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Piccaluga: ‘La Lega non è un comitato del tè coi biscottini, facciamo discutere perché siamo vivi’

Il coordinatore leghista a tutto campo su come ha vissuto questi mesi tra arrocco e Hospita Suisse: ‘A volte ho pensato di mollare, ma sono solo attimi’

‘Dietro la facciata c’è sempre una persona’
(Ti-Press)
21 luglio 2025
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Una nomina improvvisa e qualcosa di mai visto nella storia del Canton Ticino, un arrocco in piena regola tra due consiglieri di Stato e i loro dipartimenti, poi rintuzzato dal governo stesso dopo un mese abbondante di caos e polemiche. Il “repulisti” invocato da ‘Il Mattino della domenica’ ed effettivamente fatto in casa con le dimissioni della deputata Sabrina Aldi e l’espulsione di Eolo Alberti a seguito dell’affaire Hospita Suisse. Botte da orbi dai media, contestazioni dagli altri partiti. L’apprendistato del coordinatore leghista Daniele Piccaluga è stato di quelli gagliardi, e alla fine (ne siamo poi così sicuri?) del tira e molla tra arrocco, arrocchino o più semplicemente, per molti, pastrocchio, a colloquio con ‘laRegione’ intende mettere i puntini sulle i dopo questi mesi.

Qualcuna ne ha data, molte ne ha prese in questi mesi. Però lo doveva ben immaginare che diventare coordinatore della Lega avrebbe richiesto una corazza, anche nel periodo di apprendistato.

Certamente. Ma è bene ricordare che dietro la facciata c’è sempre una persona: con i suoi dubbi, i suoi sacrifici, i suoi momenti di stanchezza e di determinazione.

C’è stato qualche momento in cui, messo da parte lo spirito di servizio, si è chiesto chi gliel’abbia fatto fare?

Francamente sì, e più volte. Dico di più: in certi giorni, quelli in cui sembra che tutto remi contro, ho anche accarezzato l’idea di mandare tutti a quel paese e tornare alla mia vita di prima. Ma sono attimi. Reazioni di pancia, come i temporali estivi: fanno rumore, ti inzuppano l’anima, ma poi passano. A volte basta l’abbraccio di mio figlio, uno sguardo complice di mia moglie, o una chiacchierata schietta con chi condivide questo cammino perché il sorriso torni a galla. Prima parlava di apprendistato... è stato accelerato. Quando ti ritrovi catapultato al centro del vortice, impari a nuotare in fretta. Ma va bene così. Le difficoltà non mi spaventano: ti mettono alla prova, sì, ma se le attraversi con onestà, ti rendono più solido. E più vero. Con fatica, sinceramente. L’equilibrio non è un punto fermo, è un esercizio quotidiano. Ci sono giorni in cui tornai a casa con la testa ancora piena di riunioni e polemiche, e altri in cui basta una cena in famiglia per riportarti a terra. La verità è che la politica ti prende tutto, se glielo permetti. Ma io cerco di non dimenticare chi sono fuori dai ruoli: un marito, un padre, un amico. E bisogna anche avere il coraggio di spegnere il telefono. Altrimenti non guidi nulla: né la Lega, né te stesso.

Ecco, la Lega. È successo di tutto in questi mesi: espulsioni, attacchi, scelte scomode. Come ha vissuto tutto ciò alla testa di un Movimento che da sempre si definisce diverso dagli altri partiti ma che alla fine, sotto sotto...

