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Caso Alberti, Piccaluga: ‘Da tutta questa storia la Lega è parte lesa’

Il coordinatore leghista reagisce dopo la conferenza stampa dell’Mps sul rapporto segreto: ‘Grancassa che è rimasta afona, è un petardo bagnato’

Daniele Piccaluga
(Ti-Press)

«Da tutta questa storia la Lega è parte lesa!». E ancora: «La grancassa suonata dall'Mps mi pare che sia rimasta afona, e che si tratti di un petardo bagnato basato su decreti di abbandono», commenta raggiunto da ‘laRegione’ il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga riguardo quanto emerso oggi dalla conferenza stampa del Movimento per il socialismo sul caso Alberti.

Non solo, la contraerea si è alzata con forza: «In più, ci sono numerose illazioni strumentali, semplicemente diffuse da chi ha un interesse personale a diffonderle. E l'Mps ha abboccato all'amo». E in tutto questo, Piccaluga alza lo scudo anche sui suoi consiglieri di Stato: «Scusi, cosa avrebbero dovuto mai sapere? Quello che è stato detto nella stessa conferenza stampa dell'Mps: nulla. Chi, e per cosa avrebbero dovuto informare? Avrebbero davvero dovuto dire qualcosa tipo “Abbiamo sentito delle voci, abbiamo verificato, nulla è emerso”? Siamo al ridicolo».

Per quanto riguarda la posizione di Sabrina Aldi, e se preoccupi via Monte Boglia, Piccaluga è schietto: «Anche lei esattamente come tutti gli esponenti della Lega, se chiacchierata pone degli interrogativi. Ma che la Lega si pone, e porrà, quando i fatti saranno davvero tutti chiari e tutti accertati».

A ruota il deputato e vicecoordinatore Alessandro Mazzoleni: «È stato definito un rapporto segreto ma in realtà non c’è nulla di segreto: era un rapporto confidenziale e interno alla Lega che, come confermato dal procuratore generale, non contiene elementi rilevanti dal profilo penale. Poteva eventualmente contenere delle informazioni di natura politica e per questo Alberti e Aldi sono stati convocati e sentiti dal Coordinamento della Lega. Poco dopo il Ministero pubblico ha aperto una procedura penale a carico di Alberti: la Lega ha quindi sospeso ogni suo eventuale provvedimento politico nei confronti dei due, in attesa dell’esito dell’inchiesta penale. Tutto qui».

Aldi: ‘Tentativo di dare informazioni distorte su un procedimento in corso’

«È un tentativo di dare un’informazione distorta di un procedimento in corso. Sono tesi già smentite da un’istruttoria, è una modalità scorretta. Che l’Mps si sia prestato a una cosa del genere, sorprende molto». Questa, in estrema sintesi, l’opinione della granconsigliera Sabrina Aldi su una vicenda che non la vede coinvolta nell’inchiesta – è stata sentita solo come testimone –, ma certamente ne è protagonista. «Tutto quel che è emerso in conferenza stampa è già tutto agli atti della Procura» sottolinea, da noi sentita, precisando che «è assolutamente falso che io avrei asportato della documentazione societaria».

Il ruolo di Aldi, direttrice amministrativa di Anesthesia Care per un breve periodo, è legato nella ricostruzione soprattutto al ruolo di ponte fra le varie cariche: oltre alla sua, a quella di Alberti nel Cda dell’Eoc e a quella del figlio del dottor Camponovo in magistratura. «Intanto, non c’è stato nessun pranzo a quattro al ristorante Orologio a Lugano, meno che meno un pranzo per discutere di una presunta ‘combine’. Alberti, per il Cda dell’Eoc, si era proposto diversi mesi prima e non c’erano ancora state le dimissioni della pp Pamela Pedretti. Di che ‘combine’ parliamo?» si chiede. La granconsigliera ribadisce inoltre che «non c’è stato alcun conflitto d’interessi» riguardo alla nomina di Alvaro Camponovo. «Non eleggo certo io da sola i magistrati». Ma l’aveva proposto lei. «Sì, a nome della Lega. Non avevamo una folta rosa di nomi dalla quale scegliere, e si trattava di un candidato il cui nome era emerso già un anno e mezzo prima e non l’avevo portato io come nome».

Altro dubbio instillato dall’interrogazione, il fatto che nel 2025 Aldi non abbia assunto – come da prassi, visto che era prima vicepresidente – la presidenza della Giustizia e diritti, come conseguenza di questa vicenda e dei malumori interni. «Non è così. Ho due figli piccoli, un lavoro impegnativo e anche quella è una commissione impegnativa, ultimamente sotto pressione. Inoltre, sono molto meno motivata nei confronti della politica rispetto a qualche anno fa. Ci sono situazioni che non mi piacciono in generale e anche nel partito sono cambiate diverse persone».

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