Il segretario regionale dell’Ssm Riccardo Mattei sugli ulteriori tagli alla Rsi nel 2026: ‘Soppressi quasi una sessantina di posti di lavoro in due anni’
«Non è in discussione se si debba o no risparmiare, il punto è ridurre al massimo l’impatto sul personale». Ha le idee chiare Riccardo Mattei, segretario regionale dell’Ssm, il Sindacato svizzero dei media: l’annuncio della Rsi di ulteriori 7 milioni di risparmio e della soppressione di 37 posti di lavoro a tempo pieno nel 2026 «preoccupa». E non poco. Il secondo giro di tagli alla Radiotelevisione della Svizzera italiana si aggiunge ai 5 milioni di risparmi e alla rinuncia di 15 impieghi comunicati lo scorso anno. «Si tratta di quasi una sessantina di posti di lavoro soppressi in due anni», rimarca Mattei. Insomma, il quadro è a tinte fosche.
La nuova fase è stata presentata stamattina ai collaboratori dal direttore della Rsi Mario Timbal e resa nota con un comunicato pubblicato sul sito dell’ente di Comano. Nota in cui si precisa che “la riduzione dei posti di lavoro sarà gestita, per quanto possibile, attraverso fluttuazioni naturali e pensionamenti anticipati con piano sociale”. Ciononostante, si legge, “sono previsti dei licenziamenti. I risparmi interesseranno ogni settore dell’azienda e le unità direttamente coinvolte saranno informate nel più breve tempo possibile”. Alla radice degli ulteriori risparmi, la parziale compensazione del rincaro sul canone decisa dal Consiglio federale e la continua diminuzione degli introiti pubblicitari.
«Le misure annunciate – commenta in tal senso Mattei – non fanno purtroppo riferimento all’abbassamento del canone a 300 franchi entro il 2029. Sarà poi attraverso il progetto di trasformazione aziendale ‘Enavant Srg Ssr’ che si affronteranno le misure relative all’ordinanza del Consiglio federale». Un’operazione, sostiene il segretario regionale dell’Ssm, «che toccherà circa mille posti di lavoro a livello svizzero e 180-200 nella Svizzera italiana». Rincara la dose Mattei: «Non si può fare astrazione del fatto che quanto viviamo oggi sia già complesso. Il vero cambio di scala in quanto a misure di risparmio richieste arriverà però a partire dal 2027, quando si inizierà a parlare dell’ordinanza dei 300 franchi del Consiglio federale». Sotto scacco, afferma, «non più qualche decina, ma centinaia di posti di lavoro che verranno soppressi anche nella Svizzera italiana».
Scenari catastrofici che, a detta di Mattei, «sono previsti senza neanche arrivare ad aprire il discorso dell’iniziativa per il dimezzamento della Ssr». Il sindacalista fa riferimento all’iniziativa popolare federale ‘200 franchi bastano!’ – lanciata nel 2023 dall’Udc, dall’Unione svizzera arti e mestieri (Usam) e dai Giovani liberali radicali – che chiede di ridurre il canone radiotelevisivo da 335 a, appunto, 200 franchi all’anno, come pure di esentare le società e le imprese dal pagamento del canone. «In caso di approvazione – ventila Mattei – per la Svizzera italiana il rischio sarebbe una perdita della produzione sul territorio». Certo, non nasconde, «verrebbero garantite le risorse per produrre in tutte lingue nazionali, italiano compreso». Ciò detto, «non ho dubbi che ci sarà una Rsi, ma non sarà più una Rsi prodotta nella Svizzera italiana e legata al territorio come avviene oggi».
Tornando alle misure annunciate oggi, osserva Mattei, «il sindacato sta seguendo il processo di risparmio molto da vicino, tant’è che è stata formata già in gennaio una commissione del personale volta anche alla ricerca di alternative ai licenziamenti». Tale commissione, spiega il segretario regionale dell’Ssm, «sta dando molto spazio all’incontro con i colleghi, raccogliendo idee e preoccupazioni. L’idea è davvero quella di coinvolgere il più possibile tutto il personale perché è solo grazie a chi svolge i lavori e conosce bene i processi interni che è possibile individuare alternative vere che forse dall’alto sfuggono». Un bilancio, tiene però a precisare Mattei, «sarà possibile solo una volta portati a termine i pacchetti di misure di risparmio».
Tra le misure annunciate stamane, anche l’abbandono della sede di Besso e alcune novità sui programmi. “Abbiamo lavorato sull’offerta, sulle modalità produttive e sulla riorganizzazione dei ruoli di supporto per garantire i risparmi necessari e allo stesso tempo il nostro mandato di servizio pubblico – illustra Timbal citato nella nota apparsa sul sito –. Anche in un contesto di costante riduzione delle risorse vogliamo però continuare a rinnovare la nostra offerta. Tra le novità in preparazione, da settembre, proporremo su La1 un nuovo appuntamento quotidiano in diretta, realizzato grazie alla collaborazione tra Informazione, Cultura e Sport”. Non solo. “Ci apprestiamo inoltre a lasciare la storica sede radiofonica di Besso, che diventerà la Città della Musica, per riunire radio, televisione e digitale nel nuovo Polo Rsi di Comano. Si tratta di un passaggio chiave verso una maggiore integrazione produttiva tra i diversi media, che aprirà la strada a nuove sinergie e ulteriori risparmi”.