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Riconosciute anche la tentata estorsione e la coazione, condannata l'ex amante di Zali

Alla 40enne inflitti novanta giorni sospesi. Mille franchi di risarcimento per Genini: somma in beneficenza

Oggi a Bellinzona
(Ti-Press)
13 maggio 2025
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L'epilogo della giornata processuale poco dopo le 18 con la lettura della sentenza da parte della presidente della Pretura penale. La giudice Elettra Orsetta Bernasconi Matti ha condannato la quarantenne per tentata estorsione, coazione tentata e consumata, diffamazione e ingiuria – reati commessi nel 2023 a danno del consigliere di Stato e suo ex amante Claudio Zali e dell’allora compagna del ministro, la granconsigliera del Plr Simona Genini, entrambi costituitisi accusatori privati – a 90 giorni di detenzione, sospesi con la condizionale per consentire alla donna la continuazione del trattamento psichiatrico ambulatoriale. La quarantenne è stata inoltre condannata al risarcimento di mille franchi a favore di Genini, a titolo di indennità per torto morale. Somma che la deputata devolverà a un’associazione di aiuto alle vittime di stalking.

Confermato dunque l’atto d’accusa stilato dal procuratore generale Andrea Pagani e la sua richiesta di pena (tre mesi di detenzione al beneficio della condizionale).

La donna, difesa dall'avvocato Ivan Marci, è comparsa alla sbarra questa mattina e respingeva le accuse di tentata estorsione, coazione tentata e consumata. Mentre ha ammesso fin dal principio la diffamazione e l’ingiuria.

La giudice: ‘Uno stillicidio persecutorio’

Riferendosi all’imputata, la presidente della Pretura penale, nel motivare oralmente il verdetto, ha parlato di «esternazioni palesemente e gravemente lesive che realizzano i reati di ingiuria e diffamazione». Quanto scritto dalla quarantenne riferito alla «vita privata e intima» di Zali e Genini «è stato diffuso anche nei social media». Secondo la giudice Bernasconi Matti, «pacifica è altresì la campagna denigratoria messa in atto» dall’imputata «pressoché incessantemente, senza che neanche l’intervento della magistratura riuscisse a fermarla». Una campagna denigratoria nei confronti di Genini e Zali, che ha costituito «uno stillicidio persecutorio, che configura il reato di coazione sotto forma di stalking». Per la presidente della Pretura penale «è in questo contesto di reiterata e pesante delegittimazione degli accusatori privati che si inseriscono le mail con la richiesta di denaro». La giudice ha parlato di «colpa grave» della 40enne «per tutti questi reati a ripetizione continua». Con l’imputata che «ha spostato la responsabilità del suo agire sugli accusatori privati».

La donna impugnerà la sentenza davanti alla Corte d'appello e revisione penale? «Valuteremo», si limita a dichiarare l’avvocato Marci.

Genini in lacrime: è stato difficilissimo ed esorto chi è vittima di stalking a denunciare

Al termine della lettura del verdetto Genini non è riuscita a trattenere le lacrime. «È stato difficilissimo e non solo per me. C’erano mattine che venivano degli amici a casa per portare mio figlio a scuola perché non riuscivo ad alzarmi dal letto – ha ricordato la granconsigliera alla ‘Regione’ –. Esorto le persone che vedono la propria vita privata messa in piazza a denunciare per avere giustizia. Altrimenti si viene penalizzati due volte. A chi è vittima di stalking dico di non avere paura e per l’appunto di denunciare».

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