laR+ Ticino

‘Il 14 giugno non è solo una data simbolica: è un promemoria collettivo’

La responsabile di Donna-lavoro all’Ocst, Davina Fitas, sull’importanza di continuare a parlare di parità: ‘Un tema che riguarda tutte e tutti’

‘Ogni anno un’occasione per chiedersi a che punto siamo’
(Keystone)
7 giugno 2025
|

«Il 14 giugno non è solo una data simbolica: è un promemoria collettivo». È in questi termini che Davina Fitas, coordinatrice della sezione Donna-lavoro dell’Ocst, ribadisce la centralità di continuare a parlare di parità quasi quarantacinque anni dopo il voto del 1981 che sancì in Svizzera il principio di uguaglianza nella Costituzione federale.

‘Scrivere l’uguaglianza su carta non basta’

Certo, quello del 1981, dice Fitas, «fu un passo storico». Tuttavia, rimarca, «da allora è diventato evidente che scrivere l’uguaglianza su carta non basta». E spiega: «Restano ancora molte disuguaglianze nei fatti. Le differenze salariali, la sotto-rappresentanza femminile nei ruoli decisionali, la fatica di conciliare lavoro e famiglia che ricade sproporzionatamente sulle donne, la violenza di genere, sono tutte questioni ancora molto presenti». Ragione per cui «la parità resta un tema centrale», proprio perché «riguarda tutte e tutti e perché non è un traguardo già raggiunto, ma un percorso ancora in divenire». Insomma, per la coordinatrice di Donna-lavoro, «ogni anno il 14 giugno è l’occasione per chiedersi a che punto siamo».

Come detto, tanto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare. «In Svizzera, secondo i dati più recenti – rileva infatti Fitas –, la disparità tra i salari mediani di donne e uomini è del 9,5%. Una parte di questo divario, circa il 7%, resta inspiegabile, cioè non giustificabile da fattori oggettivi come l’anzianità o il tipo di impiego». In Ticino, illustra la sindacalista, la disparità è leggermente inferiore e pari all’8,4%». Va però «considerato che il salario mediano in Ticino è più basso di quello svizzero, quindi le donne ticinesi sono doppiamente discriminate. La struttura economica è particolarmente orientata verso il terziario e c’è una forte presenza di lavori a tempo parziale e con salari contenuti».

Fitas ha poi le idee chiare. In termini di sfide, tra quelle più rilevanti ci sono «il riconoscimento e la retribuzione equa del lavoro femminile, il miglioramento delle politiche di conciliazione tra vita professionale e privata, la lotta contro gli stereotipi di genere già a partire dalla scuola, e una cultura del lavoro che riconosca e valorizzi la diversità». Cosa fare quindi per migliorare la situazione? Anche qui la sindacalista è chiara: «Servono più strumenti concreti e applicabili. Penso a controlli efficaci sull’applicazione della legge sulla parità, formazione per i datori di lavoro, sostegno a politiche aziendali inclusive, e una presenza femminile più forte nei luoghi dove si prendono decisioni».

‘La legge c’è, ma è spesso poco conosciuta’

Vista la necessità di continuare a parlarne, proprio il 14 giugno – giorno in cui tradizionalmente sono previsti in Svizzera numerosi eventi per parlare di parità – Ocst Donna-lavoro organizza un appuntamento sul tema. «È un incontro – spiega Fitas – che si pone come obiettivo una riflessione relativa al punto in cui ci troviamo rispetto alla Legge federale sulla parità dei sessi. È ovviamente aperto a tutte e a tutti: lavoratrici, lavoratori, datrici e datori di lavoro, giovani, persone pensionate e persone interessate al tema della parità». L’Ocst opta quindi per un momento più riflessivo per parlare di parità. «La nostra scelta di un evento di riflessione – chiarisce in tal senso la coordinatrice di Donna-lavoro – nasce dalla convinzione che prima di agire serva comprendere. La parità non è solo una questione sindacale, ma culturale, sociale, politica. Serve tempo per parlarne, confrontarsi, capire dove sono gli ostacoli e quali sono le risorse».

