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Tempi parziali in magistratura, il Cdm: è ora di renderli possibili

L’autorità di vigilanza: ‘Oggi situazione anacronistica’. La direttrice della Divisione giustizia: ‘Modifiche di legge pronte, a breve in consultazione’

I tempi cambiano
(Ti-Press)
26 aprile 2025
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Con la proposta di Maddalena Ermotti-Lepori del Centro, sottoscritta da altri diciassette deputati di più partiti (Plr, Ps, Verdi, Più Donne, oltre al Centro), il governo e la stragrande maggioranza del parlamento si sono già detti d’accordo. E allora “è giunto il momento di ancorare nella legge il principio della possibilità dell’impiego parziale anche per i magistrati e le magistrate ticinesi”. Lo afferma il Consiglio della magistratura nel rapporto d’attività 2024. La mozione di Ermotti-Lepori, ricorda il Cdm, “risale al 24 settembre 2020, il conseguente rapporto del Consiglio di Stato, favorevole, al 20 dicembre 2023 e l’approvazione della mozione da parte del Gran Consiglio al 19 giugno 2024”. Evidenzia l’autorità che vigila sul funzionamento del sistema giudiziario cantonale: “L’attuale situazione, che non prevede tale possibilità, è del tutto insoddisfacente e anacronistica. Ne è la prova che in alcune occasioni, pragmaticamente e saggiamente, la Divisione della giustizia ha provveduto a sostituire temporaneamente un magistrato assente con due a metà tempo”.

Secondo i mozionanti, la facoltà per i togati di far capo a tempi parziali non solo consentirebbe “di meglio conciliare lavoro e famiglia”, ma “potrebbe portare anche a una organizzazione migliore all’interno della magistratura”. Condividendo la proposta, il governo ricordava che in Ticino eccezioni all’esercizio della funzione a tempo pieno di magistrato (appartenente all’ordine giudiziario) non sono oggi contemplate dalla legge. Tuttavia, osservava ancora il Consiglio di Stato nella presa di posizione, “l’attuale soluzione della Legge sull’organizzazione giudiziaria risulta non allineata rispetto a quanto regolarmente praticato nel resto della Svizzera, ma risulta anche, per certi versi, anacronistica e contraddittoria a livello cantonale, visto che da tempo funzionari, dipendenti e docenti dell’Amministrazione cantonale possono, nei limiti dettati dalle esigenze di servizio, lavorare a tempo parziale”. Diversi i Cantoni che consentono l’impiego a tempo parziale delle toghe: “Oltre al Canton Ginevra, citato come modello dagli autori della mozione, hanno legiferato in questo senso Zurigo, Zugo, Vaud, Uri, Soletta, San Gallo, Neuchâtel, Lucerna, Giura, Friborgo, Basilea-Città, Berna e Argovia”. Riguardo alla giurisdizione federale, l’esercizio dell’attività di giudice a tempo parziale “è ammessa al Tribunale penale federale, al Tribunale amministrativo federale e al Tribunale federale dei brevetti”.

Per la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, il cui rapporto (favorevole) sulla mozione Ermotti-Lepori e cofirmatari è dell’aprile dello scorso anno (relatrice la leghista Sabrina Aldi), “permettere anche ai magistrati di lavorare a tempo parziale potrebbe rendere la professione più interessante e spingere un numero maggiore di persone a candidarsi per la funzione”. Pochi mesi dopo, in giugno, l’ok del Gran Consiglio al principio del tempo parziale, principio che attende ora di essere tradotto in legge.

Tornando alla sua presa di posizione oggetto del messaggio del dicembre 2023, il governo segnalava inoltre che “la consultazione effettuata presso le magistrature permanenti del Cantone ha raccolto un ampio consenso riguardo all’introduzione del principio del tempo parziale, con le significative eccezioni del Ministero pubblico e dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, che notoriamente confrontati con un elevato carico di lavoro, temono con questa novità di perdere in efficienza e rapidità decisionale”.

Al riguardo il Consiglio della magistratura è netto: “L’opposizione del Ministero pubblico e dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, che temono una perdita di efficienza e di rapidità decisionale, non deve frenare questa epocale riforma che una buona parte dei Cantoni ha già da tempo adottato e in alcuni casi non solo per i magistrati giudicanti ma anche per i procuratori pubblici (per tutti: Zurigo e Basilea Città)”. Continua il Cdm presieduto dal giudice d’Appello Damiano Stefani: “Stabilite le percentuali lavorative minime, che non dovrebbero scendere al di sotto del 50% ed eventuali eccezioni al principio, nulla osta a che nel corso del 2025 si possa finalmente creare la base legale, inserendo un articolo apposito nella Legge sull’organizzazione giudiziaria”.

Per dopodomani è in agenda a Bellinzona l’incontro annuale tra i vertici del Dipartimento istituzioni, presente fra gli altri il direttore Norman Gobbi, e i presidenti delle magistrature permanenti. «In quell’occasione – fa sapere dal Dipartimento la responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti – informeremo della bozza di messaggio governativo, che abbiamo allestito e che a breve verrà messa in consultazione, con le modifiche di legge proposte per concretizzare la mozione e dunque quanto deciso nel giugno dello scorso anno dal Gran Consiglio».