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‘La moda è un settore che ha dato e dà tantissimo al Ticino’

La presidente di TicinoModa Marina Masoni, a margine dell'assemblea: ‘Alcune aziende partono? Altre arrivano, è un settore mobile per definizione’

Un momento dell’assemblea
(Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
13 maggio 2025
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La moda in Ticino? «Un settore dinamico, stabile almeno per quanto concerne le nostre ditte associate dal 2015 a oggi, con una presenza importante per il territorio e l'indotto», afferma a ‘laRegione’ Marina Masoni, presidente di TicinoModa, a margine dell'assemblea annuale che ha avuto luogo oggi al Lac di Lugano. Proprio la stabilità del numero di aziende, in un contesto che ne ha viste chiudere o delocalizzare anche in tempi recenti, per Masoni «è un indicatore importante, di solo una parte perché ripeto parlo solo delle nostre associate, ma vuol dire che nel gran movimento di aziende che crescono, decrescono, che se ne vanno, che arrivano, che hanno grandi successi nel complesso il quadro è stabile, anche se è una stabilità statistica». Ed è un settore, punge la presidente di TicinoModa, «che al Ticino ha dato e continua a dare veramente tanto. E spesso ce ne si è accorti quando quelle aziende sono partite...».

‘Le aziende vanno via dopo aver beneficiato? È meno di metà del racconto...’

Certo, il riferimento è alle imposte versate. Certo, anche ai posti di lavoro offerti. Ma come la si mette con chi critica l'industria della moda per aver beneficiato in larga parte di regimi fiscali favorevoli per poi abbandonare il Ticino quando, detta breve, la festa era finita o gli utili erano stati raggiunti? Masoni è netta: «Questa è meno della metà di un racconto completo. Parliamo di aziende che hanno dato tantissimo per indotto e stipendi. Non posso nominare un esempio concreto perché si tratta di aziende quotate in Borsa, ma il caso più clamoroso che abbiamo visto è quello di un'azienda che nel tempo è cresciuta talmente tanto che aveva bisogno di dimensioni tali che il Ticino, pur con tutta la sua buona volontà, non poteva più offrire».

Ma «negli stabili lasciati da questa azienda – riprende Masoni – adesso ce ne sono due, già affiliate a TicinoModa. Anche loro offrono lavoro, stipendi, indotto, imposte». Insomma, il settore della moda «è estremamente dinamico», chiosa la presidente dell'associazione di categoria. Un settore che «anche nei momenti più difficili ha avuto e ha la forza di crescere. Quello che però non possiamo chiedere è che siano sempre le stesse aziende, dal momento che la loro mobilità è parte intrinseca del settore stesso».

Un settore che guarda al futuro anche riguardo alla formazione. Interpellata per un giudizio sul Centro del tessile di Chiasso, istituto che dovrebbe vedere la luce entro fine 2027, Masoni afferma che «si tratta sicuramente di un'occasione, e mi sembra che anche il comune di Chiasso si sia attivato per coglierla. Mi auguro che vada tutto in porto felicemente».

‘Lista di turbolenze davvero vertiginosa’

Insomma, il settore della moda se la cava. Soprattutto in un contesto che, dirà in seguito davanti all'assemblea la stessa Masoni nella sua relazione, «ha una lista di turbolenze davvero vertiginosa, all'insegna di tempi bizzarri nei modi e con i venti di protezionismo che soffiavano da anni diventati un vero e proprio ciclone». La moda, riprende Masoni, «vive di apertura e voglia di vivere, è difficile immaginare che possa fiorire in momenti in cui la chiusura e l’ansia si diffondono sempre più. A questo aggiungiamo una sfida specifica svizzera, che tocca la nostra regione in modo ancora più diretto: la forza del franco svizzero».

‘Alcune ditte soffrono, ma il settore è qui ed è molto dinamico’

E anche davanti alla platea lo riconosce: «Alcune aziende hanno sofferto e soffrono». Ma «il settore è qui, con il suo dinamismo, la sua capacità di cambiamento, la sua vivacità, la sua capacità di investire». E se molto di buono per Masoni è stato fatto – «il sì al pacchetto fiscale e il no alla tassa di collegamento» – molto ancora resta, dal profilo istituzionale: «Serve anticipare, prevedere per tempo, attuare provvedimenti positivi ed essere particolarmente prudenti, invece, nell’adottare provvedimenti che aggravano il carico e le difficoltà di lavoro dei cittadini e delle aziende. Pensiamo alla formazione, alla fiscalità che ha ancora un buon margine di miglioramento, alle infrastrutture, ma anche alla limitazione della burocrazia, aspetto molto scottante e decisamente in peggioramento negli ultimi anni, o al buon funzionamento delle istituzioni».