Concretamente, sottolinea Fitas, «organizzando questo evento abbiamo voluto creare uno spazio in cui la voce di esperte ed esperti si unisca a quella delle esperienze concrete, per offrire strumenti di comprensione ma anche ispirazioni pratiche. È anche un modo per dire che la parità non si ottiene ‘contro’ qualcuno, ma lavorando insieme». Nella locandina dell’incontro si insiste in effetti molto sui meccanismi della legge e sulla parità nei diritti e nei fatti. «La legge c’è, ma troppo spesso resta lettera morta o, meglio, è poco conosciuta», constata la sindacalista. «Molte persone – prosegue – non sanno nemmeno quali siano i loro diritti in materia di parità, oppure non sanno come farli valere. Essere informati significa essere più forti. Quando si conoscono i propri diritti, si può chiedere rispetto, si può agire in caso di discriminazione, si può anche aiutare chi è in difficoltà». Non solo. «La legge – mette in luce – non basta da sola: va accompagnata da consapevolezza e volontà politica. Parlare di ‘parità nei diritti e nei fatti’ significa mettere il dito sulla distanza che spesso c’è tra le norme e la realtà. E colmare quella distanza è un impegno collettivo».

‘Discriminazioni con conseguenze devastanti’

E in Ticino, stando all’esperienza dell’Ocst, continuano a sussistere casi emblematici di disparità. «Uno dei casi che ci capita con una certa frequenza – osserva la sindacalista – riguarda donne che, dopo la maternità, si vedono ridimensionare le responsabilità o il carico di lavoro senza una reale motivazione. In alcuni casi, addirittura, si trovano confrontate con il licenziamento». Discriminazioni, deplora Fitas, che hanno «conseguenze devastanti sulla carriera e sull’autonomia economica delle donne». Un altro esempio rappresentativo riguarda le trattative salariali: «Riceviamo segnalazioni da donne che scoprono di avere un salario inferiore rispetto ai colleghi uomini con la stessa qualifica e responsabilità. A volte è il confronto con i colleghi o con il sindacato a far emergere la disparità. Il fatto che debbano scoprirlo quasi per caso dimostra quanto sia ancora difficile garantire trasparenza e giustizia». Secondo Fitas, «questi casi ci ricordano che la parità non è solo un valore astratto, ma un diritto da proteggere con determinazione, ogni giorno». Per questo motivo la responsabile Donna-lavoro dell’Ocst invita a partecipare all’evento che si terrà appunto sabato 14 giugno dalle 10 alle 12 presso la sede di Lugano del sindacato. Maggiori informazioni e iscrizioni sul sito dell’Ocst.

La manifestazione

In piazza per dire che ‘non è normale’

Sempre il 14, sotto lo slogan ‘Non è normale’, si terrà anche una manifestazione femminista a Bellinzona dalle 16 in Piazza del Sole. “Non è normale – si legge sulla locandina dell’evento – che nelle prime quindici settimane del 2025 quattordici donne in Svizzera siano state uccise per il semplice fatto di essere donne. Non è normale che, come donne, se subiamo una molestia o un’aggressione dobbiamo difenderci da forme di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria. Non è normale che noi donne guadagniamo ancora circa il 20% in meno degli uomini per un lavoro di pari valore”. La manifestazione è promossa dal collettivo Io l’8 ogni giorno e sostenuta da: Uss Ticino e Moesa, Collettivo Scintilla, Viole spinate, Punto zero, ErreDiPi, Coordinamento donne della sinistra, Kollettiva Jiyan, Pcr, AvaEva, Cusp, Associazione Casa e Consultorio delle donne, Mps, Gioventù anticapitalista, Collettivo sciopero femminista, Sciopero per il futuro, Più Donne, Unia, Vpod, Syndicom, Ssm, Sev, Associazione NascereBene, GiovaniVerdi, Amnesty.