Da Filippini e cofirmatari 35 domande, con Monteceneri sullo sfondo. Ridda di quesiti su Fondo Fer e vari altri contributi da passare alla lente
“Progetti comunali fuori territorio e sussidi cantonali: dov’è il limite dell’uso mirato delle risorse pubbliche?”. A chiederlo al Consiglio di Stato è un'interrogazione monstre dell'Udc, prima firmataria la deputata Lara Filippini, che affonda sul tema con 35 – dicasi: trentacinque – domande. Alcune tecniche, altre molto tecniche, tutto diviso per ambiti.
Con una base di partenza. Quella che “negli ultimi anni, diversi Comuni ticinesi hanno avviato progetti di riqualifica del proprio patrimonio immobiliare, talvolta anche al di fuori dei rispettivi territori comunali”. E In diversi casi, scrive Filippini, “tali interventi sono stati sostenuti da fondi pubblici cantonali provenienti da basi legali diverse come il Fondo energie rinnovabili (Fer), la Legge per le famiglie (LsFam) – con riferimento alle disposizioni procedurali della Legge sui sussidi (Lsuss) –, gli incentivi Minergie, la Legge sul turismo (LTur) e la Legge federale sull’eliminazione di svantaggi nei confronti dei disabili (LDis)”.
Ebbene: “Alla luce della delicata situazione finanziaria del Cantone, è indispensabile un impiego oculato delle risorse pubbliche – annotano i democentristi –, evitando investimenti distanti dal contesto territoriale e sociale di riferimento, garantendo la coerenza tra la destinazione dichiarata degli stabili e le finalità previste dalle normative, e rispettando le procedure previste per l’accesso ai contributi”. Pur riconoscendo che “anche strutture a vocazione educativa, sociale o ricreativa – anche se, ad esempio, situate fuori dal territorio comunale – possano generare valore per la collettività, l’utilizzo dei fondi pubblici deve essere sempre proporzionato all’effettivo beneficio per la popolazione e ai costi sostenuti, evitando sproporzioni rispetto a progetti essenziali e capillari”. A Monteceneri fischia qualche orecchio, parrebbe.
L'Udc sottolinea anche che “in un contesto di risorse sempre più limitate e di crescente richiesta di trasparenza e responsabilità da parte della cittadinanza, non è più sostenibile una logica di sussidi ‘a pioggia’. Occorre invece sostenere progetti prioritari, concreti e duraturi, che rispondano a bisogni reali: scuole, asili nido, centri diurni, infrastrutture locali”.
Quindi, fermo restando “il rispetto dell’autonomia comunale nella pianificazione e nella gestione del patrimonio, nel momento in cui si richiedono fondi cantonali è legittimo pretendere che le risorse pubbliche siano assegnate secondo criteri oggettivi, trasparenti e verificabili, nel rispetto dell’equità tra enti e della corretta attribuzione dei sussidi”.
Ciò detto, la ridda di domande. A partire da quelle sull'uso del Fondo Fer, sul quale si chiede se possa essere utilizzato per finanziare lavori su stabili di proprietà comunale situati al di fuori del territorio del Comune richiedente e “quali criteri oggettivi applica il Cantone per valutare se un progetto fuori territorio porta un beneficio reale alla popolazione residente? È sufficiente una dichiarazione d’intenti municipale, oppure sono richieste prove concrete (accessibilità, utilizzo, ricadute dirette)?”. Più altre questioni relative alla vigilanza, al monitoraggio sull'utilizzo dei contributi e su quanti Comuni hanno fatto domanda di contributi per progetti fuori dal territorio comunale”.
Per quanto concerne i contributi previsti dalla LsFam, si chiede quali siano i criteri per ottenerli, se sia necessaria una funzione stabile e continuativa e non occasionale, quale percentuale massima possa raggiungere il sussidio e se il Cantone verifichi se la destinazione d'uso abbia le basi legali sufficienti.
Passando agli incentivi Minergie, che tanto hanno fatto discutere (ma non l'Udc) recentemente, i democentristi su questo ambito pongono sette domande su certificazioni, procedure e pubblicità.
Sui contributi turistici, si chiede quali siano i requisiti minimi e – sibillini – i membri Udc chiedono se “in assenza di un business plan e di un’attività ricettiva professionale, una casa montana per colonie scolastiche può essere considerata struttura turistica ai sensi della LTur”.
Il capitolo sulla delega operativa e sulla responsabilità del Comune beneficiario si chiede se “il Comune può ricevere fondi pubblici pur non disponendo internamente di un piano d’uso concreto, delegando integralmente a soggetti terzi lo sviluppo del progetto? In tal caso, mantiene la piena responsabilità su quanto dichiarato e realizzato?; Il Cantone verifica la coerenza dell’uso effettivo rispetto agli impegni assunti, anche in caso di delega operativa? È richiesta una convenzione formale che definisca obblighi e responsabilità?; In quanti casi il beneficiario del contributo ha affidato la gestione a soggetti terzi? Il Cantone dispone di una panoramica aggiornata?”
L'ultimo ambito, quello relativo a contributi e fondazioni private, con relativi obblighi informativi e trasparenza, le domande per contro sono se “i Comuni sono tenuti a menzionare esplicitamente, nel messaggio municipale e negli atti ufficiali, l’identità delle fondazioni o dei partner privati eventualmente coinvolti, nonché l’importo previsto del loro contributo? L’obbligo vale anche per impegni subordinati all’approvazione del progetto da parte del legislativo?; Tali contributi devono essere già stati formalmente promessi (es. lettere d’intento)? In caso contrario, il Cantone li considera comunque ai fini della copertura finanziaria?; Esistono direttive cantonali sulla trasparenza nella comunicazione dei cofinanziamenti privati in progetti pubblici?; Il Cantone rileva casi in cui la semplice disponibilità di fondazioni è stata utilizzata per rafforzare richieste di fondi pubblici, anche in assenza di conferme formali o progetti coerenti con le finalità della base legale?; In quanti progetti comunali, negli ultimi cinque anni, sono stati indicati contributi privati nel piano finanziario, e in quanti casi tali contributi erano già formalmente confermati?; Nel caso di cofinanziamenti privati da parte di fondazioni o enti senza scopo di lucro, il Comune è tenuto o invitato a verificare che tali soggetti rispettino criteri riconosciuti di trasparenza e correttezza, come quelli previsti dalle norme Zewo o da standard equivalenti? Il Cantone fornisce indicazioni in merito?”.