Parla il neopresidente della commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’: ‘Sarò pragmatico e concreto, abbiamo anche altri importanti temi pendenti’
Locarnese, 49 anni, avvocato: il deputato leghista Alessandro Mazzoleni è il nuovo presidente della commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio. Succede al centrista Fiorenzo Dadò. In teoria avrebbe dovuto essere un altro esponente della Lega a guidare per i prossimi dodici mesi la commissione parlamentare, cioè Sabrina Aldi, prima vicepresidente uscente, ma avrebbe rinunciato per impegni professionali e di formazione. Sta di fatto che il nuovo ufficio presidenziale della ‘Giustizia e diritti’ è composto – oltre che da Mazzoleni – dalla liberale radicale Cristina Maderni (prima vicepresidente) e dal socialista Ivo Durisch (secondo).
Stamattina la presidenza di Mazzoleni è cominciata col botto. La commissione ha pure incontrato, segnala la ‘Giustizia e diritti’ in una nota, il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti, il Consiglio della magistratura e i vertici del Tribunale d’appello, vale a dire la sua commissione amministrativa. Oggetto dell’incontro. “Un aggiornamento sulla situazione della giustizia in Ticino”, si afferma nel comunicato.
«Il fatto che ci si sia trovati tutti intorno a un tavolo per discutere con l’obiettivo di individuare soluzioni e misure per migliorare le condizioni quadro in cui opera la giustizia è già di per sé positivo – afferma Mazzoleni, interpellato dalla ‘Regione’ –. Non basta leggere i rendiconti annuali delle singole autorità giudiziarie, bisogna incontrarsi, affinché gli attori istituzionali coinvolti – magistratura, Gran Consiglio e Consiglio di Stato – possano evidenziare le priorità e su di esse concentrarsi, visto che in questo momento bisogna conciliare le legittime esigenze del potere giudiziario con la necessità di far quadrare i conti cantonali».
Presidente Mazzoleni, a proposito di esigenze, ne è stata manifestata qualcuna durante l’incontro?
Il vicepresidente del Tribunale penale cantonale Marco Villa ha auspicato la designazione di un altro giudice supplente straordinario per riportare quanto prima il Tpc nella composizione a cinque giudici, dopo le dimissioni del presidente e la destituzione di due giudici (il caso è pendente al Tribunale federale, ndr). Questo per evitare che si accumulino giacenze, cioè processi da celebrare. La nomina di un magistrato straordinario compete al Consiglio di Stato. E mi sembra che il Dipartimento abbia recepito la richiesta di Villa.
I magistrati ordinari – giudici e procuratori – sono invece eletti dal Gran Consiglio. A prevalere sono però ancora gli accordi fra partiti. Tutti o quasi contro il manuale Cencelli ma poi al lato pratico… Lei intravede alternative? Per esempio la Lega, il movimento cui lei appartiene, propone da sempre l'elezione popolare delle toghe.
Non mi dispiacerebbe. Rispetto al sistema attuale, sarebbe più trasparente. Al netto delle competenze tecniche che ogni candidato deve possedere, i cittadini si farebbero un’idea della personalità dell'aspirante magistrato sulla base di quello che dice o scrive durante la sua campagna elettorale. Aggiungo però che quello del sistema di reclutamento di procuratori e giudici è uno dei temi sotto la lente della nostra sottocommissione ‘Giustizia’. Attendiamo le sue proposte.
Come intende impostare la sua presidenza?
Mi impegnerò affinché la commissione, in collaborazione con la magistratura e il governo, possa contribuire a ristabilire la fiducia della popolazione nella giustizia. Sarò un presidente pragmatico e concreto. In commissione anche altri dossier, che dobbiamo condurre in porto in tempi brevi, come la riorganizzazione delle autorità di protezione e la riforma della legge sulla polizia.
Nella riunione odierna la commissione ‘Giustizia e diritti’ si è inoltre detta favorevole a una legge unica, cantonale, sulla violenza domestica. Ha quindi firmato all’unanimità il rapporto stilato dalla socialista Daria Lepori e da Dadò. Rapporto che chiede al Gran Consiglio di accogliere l’iniziativa parlamentare generica della deputata democentrista Roberta Soldati e cofirmatari depositata nel 2022. Il tutto con l’invito al Consiglio di Stato di presentare, entro il prossimo 25 novembre, il relativo progetto di legge.