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Traffici, soldi, alleanze: così la criminalità organizzata in Lombardia

La relazione della Dia su infiltrazioni e attività illecite delle mafie nella vicina regione italiana

Strategie sempre più sofisticate e ‘sommerse’
(Ti-Press)
29 maggio 2025
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Nel cuore economico d’Italia, cioè la Lombardia, anche per via della vicinanza al Canton Ticino e quindi a una delle potenziali piazze per il riciclaggio di denaro, la criminalità organizzata continua a tessere la propria rete con strategie sempre più sofisticate e ‘sommerse’. È quanto emerge dalla relazione 2024 della Direzione investigativa antimafia (Dia) italiana, presentata lunedì in parlamento, che conferma la Lombardia come uno degli epicentri dell’infiltrazione mafiosa, con particolare riferimento alla ’ndrangheta. E come peraltro confermano le operazioni della Direzione distrettuale antimafia di Milano, guidata dalla procuratrice Alessandra Dolce. Inchieste che hanno certificato stretti collegamenti con la Svizzera, Canton Ticino in primis.

Nel 2024 sono stati 50 i provvedimenti di interdittiva antimafia adottati dalle Prefetture lombarde (+13% rispetto al 2023). Nei primi due mesi di quest'anno sono già 7. Numeri che raccontano due verità: l’impegno crescente delle istituzioni nella prevenzione e la persistenza delle organizzazioni mafiose nel puntare alla capitale economica d'Italia per reinvestire i proventi illeciti. Uno dei casi più emblematici riguarda una società edile milanese impegnata nella realizzazione di un parcheggio a Bormio, in Valtellina, parte del progetto per le Olimpiadi Milano-Cortina. L’appalto, del valore di 800mila euro, è stato bloccato dopo che gli amministratori sono risultati in contatto con esponenti della ’ndrangheta attiva a Buccinasco, nel Milanese. Dalla relazione della Dia si ha la conferma che in Lombardia le mafie operano con i ‘guanti bianchi’: meno controllo militare del territorio, più economia sommersa. Insomma, la ’ndrangheta adotta una strategia a basso profilo, che limita l’uso della violenza e privilegia strumenti finanziari sofisticati: frodi fiscali, false fatturazioni, intestazioni fittizie, bancarotte fraudolente e riciclaggio anche a livello internazionale.

La Lombardia, con 4'917 richieste di istruttoria antimafia nel 2024 (in aumento del 64% rispetto all’anno precedente), si conferma ‘maglia nera’ nazionale, complice anche l’impennata di appalti pubblici legati al Pnrr. L'elenco dei settori colpiti è lungo: edilizia, trasporti, ristorazione, turismo, distribuzione di carburanti, gestione dei rifiuti, movimento terra, ippica e agricoltura. La capacità di infiltrazione è tale che spesso gli imprenditori da vittime si trasformano in complici, trovando conveniente non denunciare le estorsioni quando le tangenti possono essere ‘copiate’ fiscalmente attraverso fatture false. La relazione della Dia avverte del crescente interesse della ’ndrangheta per il controllo delle grandi opere e la gestione delle risorse economiche degli enti locali, dagli ospedali alla raccolta dei rifiuti.

Sebbene la ’ndrangheta sia la protagonista assoluta dell’infiltrazione criminale in Lombardia, non mancano i segnali della presenza di altre mafie. A Milano, sono stati emessi provvedimenti antimafia nei confronti di un bar e di due aziende con legami con famiglie mafiose siciliane: i Corleonesi, la famiglia barcellonese di Messina e quella di Castelvetrano, legata a Matteo Messina Denaro. Il caso più noto è quello di un bar di Abbiategrasso, chiuso per i legami con Paolo Aurelio Errante Parrino, cugino acquisito del boss Messina Denaro e figura chiave nel “Sistema mafioso lombardo” smantellato dall’operazione Hydra che per la prima volta ha certificato l'alleanza tra ’ndrangheta, Cosa nostra e Camorra, che operavano nel Milanese e nelle province di Como e Varese: 143 gli imputati a processo dall'aprile scorso nell'aula bunker del carcere di Opera. Anche il mondo del calcio è stato toccato dalle inchieste della Dda di Milano. L’omicidio di Antonio Bellocco, esponente dell’omonima famiglia di Rosarno, ha fatto emergere legami tra la ’ndrangheta e il tifo organizzato, con ambienti della Curva Nord del Meazza sfruttati per attività criminali e proselitismo mafioso. Il report della Dia conferma anche la cooperazione tra le varie organizzazioni mafiose, nel traffico di droga e nel rifornimento di armi. Sono stati documentati rapporti tra cosche calabresi e la comunità sinti per la gestione e la custodia, soprattutto delle armi da fuoco. In Lombardia lo scorso anno i sequestri di beni hanno superato i 93 milioni di euro, mentre le confische hanno toccato quasi 160 milioni. Solo a Cosa Nostra sono stati confiscati oltre 104 milioni in beni.