Il rapporto della commissione parlamentare in Gran Consiglio, Patrick Rusconi: senza rapidi interventi si rischia davvero il collasso
All’alba delle 20.30, e nello sfinimento generale, in Gran Consiglio è cominciata la discussione sulla situazione difficile in cui versano le carceri ticinesi fotografata, in maniera efficace, dalla commissione parlamentare preposta alla sorveglianza delle condizioni detentive. Sovraffollamento «ormai cronico», agenti di custodia sotto stress e numericamente insufficiente, sempre più reclusi con problemi psichici, che necessitano di una miglior presa a carico e quindi di «un adeguato percorso terapeutico», strutture «ormai datate»: questo e altro stasera negli interventi in aula dei membri della commissione.
A cominciare da quello del suo presidente, il deputato liberale radicale Patrick Rusconi, autore del rapporto sull’attività svolta dall’organo parlamentare fra il maggio 2024 e il maggio di quest’anno. «Occorre un potenziamento urgente del personale carcerario, tenendo conto delle disponibilità finanziarie del Cantone, e servono nuove strutture per la presa a carico dei detenuti affetti da disturbi di natura psichica: l’aumento di questi casi rappresenta un’emergenza e ciò a fronte di una sola psichiatra e di una sola psicologa, rispettivamente all’ottanta e al cinquanta per cento», ha sottolineato Rusconi. E servono spazi. «Quanto a sovraffollamento, le due carceri principali, Stampa e Farera, registrano spesso un’occupazione superiore alla loro capienza». Insomma «il sistema penitenziario non può reggere questa pressione, il rischio è veramente il collasso». Per scongiurarlo «devono esserci oggi anche interventi strutturali», leggasi «nuovo carcere», ha evidenziato a sua volta il centrista Giovanni Berardi. Un nuovo penitenziario: se ne parla da (troppo) tempo. Le prigioni ticinesi «sono ormai datate», ha rilevato Berardi (Rusconi: «il Canton Grigioni ha costruito un carcere in quattro anni...») E quindi, per dirla con Josef Savary (Ps e Forum alternativo), «bisogna investire». Già.
Eloquente la democentrista Lara Filippini: «Le nostre carceri sono al limite strutturale e funzionale. Il sovraffollamento è ora costante. Senza dimenticare il carico di lavoro cui è sottoposto il personale e il crescente numero di detenuti con problemi psichici. Non possiamo pensare che il penitenziario della Stampa, edificato negli anni Sessanta del secolo scorso, possa reggere in queste condizioni. E allora i problemi vanno affrontati con determinazione e la necessaria lucidità politica». E rivolgendosi ai colleghi parlamentari, ha aggiunto: «Non possiamo alzare i toni sul Preventivo e poi quando si tratta di votare dei crediti necessari ci si nasconde dietro i distinguo». Altrettanto chiara Giulia Petralli dei Verdi: «Le strutture carcerarie sono in condizioni fatiscenti, c’è carenza di personale e i detenuti con disturbi psichici sono in aumento». Tutto questo rischia di compromettere «il processo di risocializzazione degli stessi detenuti». Il sovraffollamento «non è un imprevisto: è il frutto di scelte rimandate». Occorre «una pianificazione coraggiosa». Anche dallo stato delle carceri, ha ricordato Petralli, «si misura la nostra idea di giustizia». Per la leghista Maruska Ortelli «i casi di detenuti con problemi psichiatrici sono tanti, è un grosso problema».
Il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi: «Una singola cella costa, quanto a investimento, 500mila franchi. Ristrettezze finanziarie (del Cantone, ndr) e scelte».