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‘Le isole di calore sono un problema e le città devono diventare delle spugne’

Il Consiglio di Stato accoglie il principio dell'iniziativa presentata da Zanini-Barzaghi. ‘La temperatura percepita si può ridurre di 10 gradi’

Serve più verde
(Ti-Press)
26 giugno 2025
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Lo stiamo vivendo in questi primi giorni d’estate e lo percepiremo ancora di più nel fine settimana, quando l’allerta canicola salirà al livello di pericolo marcato: il caldo si fa sentire e può diventare un problema anche per la salute, soprattutto in città. Motivo per cui, specialmente nei centri urbani, è necessario adattare gli spazi pubblici per impedire che si sviluppino isole di calore. È quanto pensa il Consiglio di Stato, che attraverso un messaggio governativo dà ragione a un’iniziativa parlamentare elaborata presentata nel settembre del 2024 dalla deputata socialista Cristina Zanini Barzaghi (prima firmataria) e dai colleghi Ivo Durisch, Danilo Forini e Beppe Savary. Iniziativa che chiede alcune modifiche alla Legge sulle strade per favorire, tra le altre cose, il concetto di “città spugna”, ovvero la capacità di assorbire il calore.

“I temi trattati dall’iniziativa – riconosce il Consiglio di Stato nel messaggio – sono noti e di attualità: per far fronte ai cambiamenti climatici, le nostre città devono adattarsi a reinventarsi. Negli insediamenti il fenomeno delle isole di calore è in aumento, riducendo benessere e vivibilità”, senza dimenticare gli eventi di pioggia estrema o di siccità prolungata che si registrano con maggior frequenza e intensità, causando ingenti danni ad abitanti, infrastrutture e ambiente. “Per contrastare questa tendenza è necessario ridurre le superfici impermeabili, potenziare la ritenzione e promuovere le aree verdi. Sono interventi – sottolinea il governo – facilmente attuabili e che hanno un’efficacia tangibile”. È infatti dimostrato che una strada urbana dotata di alberature e pavimentazione drenante permette di ridurre significativamente la temperatura percepita, fino a dieci gradi. “Queste misure – fa notare l’Esecutivo – hanno anche importanti effetti ambientali, migliorando la biodiversità in ambito urbano e i collegamenti ecologici, oltre che sociali, dal momento che possono favorire la formazione di spazi aggregativi”. Insomma, per il governo l’applicazione del concetto di città spugna e più in generale l’adattamento ai cambiamenti climatici “è opportuna e va sostenuta”. Questo operando principalmente su strade, parcheggi pubblici e piazze che si trovano in centro città e negli agglomerati.

Il Consiglio di Stato suggerisce, quindi, di approvare la proposta modifica dell’articolo 6 della Concezione delle strade. Articolo al quale, come detto, Zanini Barzaghi e cofirmatari chiedono di inserire il concetto di città-spugna e il contenimento delle isole di calore, anche attraverso l’aumento di superfici permeabili e verdi. La richiesta di modifica dell’articolo 10 per quanto riguarda il progetto stradale, che sostanzialmente è analoga a quella precedente, è invece ritenuta ridondante e quindi non necessaria. L’Esecutivo ricorda inoltre che il Dipartimento del territorio sta aggiornando le direttive cantonali sulla concezione dello spazio stradale. “In questo modo saranno precisati i principi ambientali necessari per far fronte ai cambiamenti climatici e alle isole di calore così come la permeabilità del suolo, la ritenzione e il riutilizzo dell’acqua e la biodiversità”.

A Lugano il problema è (anche) agli ecocentri

Isole di calore che si trovano, ad esempio, negli ecocentri di Lugano, come descrive un’interrogazione interpartitica indirizzata al Municipio – primo firmatario: Edoardo Cappelletti (Sinistra) –, che a sua volta riprende un servizio sul tema di ‘area’, e che chiede sostanzialmente alla Città di intervenire in maniera più incisiva a tutela della salute dei propri dipendenti.

Come già svelato dal periodico, per fronteggiare il misto di sole e caldo che ha reso difficili le condizioni lavorative nelle ultime settimane, il Comune ha dotato gli ecocentri di ombrelloni e di... un rifornimento di sali minerali da far sciogliere nell’acqua per reidratare i collaboratori. Nulla da fare per la richiesta di questi ultimi di posare anche delle vele per ombreggiare meglio e dei nebulizzatori per rinfrescare. Troppo poco secondo i consiglieri comunali. Nell’atto parlamentare si ricordano le disposizioni di legge vigenti e le disposizioni di Seco, Suva e Ispettorato del lavoro, come pure il Gruppo operativo salute e ambiente (Gosa) istituito dal Cantone allo scopo di monitorare la situazione nei periodi di canicola e proporre al Governo delle misure da attuare. Si riporta poi l’esempio della Città di Bellinzona, che ha adottato il Piano canicola comunale per definire i principi, le misure tecniche, organizzative e personali da attuare per fronteggiare i rischi connessi a una prolungata esposizione al caldo, al sole e all’ozono, fornendo al personale che opera all’aria aperta uno speciale kit di protezione.

Alla luce di tutto ciò, una decina di domande al Municipio. Si chiede, tra l’altro, se la situazione lavorativa negli ecocentri sia stata analizzata e quali misure siano effettivamente state introdotte, se queste siano sufficienti e se non sia il caso di attivarsi per un confronto con il Gosa e con l’Ispettorato del lavoro per affinare le misure protettive. Parlando di misure concrete, si chiede se non sia il caso di adeguare gli orari di accesso agli ecocentri per evitare le ore più calde, di fornire le strutture di nebulizzatori così come richiesto dai lavoratori, di posare un asfalto più resistente alle alte temperature e di incrementare le alberature.