L’associazione pubblica un documento per fare il punto tra numero e dimensione delle aziende, caratteristiche del personale e mancanza di lavoratori
Fatti e cifre concreti. L’Associazione industrie ticinesi (Aiti) fa il punto sulla situazione. E lo fa in un documento realizzato dopo un lavoro di analisi e preparazione durato alcuni mesi con il supporto dell’Ufficio cantonale di statistica.
“L’industria manifatturiera – si legge nella pubblicazione – è uno dei settori trainanti dell’economia ticinese, caratterizzato da un tessuto imprenditoriale diversificato e dinamico”. Entrando nel dettaglio delle cifre, tra il 2012 e il 2022, il numero di aziende del settore ha subito variazioni significative, raggiungendo un picco di 2’043 unità nel 2014 per poi registrare una contrazione fino al 2019, quando il numero è sceso a 1’932. Tuttavia, gli ultimi anni hanno mostrato una ripresa, con il 2022 che si è chiuso con 1’969 aziende attive, segnando un incremento dello 0,77% rispetto all’anno precedente.
Un altro elemento rilevante riguarda la dimensione delle imprese. La maggior parte delle aziende manifatturiere ticinesi rientra nella categoria delle micro-imprese (1-9 dipendenti), che nel 2022 contavano 1’533 unità, oltre il 77% del totale. Le imprese di medie dimensioni (10-49 dipendenti) si attestavano a 314 unità, mentre le aziende più strutturate con 50-249 dipendenti erano 104. Le grandi imprese con oltre 250 dipendenti rappresentano solo una piccola frazione del totale, con appena 18 unità.
Altro asse preso in considerazione, quello delle caratteristiche del personale impiegato. Nel decennio analizzato, il numero totale degli addetti a tempo pieno (etp) ha oscillato tra le 27’246 unità del 2012 e le 26’178 unità del 2022, mostrando un trend generale di stabilità con alcune variazioni significative. “Queste fluttuazioni – si osserva nella pubblicazione – riflettono sia le dinamiche economiche generali che l’andamento del settore industriale ticinese. Attualmente, l’industria ticinese genera più di un posto di lavoro su dieci nell’economia del nostro Cantone”. Non solo. La presenza femminile resta minoritaria, mentre si osserva un invecchiamento della forza lavoro e una riduzione della componente giovanile. Il ruolo dei lavoratori frontalieri rimane stabile, pur sottolineando una certa dipendenza del settore dall’apporto di manodopera esterna. Queste dinamiche pongono interrogativi sulle politiche future per garantire il ricambio generazionale e la competitività dell’industria ticinese nel lungo termine.
A preoccupare Aiti, la carenza di manodopera qualificata, ma anche una crescente carenza di persone con qualifiche medie o basse.