Sudamericani. Ruolo ereditato dopo che il precedente referente era stato arrestato (a Catanzaro si è visto infliggere la condanna più pesante: 13 anni e 4 mesi a fronte di una richiesta di 20 anni).

Fra le carte processuali anche i documenti forniti dalla magistratura ticinese che ha collaborato all'inchiesta, indagando oltre che sul 44enne, anche sul 60enne milanese, residente a Melano, pure lui arrestato, poi uscito dal processo patteggiando una condanna a due anni di reclusione, con la sospensione della pena. Gli investigatori ticinesi hanno documentato numerosi viaggi del 60enne da Lugano a Zurigo per consegnare somme di denaro, necessarie per finanziare il traffico di cocaina.

Il processo di Catanzaro, è nato dal troncone toscano dell'inchiesta "Nuova Narcos Europea-Cavalli di razza" che coordinata dalla Dda di Milano, Firenze e Catanzaro, nel 2021 aveva portato all'arresto di 104 persone (una decina delle quali in Svizzera). Fra le operazione condotte in Toscana di grande rilievo, il sequestro nel novembre 2019 nel porto di Livorno di 464 chilogrammi di cocaina.