Ticino

Lupo, il Dt snocciola i numeri e bacchetta il mondo contadino

I dati aggiornati: 23 predazioni certamente attribuite, e altri 16 ancora in fase di verifica. Ma la metà è di ‘animali non protetti adeguatamente’

I dati aggiornati
(Keystone)
17 luglio 2025
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La presenza del lupo in Ticino continua a crescere. L'ultima predazione ad Artore e le proteste di parte della politica e del mondo contadino hanno portato il Dipartimento del territorio a prendere posizione sul tema snocciolando i numeri. E sono numeri di un'espansione definita come strutturale. Secondo gli ultimi aggiornamenti, sul territorio cantonale sono stati accertati cinque branchi: Onsernone, Val Colla, Carvina, Lepontino e, da inizio anno, anche Gridone. A questi si aggiungono sei coppie stabili, tre in più rispetto al 2024, segnale di una popolazione in consolidamento. Il censimento indica una popolazione adulta stimata tra 26 e 28 lupi, includendo i membri dei branchi e delle coppie. Tale numero potrebbe salire di circa dieci unità, considerando i lupi nomadi o in dispersione provenienti da regioni limitrofe. La composizione attuale dei branchi, sulla base dei dati genetici e del monitoraggio estensivo, è la seguente: Onsernone (3 adulti), Val Colla (2-3), Carvina (2-3), Lepontino (3) e Gridone (4). Tutti, eccetto Lepontino, sono branchi transfrontalieri, quindi non costantemente presenti sul territorio ticinese.

E di conseguenza le predazioni sono in aumento. Il dato aggiornato al 15 luglio e diffuso dal Dt parla chiaro: i casi di predazione certamente attribuiti al lupo sono 23, mentre altri 16 episodi sono ancora in fase di verifica, per un potenziale totale di 39 casi. Il trend è in crescita: erano 19 nel 2024, 11 nel 2023 e 17 nel 2022. In termini di capi uccisi (soprattutto ovini e caprini), il 2025 ha già registrato 72 decessi accertati, con la possibilità di arrivare a 122 qualora tutti i 16 casi in analisi vengano confermati. I dati degli anni precedenti sono: 38 nel 2024, 42 nel 2023 e 103 nel 2022. Il 2025 potrebbe quindi chiudersi come l’anno più impattante dal 2022, superando i numeri del biennio successivo.

Il problema però, e siamo alla stoccata che il Dt dedica al mondo contadino, è che “la metà delle predazioni riguarda animali che erano proteggibili ma che di fatto non erano adeguatamente protetti, in particolare con recinzioni elettrificate (nel 2024 e nel 2023 questa percentuale era sempre attorno al 50% con rispettivamente 9 casi su 19 e 5 casi su 11, mentre nel 2022 erano oltre il 50% con 11 casi su 17) – scrive il Dt –. Per quanto riguarda il numero di capi uccisi, nel 2025 quelli che erano proteggibili ma non adeguatamente protetti sono stati 33 su 72, potenzialmente 45 su 120 a dipendenza del riscontro sulla proteggibilità (nel 2024 erano 13 capi su 38, nel 2023 erano 25 capi su 42 e nel 2022 erano 55 su 103)”. E gli animali da reddito predati “in situazioni in cui la protezione era possibile, ma non è stata adeguatamente attuata, non possono essere conteggiati né per il risarcimento dei danni né per il calcolo delle soglie di danno rilevante e necessarie a giustificare un’eventuale regolazione del lupo in applicazione della legge”.

Intanto, sul fronte politico dopo l'interpellanza di Tiziano Zanetti (Plr) si registra un altro atto parlamentare: Roberta Soldati (Udc) e Sem Genini (Lega), infatti, bacchettano il governo per non aver ancora presentato – la data limite era il 31 marzo 2025 – il Piano d'azione cantonale per la gestione e la regolazione del lupo votato dal Gran Consiglio approvando una mozione di Genini stesso. Uno strumento "impellente e necessario".

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