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‘Braccialetto elettronico, ma serve anche altro’

Femminicidi e violenza domestica, si riaccende il dibattito sulla prevenzione. Andreotti: segnalazione tempestiva per attivare subito le varie misure

Dopo il tragico fatto di Corcelles
(Ti-Press)
23 agosto 2025
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Sono più di venti i casi di femminicidio in Svizzera da inizio anno. Il 2025 non è ancora finito, ma già si parla di record. Un tragico record. L’ultimo episodio in ordine di tempo è di questi giorni ed è avvenuto a Corcelles, nel canton Neuchâtel, dove un uomo ha ucciso la moglie e le due figlie di 10 e 3 anni. Un fatto che ha riacceso il dibattito sulla prevenzione. Intervistata dalla Srf, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, alla testa del Dipartimento dell’interno, ha annunciato alcune misure. Ha fatto sapere inoltre che il governo è intenzionato a presentare già in autunno il progetto di revisione della Legge federale sull’aiuto alle vittime di reato. L’azione di contrasto al fenomeno, ha comunque avvertito la titolare della Sanità, passa pure dalla collaborazione fra le varie autorità, perché sia garantito l’accesso a un aiuto tempestivo. Sempre sul piano della prevenzione, si torna a parlare anche dell’impiego dei braccialetti (o cavigliere) elettronici per arginare la violenza domestica. C’è chi chiede l’introduzione della sorveglianza elettronica cosiddetta attiva, cioè in tempo reale, del potenziale autore di violenza al quale è stato applicato lo speciale braccialetto. A sollecitarla sono fra gli altri Fiorenzo Dadò e Sabrina Aldi. Risale al novembre del 2021 la mozione del deputato del Centro e dell’allora granconsigliera della Lega. La richiesta oggetto dell’atto parlamentare è tuttora inevasa.

Sorveglianza elettronica: ora controllo a posteriori

Facciamo un passo indietro. In Svizzera dal 1. gennaio 2022, con l’entrata in vigore dell’articolo 28c del Codice civile, su richiesta della vittima, il giudice civile – in Ticino il pretore o il pretore aggiunto – può ordinare allo stalker l’uso del bracciale elettronico, che nel nostro cantone viene fornito dal Dipartimento istituzioni attraverso l’Ufficio dell’assistenza riabilitativa. Dunque, un dispositivo di sorveglianza elettronica geolocalizzato che rende possibile la registrazione degli spostamenti della persona che lo indossa e la verifica, a posteriori, del rispetto dei divieti, come quello di avvicinarsi alla vittima o di accedere a una determinata area. È la sorveglianza passiva o differita. Per i trasgressori scatta la multa inflitta dal magistrato penale. Registrazione dei movimenti e verifica a posteriori: ciò significa che in caso di grave e imminente pericolo la vittima deve allertare la polizia telefonando ai numeri per le urgenze. Per una sorveglianza elettronica invece attiva (quindi in tempo reale degli spostamenti dell’autore) è la mozione di Dadò e Aldi. Mozione che chiede(va) anche l’avvio di un progetto pilota “per mettere a disposizione delle vittime un pulsante di allarme con dispositivo di tracciamento in tempo reale”.

A che punto siamo? «Il Consiglio di Stato – ricorda, contattata dalla ‘Regione’, la direttrice, al Dipartimento istituzioni, della Divisione giustizia Frida Andreotti – ha inserito nel Piano d’azione cantonale contro la violenza domestica del 2022 una misura concernente proprio la cavigliera elettronica. Si trattava di valutare la fattibilità di un progetto pilota di sorveglianza elettronica attiva tramite la costituzione di un apposito gruppo di lavoro. È però una delle pochissime misure non attivate anche perché, come scritto dal governo rispondendo all’atto parlamentare, stiamo seguendo come Dipartimento le sperimentazioni in corso a livello nazionale sul tema della sorveglianza elettronica attiva, coordinate dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali dei dipartimenti di giustizia e polizia». Annota ancora Andreotti: «Dallo studio condotto dall’Università di Berna su queste prime esperienze, è emersa comunque la necessità di informare cittadini e addetti ai lavori sulle potenzialità e i limiti dello speciale braccialetto. Con l’Ufficio dell’assistenza riabilitativa, abbiamo così allestito due flyer sull’impiego della sorveglianza elettronica passiva in ambito civile, destinati sia alle potenziali vittime che ai professionisti confrontati con situazioni di violenza e minacce. L’obiettivo è di migliorare la protezione della vittima prevenendo nuovi episodi di violenza».

Il momento della separazione

Tuttavia, tiene a sottolineare la responsabile della Divisione giustizia, «la sola sorveglianza elettronica – compresa quella attiva – non è sufficiente ai fini della prevenzione. È indispensabile la segnalazione tempestiva delle varie forme di violenza, anche quelle apparentemente meno gravi. Ciò affinché, grazie anche agli sviluppi delle attività di polizia nell’ambito della valutazione e della gestione della minaccia, le situazioni critiche possano essere monitorate costantemente e sia possibile intervenire con le misure necessarie». Di questo, in Ticino, «si occupa dal 2023 il Centro competenza violenza della Polizia cantonale, con un accento sempre più marcato sull’intervento a carattere preventivo». Non è tutto. «Come evidenziato anche dalla guida ‘Contatti dopo la violenza domestica’, presentata nel 2024 alle autorità civili e ai professionisti attivi nell’ambito della protezione dei minori in Ticino, la fase della separazione di una coppia rappresenta un fattore di rischio importante nella potenziale escalation della violenza e in particolar modo in presenza di minori – rileva Andreotti –. È quindi fondamentale prestare le dovute attenzioni a questo particolare periodo, offrendo gli aiuti necessari non solo ai genitori, ma anche ai figli».

‘Non indifferenza, ma fermezza’

Già una ventina i casi di femminicidio in Svizzera quest’anno. Sul tema si esprime pubblicamente anche il presidente del Distretto di Lugano del Plr. “Sono delitti che colpiscono la radice stessa della nostra convivenza civile – scrive fra l’altro Fabio Monti –. La Svizzera è una democrazia avanzata e non può accettare che, nel 2025, la libertà e la dignità delle donne vengano ancora calpestate dalla violenza. La libertà non è mai un dono, ma un diritto da difendere con decisione. Per questo la risposta non può essere indifferenza, ma fermezza”.

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