Cosa ci fa il presidente del Plr Speziali nell’intergruppo parlamentare a difesa della sovranità? Lo spiega lui stesso, replicando pure ai mugugni interni
È il 15 aprile, la sessione di Gran Consiglio è finita da pochi minuti quando alle redazioni arriva un comunicato stampa inviato dal deputato democentrista Alain Bühler. Comunicato con cui si informa della nascita di un intergruppo parlamentare chiamato ‘Sovranità e indipendenza’, che si pone l’obiettivo di “riportare al centro del dibattito politico cantonale i temi della sovranità e dell’autodeterminazione, sia a livello svizzero che ticinese”. Questo intergruppo è composto da membri di Udc, Lega, Plr, Centro e Pc e ha il fine anche di “vigilare e prendere posizione su tutte le dinamiche che mettono a rischio la sovranità svizzera nei confronti dell’estero e al contempo di promuovere una riflessione costante sul ruolo del Cantone nei rapporti con la Confederazione”. Nonché quello di “difendere il principio di sussidiarietà, l’autonomia decisionale e la libertà politica, economica e culturale dei cittadini, dei Cantoni e del nostro Paese”. Quattro i co-presidenti: lo stesso Bühler, Alessandro Mazzoleni (Lega), Gianluca Padlina (Centro) e Patrick Rusconi (Plr).
L’inghippo – e i mugugni interni al Plr che hanno preso corpo negli scorsi giorni in prime e seconde linee del partito – è la presenza in questo gruppo del presidente liberale radicale Alessandro Speziali. Per opportunità, perché magari chi dirige un partito dovrebbe stare più dietro le quinte; ma anche perché secondo alcuni liberalismo e sovranità non vanno tanto d’accordo. A colloquio con ‘laRegione’, però, è lo stesso Speziali a sgombrare il campo e rispondere alle critiche mossegli.
Partiamo dalla questione dell’opportunità: l’ha valutata attentamente prima di entrare in questo intergruppo? Cosa l’ha spinta a farlo?
Parto anche io da una premessa: qualche interrogativo può sollevarlo, ne sono consapevole e ci ho ragionato. Ma sono altrettanto consapevole, e ancor di più convinto, che la sovranità – che, attenzione, non è sovranismo –, indipendenza, libertà e federalismo sono temi che toccano questioni concrete e importanti. Anche e soprattutto per il Plr. Ho sempre ritenuto che per troppo tempo non siamo stati presenti come partito su temi centrali e molto sentiti dalla popolazione. E il ruolo di presidente porta un notevole peso rappresentativo, dentro un gremio. Ecco, quindi, perché ho accettato di entrare in questo gruppo interparlamentare che si rifà a un’Associazione già presente a livello nazionale e che seguo da qualche anno. Con l’intenzione di portare visioni e soluzioni d’ispirazione liberale radicale, dal momento che abbiamo molto da dire. E sicuramente anche da eccepire.
In che senso?
Mettiamo due esempi concreti sul tavolo: gli Accordi bilaterali con l’Unione europea secondo noi sono necessari allo sviluppo economico, commerciale, culturale e di ricerca della Svizzera. Se i Bilaterali 3 si dimostreranno migliori dell’Accordo quadro, continuerò a sostenerli convintamente senza alcuna preclusione ideologica, pensando anche al nostro mercato del lavoro. Secondo esempio: la neutralità. L’Udc ha un approccio molto rigido sul tema, proponendo una neutralità che probabilmente non è mai esistita se non in qualche romanticheria. Secondo me, invece, la neutralità deve essere interpretata come difesa degli interessi svizzeri e funzionali alla pace nel mondo, che però evolve con l’evolvere del mondo stesso. Come abbiamo sempre dimostrato, la Guerra fredda lo insegna.
C’è il grande tema, e veniamo ai mal di pancia nel suo partito, della sovranità e del sovranismo. Cosa intende lei con questi termini, soprattutto in un periodo dove alcuni assimilano tali concetti a recrudescenze autoritarie vere o presunte che siano? E ancora: sovranità e sovranismo hanno qualcosa da spartire col liberalismo?
Anche qui devo partire da una premessa fondamentale: l’intergruppo parlamentare tratterà vari temi, tra cui la sovranità – che non è una parolaccia. Poi, bisogna anche dire che dal punto di vista mediatico o sui social c’è chi ha incollato l’etichetta di sovranista. Io non lo sono affatto: sono un liberale radicale, certamente patriota ma nel quadro di un sano sentimento aperto, costruttivo, critico. Sono convinto che la Svizzera faccia bene ad adottare un atteggiamento intelligente, e non da spaccone: sia perché non abbiamo il peso demografico o economico, né quello militare per giustificarlo. E le relazioni internazionali sono una più che complessa rete di rapporti di forza. Per me il sovranismo, invece, è un pensiero rigido e massimalista sul tema. E pure controproducente. Forse rassicurante per alcuni? Probabile, ma sicuramente illusorio. Sono un sincero estimatore della cultura istituzionale svizzera, e per questo trovo fuori luogo un certo culto alle nostre latitudini per approcci putiniani o trumpiani. Però bisogna confrontarsi con loro, senza subalternità ma nemmeno richiudendosi in una torre d’avorio. La realtà è questa, e bisogna sporcarsi le mani. Il liberalismo, per sua natura, evolve e si adatta ai cambiamenti sociali e politici: per questo sono convinto che un approccio liberale radicale possa sicuramente aiutare la discussione, renderla meno polarizzata, e non farla cadere in inutili e inconcludenti strepiti che magari fanno guadagnare qualche interazione sui social, ma fanno perdere terreno in quella che è una delle priorità del Plr: portare avanti una sana cultura politica e di confronto aperto. Nell’interesse del Paese.
Certo che vederla in un comitato con esponenti comunisti o dell’Udc...
Vorrà dire che, come accennavo, oltre a quello liberale radicale ci sarà un approccio veramente pluralista, no? Ci sono anche colleghi del Centro, per dire. E non è di certo il primo gremio interpartitico di cui leggiamo. Poi, scusi: calma. È un gruppo interparlamentare che ogni tanto discuterà di temi, come ci sono altri gruppi interparlamentari come, ad esempio, sul turismo. Non si tratta di una commissione consultiva del Consiglio federale... E il rischio di cui parlavo prima, quello della comoda etichetta appiccicata ad arte, è che si perda di vista il fatto che si parlerà di temi fondamentali come l’autonomia dei Comuni, sempre più in crisi, che porta automaticamente a una crisi del federalismo. Vista la continua tendenza alla centralizzazione, non sarà sicuramente la prima volta che il Plr e l’Fdp svizzero, infastiditi ma convinti, faranno sentire la propria voce. Che è quella di moltissimi cittadini.
Cosa risponde, infine, a chi mugugna o critica la sua decisione?
Capisco gli interrogativi, ci mancherebbe. Ma penso che nel tempo sui vari temi sarà l’opportunità di rafforzare una visione liberale. Non romanticamente internazionalista o naïve, chiaro: ma capace di portare una visione critica e aperta su temi cari al Ticino e alla Svizzera. Ed è importante che la bandiera liberale radicale venga issata senza temere il vento. Sarebbe contro la nostra natura evitare il confronto scomodo e accettarlo solo quando si va sul velluto.