Crüzer (Acsi): ‘Diverse campagne pubblicitarie promuovono prezzi più bassi, ma attenzione alle quantità o al rincaro su altri prodotti’
È una vera e propria lotta dei prezzi quella tra i maggiori supermercati attivi in Ticino. Migros, Coop, Denner, Aldi e Lidl si marcano stretto e si tengono d’occhio. Diverse delle loro recenti campagne pubblicitarie hanno infatti promosso un abbassamento dei prezzi di vari prodotti acquistabili nei numerosi punti vendita sparsi sul territorio. Ma è davvero così? O meglio, un calo dei prezzi di alcuni prodotti, implica un aumento di altri? Ne parliamo con la segretaria generale dell’Acsi, l’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana, Antonella Crüzer.
L’Acsi, ormai da diversi anni, svolge un’indagine annuale sulla spesa per monitorare i prezzi dei prodotti venduti dai maggiori distributori, soprattutto per quanto concerne le linee primo prezzo. Linee, ci spiega Crüzer, i cui listini «sono aumentati parecchio negli ultimi anni, andando a toccare proprio quei prodotti richiesti da chi già ha problemi di limite di spesa». Per l’analisi di quest’anno, osserva la segretaria generale dell’Acsi, «ci siamo concentrati su un paniere più ridotto, per rendere il confronto più fruibile, efficace e senza doppioni». Una decisione presa dopo un paio di anni di riflessione ma che, secondo Crüzer, «non poteva più essere rimandata». E questo nonostante cambiare metodologia «significhi perdere la confrontabilità con gli anni precedenti». La modifica più importante è che da quest’anno vengono presi in considerazione i prodotti meno cari disponibili nei rispettivi supermercati senza alcun tipo di limitazione sulle quantità. «Fino allo scorso anno invece – rievoca Crüzer –, i prodotti del nostro carrello dovevano restare all’interno di un certo range di quantità, il che poteva significare, per esempio, che confezioni troppo grandi venissero scartate malgrado costassero meno».
Bisogna inoltre tenere presente che l’Acsi realizza l’indagine una volta all’anno: «Si tratta di un’istantanea che cattura i prezzi di quel momento. Nel resto dell’anno i prezzi possono fluttuare anche in maniera significativa». In tal senso, Crüzer rende attenti, «sull’abbassamento di prezzo di alcuni prodotti sono state fatte, anche di recente, importanti pubblicità, ma non tutti si sono accorti di come al contempo siano state ridotte le quantità di tante confezioni o di come siano aumentati considerevolmente i prezzi per altri prodotti».
Insomma, quello della ‘shrinkflation’ (‘sgrammatura’ in italiano) – una strategia commerciale con cui le aziende continuano a proporre i prodotti allo stesso o a un prezzo di poco inferiore, ma diminuendone la quantità – è un fenomeno ormai consolidato anche in Ticino. «Dalle bustine di zuppa diminuite di un terzo ma vendute a prezzo invariato, ai rotoli di carta igienica con meno metri di tessuto, passando dalle barrette di cereali più leggere e dalle bibite con qualche decilitro in meno, fino alle confezioni di detersivi meno capienti… sono diversi i prodotti che hanno subito una riduzione di quantità sui nostri scaffali». A rendersi conto della differenza, «solo i consumatori più accorti che si prendono il tempo di paragonare quanto acquistavano prima o quelli più abitudinari nei loro acquisti».
La concorrenza interna, poi, negli ultimi anni è aumentata. «Dall’arrivo dei discount tedeschi – nota la segretaria generale dell’Acsi –, Migros e Coop hanno dovuto abbassare i prezzi per restare concorrenziali, a tutto favore dei consumatori». Dopo la pandemia è però arrivata un’ondata d’inflazione che ha portato a forti rincari fra la fine del 2021 e il 2024: «Si è trattato di un fenomeno globale che ha colpito i Paesi confinanti, come l’Italia, più pesantemente della Svizzera». Dall’indagine dell’Acsi è comunque emerso, conclude Crüzer, «che in Ticino è possibile fare una spesa settimanale per meno di 70 franchi, se ci si focalizza sulle linee di primo prezzo». In altri termini, facendo delle scelte mirate, su alcuni prodotti un margine di risparmio esiste ancora.