laR+ Ticino

‘Per l'edilizia servono perseveranza e investimenti: no ai falsi risparmi’

La Società svizzera impresari costruttori sezione Ticino si riunisce in assemblea: ‘Appalti pubblici in calo, Ustra e Ffs fanno la loro parte. Però...’

Un settore tra luci e ombre
(Ti-Press)
15 maggio 2025
|

Il benvenuto alla conferenza stampa di bilancio annuale della sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) è una mappetta con stampato un aforisma dell'immenso letterato inglese settecentesco Samuel Johnson: “Le grandi opere non si realizzano con la forza, ma con la perseveranza”. Non si era al pub Ye Olde Cheshire Cheese di Fleet Street a Londra, dove Johnson aveva un tavolo riservato e ora campeggia un suo accigliato ritratto, ma nella più solatia Chiasso. Non si parlava di saggi o novelle, ma del ben più pragmatico concetto di cantiere. Il discorso però è quello: serve perseveranza, da parte di tutti.

La massa salariale è aumentata

È questo l'appello che la Ssic formula alle istituzioni, invitate a darsi una mossa nello sbrigare soprattutto il dossier revisione Legge edilizia che, presentata dal governo nel giugno 2020, dorme profondamente in Gran Consiglio. Ma anche a livello di commesse pubbliche che calano, e non va bene, con una chiosa che raccoglie tutto: qui non si tratta solo di asfalto o mattone, ma son posti di lavoro. E tanti: «Il dato provvisorio vede 5'544 lavoratori sui cantieri, cui bisogna aggiungerne circa un migliaio nel personale amministrativo, e sottostanno tutti al contratto nazionale mantello dell'edilizia da cui discende quello cantonale», afferma il direttore della Ssic Nicola Bagnovini. E la massa salariale, nonostante i chiari di luna, aumenta: «Vuol dire che oltre a pagare bene i minimi, abbiamo dato aumenti reali a tutto il personale. L'anno scorso un +1,4%, che assieme al +0,5% di compensazione per il pensionamento anticipato arriva al +2%. Calano i lavoratori, ma la massa salariale resta importante: 326 milioni di franchi a circa 6mila famiglie».

Problemi con le domande di costruzione

Le domande di costruzione sono calate di un valore di 300 milioni di franchi. Poco? Tanto? Bagnovini usa un metro di confronto chiaro a tutti: «È l'equivalente dello stipendio annuale di 2mila persone attive nell'edilizia, considerando che i salari sono metà dell'investimento. L'evoluzione si spalma in più anni, non ci saranno 2mila persone senza lavoro, ma è per far capire di cosa si stia parlando». Il numero di licenze resta alto, «ma spesso per riattazioni o interventi in cui un'impresa fa poco».

E gli appalti pubblici languono

Quindi se l'edilizia privata fa quel che può, meno male che c’è il pubblico verrebbe da dire. Sì e no. Perché certo, annota Bagnovini, «committenti come Ustra o Ffs con rispettivamente 654 e 234 milioni di franchi danno man forte a un territorio piccolo ma con cantieri e progetti di tutto rispetto, come il raddoppio del Gottardo, l'N2 Lugano-Bellinzona o le nuove officine di Castione». Ma questi grandi committenti «sfalsano un po’ le statistiche generali», considerando che a livello di appalti pubblici «la media prepandemica era di 3,28 a settimana, l'anno scorso erano 1,94 e adesso sono leggermente risaliti a 2,11». Una piccola ripresa, «ma siamo ancora a livelli molto bassi rispetto a pochi anni fa». Insomma, serve fare di più pur considerando le ristrettezze dell'Ente pubblico.

‘Dezonamenti attacco alla proprietà privata’

Su questo tema spinge con forza il presidente della Ssic, Massimo Cereghetti: «È essenziale evitare i cosiddetti falsi risparmi: ridurre gli investimenti pubblici significa creare un debito occulto che, nel medio-lungo termine, comporterà costi ben maggiori. La manutenzione del patrimonio pubblico, edilizio e infrastrutturale è una responsabilità che non può essere trascurata senza conseguenze». E per quanto concerne la pianificazione, va all'attacco: «L'applicazione della scheda R6 del Piano direttore introduce il rischio concreto di dezonamenti che rappresentano, di fatto, un attacco alla proprietà privata. Un approccio che crea grande insicurezza tra cittadini e investitori, e che potrebbe avere effetti estremamente negativi anche sul settore edile».

Ribadita l'importanza della formazione, con il direttore del Centro formazione professionale di Gordola Paolo Ortelli a ricordare tutta la serie di investimenti sia strutturali sia a livello di corsi che sono stati nel tempo portati avanti – «è concreto il rischio un domani di non avere i quadri che servono per mandare avanti i cantieri, la formazione è vitale» – è ancora Cereghetti a guardare al futuro e a lanciare un avvertimento ai sindacati.

‘I sindacati non manifestino prima ancora di discutere...’

Nel senso che, ricordato quanto già detto da Bagnovini sulla massa salariale comunque alzata, il presidente della Ssic va giù duro: «Desidero richiamare le organizzazioni sindacali a un senso di responsabilità comune. Abbiamo bisogno di contratti collettivi che siano chiari, moderni, comprensibili e applicabili, a beneficio tanto delle imprese quanto dei lavoratori. Per questo, l'approccio di chi vuole difendere i posti di lavoro non può essere quello di manifestare ancora prima di sedersi al tavolo per discutere».