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Il presidente del Tribunale d'appello: ‘Ho tentato anch'io un arrocco, ma non ho trovato nessuno’

Inizia con una battuta il giudice Tattarletti all'inaugurazione dell'anno giudiziario 2025-2026. La relazione sui temi risorse e autonomia finanziaria

Giovan Maria Tattarletti
(Ti-Press)
2 giugno 2025
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«La notizia ci ha sorpreso tutti. Ho tentato anch’io un arrocco ma non ho trovato nessuno, quantomeno fino all’anno prossimo», cioè quando scadrà il suo mandato biennale alla testa della massima autorità giudiziaria cantonale. Ha esordito con una battuta, seguita da sorrisi e applausi, il presidente del Tribunale d’appello Giovan Maria Tattarletti intervenendo questa mattina alla cerimonia di apertura dell’anno giudiziario 2025-2026. La notizia è quella del giorno prima: il prospettato scambio in governo dei dipartimenti fra i leghisti Norman Gobbi e Claudio Zali. Gobbi alla guida del Territorio, l’ex magistrato Zali a quella delle Istituzioni, sotto il cui cappello (amministrativo) c’è anche la magistratura. La manifestazione, come è consuetudine, si è svolta al Palacongressi di Lugano e Tattarletti ha tenuto la propria relazione dopo i discorsi di Gobbi e Zali.

‘Dalla Perfect storm si è usciti in tempi ragionevoli’

Il giudice d’Appello si è anzitutto soffermato sul cosiddetto caos Tribunale penale cantonale, sfociato nella destituzione, da parte del Cdm, il Consiglio della magistratura, di due giudici (il loro ricorso contro il licenziamento è tuttora pendente al Tribunale federale) e nelle dimissioni del presidente dello stesso Tpc. «Il secondo semestre del 2024 e i primi mesi di quest’anno – ha ricordato Tattarletti – sono stati estremamente impegnativi: hanno messo a dura prova non solo le persone direttamente coinvolte, ma anche coloro che in varia veste, segnatamente come membri del Cdm e della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, sono stati chiamati a occuparsi delle vicende interne al Tpc e delle procedure che ne sono scaturite, alcune pendenti». Soprattutto «si è trattato di resistere anche a pressioni e tentativi di ingerenza nelle procedure in corso, che evidentemente necessitavano di tempi diversi da quelli della cronaca e della politica». Un periodo durante il quale «molti, troppi, hanno concorso a esacerbare la situazione, anziché stemperarla e lasciare il tempo alle istanze preposte di fare il loro lavoro secondo le competenze e le procedure previste dalla legge, non da ultimo salvaguardando i diritti delle persone coinvolte. Tutto questo non è stato facile». La crisi è comunque rientrata, ha assicurato il presidente del Tribunale d’appello. «E guardiamo avanti con fiducia». Fiducia che, ha sottolineato, «deriva anzitutto dal poter contare su istituzioni giudiziarie forti e credibili. Le quali, a partire dal Consiglio della magistratura, «hanno saputo tenere la barra al centro e uscire dalla Perfect storm, come l’ha definita nella relazione annuale lo stesso Cdm, in tempi ragionevoli».

‘I sost pp siano un rinforzo effettivo, da non compensare quindi con una riduzione dei segretari giudiziari’

Anche quest’anno il presidente del Tribunale d’appello è tornato sul tema delle risorse. A cominciare da quelle umane. «Solo adeguate risorse, e non solo magistrati, ma anche unità amministrative di supporto, possono assicurare una tempestiva e qualitativamente soddisfacente risposta di giustizia», ha evidenziato Tattarletti. L’anno scorso il Tribunale d’appello ha tuttavia «operato a ranghi invariati e il 2025 non si prospetta diverso». E per quanto riguarda le altre autorità giudiziarie? «Dovrebbe essere finalmente in dirittura di arrivo il progetto di potenziamento ordinario della Pretura penale, contestualmente a un’estensione delle sue competenze decisionali». Per quel che concerne il Ministero pubblico, la ventilata reintroduzione della figura del sostituto procuratore pubblico «potrebbe essere un passo nella giusta direzione: permetterebbe di introdurre anche una sorta di carriera interna e un periodo di prova, preparando giovani magistrati ad assumere successivamente compiti su casi complessi». A patto che questo «si traduca in un rinforzo effettivo, ciò che non sarebbe il caso se la reintroduzione dei sost pp venisse compensata con l’equivalente riduzione degli attuali segretari giudiziari (stretti collaboratori dei procuratori, ndr)», ha ammonito il giudice ed ex procuratore pubblico. Parole implicitamente indirizzate alla commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ alle prese col dossier. Discorso rinforzi sempre aperto invece per la Corte d’appello e revisione penale, la Carp. «Il cui potenziamento sollecitato ormai da qualche anno nei rendiconti sembra di là da venire».

‘L’autonomia finanziaria rafforza la separazione dei poteri e lo Stato di diritto’

Altro capitolo toccato da Tattarletti, l’autonomia del potere giudiziario. «Per poter adempiere al loro compito, quello di dispensare giustizia in piena indipendenza, i tribunali non devono soltanto essere protetti nella loro attività giudicante dalle influenze esterne, ma devono essere dotati delle necessarie risorse finanziarie, umane e materiali – ha sostenuto il presidente del Tribunale d’appello –. Il potere giudiziario non può rendere giustizia in tempi celeri senza disporre di mezzi sufficienti». Da qui «l’esigenza che il potere giudiziario sia autonomo quantomeno in una certa misura nella gestione delle risorse a sua disposizione». È quindi «molto apprezzabile che nel 2024 la commissione ‘Giustizia e diritti’ abbia posto espressamente l’autonomia finanziaria, gestionale e amministrativa della Giustizia quale obiettivo da raggiungere, obiettivo che il Gran Consiglio ha condiviso lo scorso ottobre – ha continuato il magistrato riferendosi alla risoluzione parlamentare sulle riforme a favore della giustizia ticinese –. Mentre il Consiglio di Stato è apparso molto più cauto indicandola come indirizzo strategico per una giustizia ticinese moderna». Tattarletti si è augurato che «non resti nel cassetto, ma che possa essere portata avanti contemporaneamente con gli altri importanti progetti, l’attribuzione alla magistratura di una piena autonomia». Un passo «già compiuto a livello federale e in molti altri Cantoni, destinato a rafforzare la separazione dei poteri, che è garanzia di libertà, e lo Stato di diritto».