Con un po’ di ironia, qualche notte in bianco e una buona dose di determinazione. La verità è che non ci si improvvisa coordinatori della Lega: lo si diventa stando dentro alle cose, anche quando l’ambiente politico si surriscalda. La Lega dei Ticinesi, glielo ribadisco, non è come gli altri partiti: è un movimento che fa discutere perché è vivo. Non siamo un comitato del tè coi biscottini, e non lo siamo mai stati. Siamo una forza politica fatta di caratteri forti, di idee. Certo, questo comporta anche scontri, opinioni divergenti, qualche scossone. Ma preferisco cento discussioni vere a un silenzio costruito a tavolino. Meglio un partito che litiga per convinzione, che uno che si spegne per noia o diplomazia. Dirsi pane al pane e vino al vino, senza troppi giri di parole. Di politici campioni del bla bla ne abbiamo già abbastanza. E poi, come dico spesso, mi piace ascoltare le busecche della gente. Perché lì, tra un caffè al bar e una stretta di mano al mercato, trovi l’immediatezza delle sensazioni vere. Quelle che non filtrano dai comunicati stampa, ma che ti dicono dove sta andando davvero il Paese.

E allora perché non fare le vostre assemblee aperte alla stampa? Il suo discorso di apertura e trasparenza vale per tutti ma non per i giornalisti?

La domanda è pertinente, e capisco il punto di vista. Ma l’assemblea, per noi, è un po’ come il sancta sanctorum: uno spazio di confronto autentico, senza filtri, dove ci si dice le cose in faccia, anche quando bruciano. È giusto però ricordare che apertura e trasparenza non si misurano solo dalla presenza della stampa, ma soprattutto dai fatti. Da decisioni prese alla luce del sole e dalla disponibilità a spiegare, anche quando sarebbe più comodo glissare. Noi lo facciamo: comunichiamo, ci assumiamo la responsabilità, e dialoghiamo con i media con comunicati chiari e interviste aperte. Certo, mai dire mai. Potremmo anche tematizzare questa riflessione in futuro, a patto che il confronto sia leale e non si trasformi nel solito gioco delle parti, dove più che cercare risposte si va a caccia di titoli.

Lei si è trovato discrete patate bollenti in mano. Con l’arrocco o tentato tale se l’è oggettivamente andata a cercare, con il caso ‘Hospita Suisse’ se l’è trovata lì. Conflitti e contrasti per lei indeboliscono o fanno crescere?

All’inizio ti scuotono. Poi ti formano. E, se non ti lasci piegare, ti temprano. È un po’ come imparare a nuotare buttandosi dove non si tocca: all’inizio bevi un po’ d’acqua, ma poi scopri che sai restare a galla. E che puoi nuotare anche controcorrente, quando serve. Ogni giorno è un’occasione per crescere. Senza mai rinunciare alle mie convinzioni, sto lavorando per portare dentro la Lega quel rinnovamento necessario che, ne sono convinto, può rafforzare la nostra base e rilanciare il Movimento. Ma attenzione: il cambiamento non si fa da soli. Il timoniere può indicare la rotta, ma serve che tutto l’equipaggio abbia il coraggio di seguirla. Siamo e sono stato vittima di fuoco incrociato da parte dei soliti noti... li ringrazio sinceramente. Perché, quando iniziano a innervosirsi, vuol dire che stai toccando i nervi giusti. E che il cambiamento, quello vero, ha già cominciato a fare effetto.

Ma veramente lei definisce ‘cambiamento’ questo scambio di dossier tra Zali e Gobbi, che ha portato addirittura a una seduta straordinaria di Gran Consiglio programmata per fine agosto da tanto non è piaciuta agli altri partiti?

In un cantone dove per anni non si è mosso nemmeno un fermacarte, basta un riassetto operativo per scatenare l’apocalisse politica. Lo scambio di dossier tra Zali e Gobbi? Un cambiamento concreto, interno a un governo che guarda caso non è abituato a rimescolare le carte. Ed ecco quelli che “cambiare no, disturbare mai” andare nel panico. Roba che, in un Paese normale, occuperebbe due righe in un verbale. Qui invece si organizza una liturgia agostana, con tanto di indignazione a gettone. Per i partiti bonsai e i moralisti part-time è l’occasione perfetta: convocare una seduta straordinaria, fare scena davanti alle telecamere e recitare la parte di chi “vuole chiarezza”. La Lega ha fatto una mossa legittima e utile. Alla fine, non cambierà nulla per i politici, ma qualcosa sì che cambia: il saldo del cittadino, che paga anche stavolta.