Dopo l'Associazione delle polcom, sul progetto si esprimono i comandanti e i capidicastero delle Città polo e la Vpod
Finora suscita più perplessità e critiche che consensi il progetto ‘Polizia Ticinese’, un tormentone che si trascina da quasi dieci anni, quando – dopo il ritiro annunciato dal capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi in parlamento del messaggio governativo favorevole alla mozione dell’allora deputato del Plr Giorgio Galusero (realizzazione di una polizia unica in Ticino) – il Consiglio di Stato diede vita, su proposta dello stesso Gobbi, a un gruppo di lavoro con l’obiettivo di rendere più performante la collaborazione tra Polcantonale e polcomunali, passando fra l’altro da una nuova suddivisione dei compiti. Dopo l'Associazione delle polizie comunali ticinesi (Apcti), in questi giorni sul documento posto in consultazione dal Dipartimento (prolungata di un mese: nuova scadenza il 15 ottobre) si sono espressi anche i comandanti e i municipali titolari dei dicasteri sicurezza delle Città polo. I quali si dicono fermamente convinti che “una rivoluzione totale non sia necessaria: il sistema attuale di polizia funziona e si è dimostrato efficace negli anni come provato dalle statistiche ufficiali”. Il sistema attuale è quello previsto dalla LcPol, la Legge sulla collaborazione fra la polizia cantonale e le polizie comunali, entrata in vigore solo tredici anni fa e per la cui implementazione i Comuni hanno dovuto investire energie e soldi.
Le Polizie comunali, scrivono ancora i comandanti e i capidicastero dei centri urbani, “rappresentano una risorsa preziosa per il territorio, garantendo una presenza capillare e una conoscenza diretta che si traducono in interventi rapidi ed efficienti. Non si vedono le ragioni per cancellare un modello collaudato, pur restando aperti a concrete misure di possibile ulteriore miglioramento”. E aggiungono: “A tal fine e con spirito propositivo questa piattaforma si impegna a formulare in tempi brevi concrete proposte. Una riforma efficace deve essere sostenibile e basata su dati oggettivi”. Poi l’affondo: “La vera innovazione non è cambiare a tutti i costi, ma migliorare ulteriormente ciò che già funziona, per garantire alla nostra cittadinanza un modello di polizia moderno, all’avanguardia e realmente vicini al territorio”. In questi termini si è pronunciata in precedenza l’Associazione delle polcom: secondo l'Apcti, alla vigente organizzazione basterebbero dei correttivi.
Sul tema interviene, ma da un’angolatura diversa, la Vpod Polizia. Approfitta della consultazione sul documento, per rivendicare l’istituzione di un solo corpo di polizia, come proposto peraltro dall’iniziativa parlamentare inoltrata nel 2020 dall’allora deputato socialista e segretario del sindacato Raoul Ghisletta, iniziativa tuttora pendente in Gran Consiglio. Il progetto in consultazione, annota la Vpod, “nella chiara misura in cui rafforza la sovrintendenza cantonale, ottimizza le competenze e riduce i margini di discrezionalità locali, rappresenta dunque un passo avanti nella giusta direzione. Contempla tuttavia ancora un’eccessiva frammentazione, differenziazione e sfera d’autonomia comunale, che si sarebbe potuta evitare conferendo al Cantone più ampie responsabilità nella definizione di standard politici e operativi comuni. In questo senso, non convince di certo la disparità che potrà verificarsi nelle deleghe attribuite alle polizie comunali”. E ancora: “Seppur si accolga con favore un consolidamento degli organi di coordinamento, l’eliminazione della distinzione tra ‘polizia polo’ e ‘strutturata’ rischia di indebolire il coordinamento regionale e di moltiplicare gli interlocutori della Cecal”, la Centrale comune d’allarme. Da questo punto di vista, osserva il sindacato, il progetto “instaura un cambio di tendenza controverso che andava altrimenti ponderato”. Non è tutto: “Allo stesso tempo, appare problematica la rinuncia all’obbligo di copertura sulle 24 ore delle polizie comunali: sussiste infatti la preoccupazione che, complice anche l’attuale carenza di pattuglie, ciò contribuisca a compromettere l’interventistica d’urgenza in tutte le fasce orarie. Per contro, nel quadro proposto e di fronte alla dotazione di personale odierna, l’assegnazione di diverse competenze di prossimità alle Polizie comunali viene accolta positivamente”. Conclusione: “Auspicando perlomeno che nella sua eventuale implementazione vengano apportati gli opportuni correttivi, si ribadisce comunque l’esigenza di procedere verso una polizia unica che assicuri anche la necessaria prossimità al territorio”.