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Arrocco leghista, Piccaluga spiega tutto: ‘Ecco com'è andata’

Il coordinatore della Lega su marcia d'avvicinamento, scopi, obiettivi e anche le criticità della proposta di scambio di Dipartimenti tra Gobbi e Zali

Daniele Piccaluga
(Ti-Press)
2 giugno 2025
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«È stata una decisione maturata dal sottoscritto alla fine di gennaio, coincidente con la mia nomina a coordinatore. L'ho sottoposta a Gobbi e Zali, è stata discussa all'interno del coordinamento ed è stata accettata da tutti, con un considerevole spirito di servizio e perché entrambi hanno capito l'importanza di questa proposta». Il coordinatore della Lega, Daniele Piccaluga, rompe il silenzio e a colloquio con ‘laRegione’ spiega la marcia d'avvicinamento, gli obiettivi e, perché no, anche le incognite, della proposta di rotazione tra i due consiglieri di Stato leghisti, Norman Gobbi e Claudio Zali, del Dipartimento istituzioni e del Dipartimento del territorio. Una proposta, formulata al governo nella seduta di mercoledì scorso e annunciata pubblicamente dagli stessi consiglieri di Stato oggi all'inaugurazione dell'Anno giudiziario 2025/2026.

Pensa davvero che l'immagine della Lega possa uscirne rafforzata?

Certamente. Ci stiamo lavorando da quando ho assunto il mandato di coordinatore, e questa scelta rappresenta una tappa significativa per ritrovare compattezza e far tornare a respirare quel sano entusiasmo e orgoglio leghista che, negli ultimi tempi, si è un po’ affievolito. Gobbi e Zali vanno ringraziati sinceramente per aver accettato una sfida non scontata: rompere gli schemi e uscire dalla ‘comfort zone’ richiede una certa dose di coraggio.

C’è chi la interpreta come una mossa della disperazione, un'operazione circense.

Al contrario. È una scelta lucida e responsabile, nata dalla consapevolezza che il Ticino aveva e ha bisogno di un cambiamento concreto. In quanto forza politica di maggioranza relativa in governo, riteniamo doveroso assumerci questo compito e dare un segnale forte. Non è mai successo, nella storia del Canton Ticino, che due consiglieri di Stato si scambiassero così i Dipartimenti. Ma è proprio l’eccezionalità della situazione a richiedere scelte fuori dall’ordinario. E noi, come sempre, siamo pronti a fare la nostra parte con coraggio e senso del dovere.

Un'altra critica è sulla modalità di comunicazione. Venire a sapere da un domenicale di partito qualcosa che riguarda il governo cantonale intero, per qualcuno, non è stato il massimo. Come replica?

Per quanto mi risulta, il governo è stato informato prima che ‘Il Mattino’ pubblicasse la notizia e prima ancora che Gobbi e Zali ne parlassero pubblicamente, oggi durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Non c’è stato alcuno sgarbo istituzionale: i colleghi sono stati informati in modo corretto e nei tempi giusti. Dopodiché, ‘Il Mattino della domenica’ ha semplicemente fatto il suo mestiere e ha deciso di uscire con la notizia. E se poi il Mago Otelma ci ha azzeccato... beh, non è certo colpa nostra! (ride, ndr)

Claudio Zali è stato il protagonista di questa prima fase di trattativa con l'Udc, con il veto posto dai vostri alleati alla sua presenza in lista nel 2027. Questo cambio di Dipartimento è interpretabile come una presenza di Zali sulla lista e il vostro mettere in conto di andare da soli?

Claudio Zali, ad oggi, non ha ancora sciolto le riserve sulla sua eventuale ricandidatura. Il cambio di Dipartimento non va letto in chiave elettorale, ma come frutto di una valutazione condivisa tra la Lega e i due consiglieri di Stato, che si sono messi entrambi a disposizione della causa con grande senso di responsabilità. È stata una nostra proposta, e loro l’hanno accolta con convinzione. Se Zali dovesse decidere di candidarsi, come già ribadito più volte, potrà contare sul pieno sostegno della Lega. Quanto all’Udc, non stiamo chiudendo alcuna porta: non lo abbiamo mai fatto, né intendiamo farlo. Ma le scelte strategiche che riguardano la Lega dei ticinesi le decidiamo all’interno del nostro movimento, e ci assumiamo con serietà e trasparenza tutta la responsabilità delle nostre decisioni.

Rimanendo a Zali, quali sono i pro e i contro nel vederlo alla conduzione del Dipartimento istituzioni?

Zali porta con sé una solida esperienza, un forte senso delle istituzioni e un approccio rigoroso ai dossier. Ci aspettiamo che riesca a imprimere la sua impronta in tempi brevi. La decisione di proporre questo arrocco nasce proprio da una consapevolezza che abbiamo sviluppato: la giustizia, il Terzo potere, è in grande difficoltà e ha bisogno di riforme. E per affrontare una sfida di questa portata non potevamo immaginare un profilo più adatto del suo. Da lì a cascata è arrivato tutto. Zali dovrà inoltre riattivare il dialogo con i Comuni, altro fronte strategico per il Dipartimento. Tra i primi nodi da sciogliere ci sarà il destino del progetto Ticino2020, attualmente in fase di stallo. Come lo vorrà gestire, sarà una sua decisione: ha piena libertà di valutazione e noi confidiamo nella sua capacità di analisi e di azione.

E Gobbi al Dipartimento del territorio cosa può portare?

Se abbiamo ritenuto che Zali fosse la figura ideale per affrontare il dossier giustizia, siamo altrettanto convinti che Gobbi rappresenti il profilo giusto per tornare a parlare al territorio in maniera più diretta e meno in giacca e cravatta, più vallerana e più leghista nel senso spiccio del termine. In quanto uomo di montagna, sono certo che Gobbi affronterà di petto il tema dei rustici e che saprà instaurare un dialogo più immediato e franco con tanti settori come quello dei cacciatori, dei pescatori o degli enti locali. Norman è un uomo da terreno, Claudio più da scrivania. Abbiamo chiesto loro un modo migliore di sfruttare ogni loro peculiarità umana e professionale, siamo davvero contenti che abbiano accettato, con spirito di servizio, questa sfida per rafforzare il Ticino.

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