Ticino

Il Gava: ogni abuso sessuale è un abuso di troppo

Sulla risibile sanzione inflitta a don Leo insorge il Gruppo di ascolto vittime. E Dadò: pena ridicola!

Già
(Ti-Press)
15 agosto 2025
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Suscita reazioni negative la clamorosa sentenza emessa ieri dalla Corte delle Assise criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, nei confronti di don Rolando Leo, il 56enne sacerdote ticinese chiamato a rispondere di reati sessuali: il religioso è stato condannato a diciotto mesi al beneficio della condizionale (l'imputato è stato così scarcerato), una pena nettamente inferiore rispetto ai cinque anni e sei mesi chiesti dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni.

Esprime disappunto il Gava, il Gruppo di ascolto per vittime di abusi in ambito religioso. "Tante persone vittime – di questo sacerdote, di altri preti o di qualsiasi altro abusante – leggeranno o ascolteranno questa sentenza – scrive il Gava in una nota stampa –. Come si sentiranno, quando leggeranno di ‘casi di coazione sessuale lievi’, di episodi definiti ‘non così gravi’? Quando troveranno scritto che ‘il numero dei casi è ridotto’; che c’è stato ‘sincero pentimento’ e ‘collaborazione con le indagini’? Quando vedranno descritti atti su zone del corpo come se ciò potesse stabilire una scala di dolore? E ancora: che cosa proveranno, sapendo che al condannato, quando era in carcere, sono arrivate numerose lettere di sostegno, con persino espressioni di perdono? Solo chi ha subito abusi può decidere se perdonare; farlo al loro posto è mancanza totale di rispetto ed empatia".

Il Gava "ribadisce con forza che ogni abuso sessuale su un minorenne o su una persona vulnerabile è un abuso di troppo. Non esistono violenze ‘lievi’”. La sofferenza di chi ha subito abusi “non dipende da fattori quantitativi (quante volte è successo) o qualitativi (che tipo di contatto fisico, su quali parte del corpo...) e nemmeno da come si sono svolte le indagini". Per chi subisce un abuso sessuale, rileva il Gava, “nessuno potrà mai ‘archiviare’ il trauma o
cancellarne la sofferenza e le conseguenze che dureranno tutta la vita". Per le vittime "non esiste prescrizione né condizionale: solo la possibilità di chiedere aiuto per imparare a convivere con quanto accaduto".

‘Sì all'obbligo di denuncia’

Rileva ancora il Gava: "Forse la realtà è più grave di quanto sappiamo. Forse ci sono altre vittime che non hanno parlato, e nessuno può giudicarle". Il Gruppo di ascolto per vittime di abusi in ambito religioso sostiene quindi la proposta del Consiglio di Stato (il relativo messaggio, derivante da una richiesta dell'Mps, è pendente in parlamento) "di introdurre l’obbligo di denuncia nella legge cantonale sulla Chiesa cattolica e quella evangelica riformata. Chi viene a conoscenza di un reato di questo genere deve denunciarlo: nella Chiesa come in qualsiasi ente od organizzazione. Non è sempre stato così!".

Dadò: reati sessuali, basta pene ridicole!

Sulla sentenza riguardante don Leo si esprime anche il presidente cantonale e deputato del Centro Fiorenzo Dadò. Lo fa attraverso Facebook. "La minuscola ridicola pena inflitta a Don Rolando Leo è una rivelazione triste, inaccettabile! – osserva Dadò senza tanti giri di parole –. Quando si tratta di radar e di un bicchiere di troppo le pene sono ben altre. Nella difficile lotta alla pedofilia e agli abusi sessuali si fanno due passi in avanti e poi cinque indietro, soprattutto ogni volta che vengono emesse sentenze di questo genere".

La proposta di iniziativa cantonale del 2023... tuttora pendente

Continua il parlamentare: "L’investimento del Cantone in questo settore è assolutamente insufficiente, anzi, in questi anni, durante i quali sono aumentati di oltre 200 gli agenti (soprattutto in corpi speciali, capi e scrivanie) si sono per contro diminuiti gli agenti che si occupano dei reati sessuali. Infatti il settore è nettamente sottodotato e quei pochi eroi devono fare il boia e l’impiccato. Finché non ci si crede, non si investe e non si cambiano le leggi a Berna inasprendole, questi e tanti altri casi di questo genere continueranno a essere la norma".

E dal febbraio 2023, da quando è stata depositata, è pendente in Gran Consiglio una proposta di iniziativa cantonale – presentata dallo stesso Dadò e dall'allora deputata leghista Sabrina Aldi – che chiede alle Camere federali una revisione del Codice penale. Il plenum del parlamento ticinese non si è ancora pronunciato. Eppure il tema riveste una certa urgenza alla luce della risibile pena inflitta ieri a Lugano.