Prevista un'ottantina di licenziamenti nelle altre regioni linguistiche, nessuna ripercussione sul personale in Ticino
Il quotidiano cartaceo gratuito 20 minuti si fermerà a fine anno in tutta la Svizzera. "A causa del rapido mutamento delle abitudini di fruizione dei media e del calo degli introiti dalla stampa, l’azienda ha deciso di cessare l’edizione giornaliera cartacea a partire dalla fine del 2025 in tutta la Svizzera, e concentrare le risorse esclusivamente sulle attività digitali", comunica la società con una nota diramata stamattina. La riorganizzazione porterà alla perdita di 80 posti di lavoro, con la chiusura delle redazioni regionali di Basilea, Ginevra, Lucerna e San Gallo. Il tutto sarà quindi concentrata in tre sedi nazionali: Losanna, Berna e Zurigo. La società ha previsto un piano sociale per i dipendenti colpiti dalla riorganizzazione.
Stando a quanto riferisce il portale ‘tio.ch’, in Ticino dal 2026 le attività editoriali si concentrerà esclusivamente sulla versione online Tio/20 minuti. «La versione italiana di 20 minuti è totalmente legata a quella svizzero-tedesca e romanda, e quindi la decisione di terminare la pubblicazione del quotidiano a livello nazionale non poteva che coinvolgerci» spiega Gianni Giorgetti, direttore di Tio e 20 minuti. La cessazione del giornale cartaceo non avrà ripercussioni sul personale attivo in Ticino. «Avendo in Ticino una situazione totalmente differente dal gruppo zurighese per il semplice fatto che la Sa è una joint-venture autonoma nella gestione corrente, constatando le serie difficoltà iniziate nel 2020, in questi anni abbiamo cercato di prevenire il più possibile questa probabile decisione», afferma Giorgetti.
Giacomo Salvioni, editore di 20 minuti, dal canto suo ritiene che «quello che sta accadendo è molto triste. Il giornale gratuito viene letto sempre meno. Diminuendo la richiesta, inevitabilmente diminuisce la pubblicità. Un giornale gratuito dovrebbe avere il 50% di pubblicità e negli ultimi anni la quota è scesa notevolmente fino al 10%-20%. E con queste cifre non è sostenibile portare avanti un giornale di questo tipo». Infine un richiamo alla politica: «I giornali continuano a licenziare e a chiudere, e personalmente mi domando quando la politica si renderà davvero conto di quello che sta accadendo. La morte di un giornale dovrebbe essere un campanello d'allarme, ma qui non reagisce nessuno. È inammissibile che il Parlamento voglia estendere gli aiuti indiretti alla stampa e c'è chi, come Udc e Plr, lanciano un referendum per affossare l'iniziativa. I politici devono capire che non si tratta di aiutare gli editori, bensì difendere la democrazia».