laR+ Ticino

‘Scuola sotto pressione, facciamo fronte comune’

È l’invito di ErreDiPi ai docenti, con la proposta di una giornata di discussione: ‘Per costruire una piattaforma dal basso e affrontare le sfide insieme’

L’appuntamento è per sabato 27 settembre nell’aula magna del liceo di Bellinzona (9-13.45)
(Ti-Press)
24 settembre 2025
|

Creare una piattaforma di discussione e rivendicazione dal basso formata da docenti di ogni ordine di scuola – da quella dell’infanzia alle medie superiori, professionali e speciali – per costruire una vera e propria comunità di insegnanti che possa affrontare in modo unitario le sfide del settore. È quanto dichiara di voler fare l’associazione ErreDiPi (Rete per la difesa delle pensioni) nel lanciare davanti ai rappresentanti dei media la giornata di riflessione ‘La scuola sotto pressione’ organizzata sabato 27 settembre a Bellinzona (dalle 9 alle 13.45 al liceo di Bellinzona, con pranzo incluso). Un evento che si inserisce in una settimana inaugurata dalla pubblicazione dei risultati di un sondaggio dell’Ocst sulle condizioni di lavoro degli insegnanti da cui emerge la denuncia di un continuo aumento del carico di lavoro, in particolare a causa delle riforme e delle incombenze burocratiche.

«La nostra idea è di fornire uno spazio per permettere innanzitutto ai docenti dei diversi istituti di conoscersi e discutere di tematiche che riguardano la scuola», evidenzia Enrico Quaresmini, membro di ErreDiPi e docente liceale. Che articola: «Questo primo incontro è volto a individuare i problemi specifici dei singoli ordini di scuola. Per fare un esempio, nelle scuole comunali non è possibile lavorare a una percentuale diversa dal 100% o 50%. Questo per alcune persone è molto critico». L’incontro è anche pensato per «far emergere 5-6 aspetti positivi e negativi per ogni ordine scolastico, e per i secondi elaborare delle rivendicazioni e chiedere con decisione dei cambiamenti».

Riferendosi al titolo della giornata, «la scuola è sotto pressione per due motivi – rileva Quaresmini –. Il primo è legato a una fragilità sempre più forte di allievi e allieve che si manifesta in forme di disagio anche piuttosto marcate con cui poi si trovano confrontati i docenti. Il secondo viene da una politica di risparmio che tocca anche la scuola». Si pensi alla pedagogia speciale, ma non solo: «L’anno scorso abbiamo lanciato una petizione per evitare che venissero ridotti i finanziamenti cantonali alle scuole comunali per i docenti di ginnastica e di musica. È andata bene, ma i rischi sono sempre dietro l’angolo. Come quello che si tagli sulle sezioni e poi si gonfino le classi». Per Quaresmini «sono tantissime le persone che si occupano di scuola nel cantone e c’è un potenziale di cambiamento molto forte se riusciamo a unirci come fatto nella difesa delle pensioni. Con l’incontro di sabato puntiamo a costruire una piattaforma per affrontare i mesi a venire. Per una nuova battaglia che inizia».

Il programma

La mattinata si aprirà con l’intervento di due ospiti esterni: Chiara Foà, insegnante in scuole medie e licei italiani e coautrice dei libri ‘Cambiamo la scuola. Per un’istruzione a forma di persona’ (2021) e ‘Scuolitudine. Storie di passioni resistenti’ (2022), «porterà degli elementi per ragionare sul senso e le finalità della scuola offrendo una griglia di lettura per interpretare la realtà in cui siamo collocati», illustra il programma Alessandro Frigeri, anch’egli membro ErreDiPi e docente liceale. «A questo intervento di natura più pedagogica ne seguirà uno più sindacale con Luca Pellegrini, docente liceale a Losanna e membro Ssp/Vpod, che presenterà delle strategie per difendere le condizioni di lavoro e la funzione del servizio pubblico adottate nelle mobilitazioni in Romandia contro le politiche di risparmio dello Stato».

Dopo questa introduzione «per dotarci di una cassetta degli attrezzi al fine di meglio leggere la realtà e poterci muoverci al suo interno», indica Frigeri, la seconda parte della giornata sarà dedicata a gruppi di lavoro, organizzati per ordine scolastico. «Lo scopo è permettere ai docenti di confrontarsi liberamente sui problemi e i bisogni più sentiti e individuare insieme quelli attorno a cui costruire degli assi di intervento come ErreDiPi, anche considerando che fra poco al centro del dibattito pubblico ci sarà il Preventivo cantonale, vale a dire proposte di riduzione delle spese dello Stato». L’associazione vuole insomma prepararsi per muoversi anche contro le eventuali misure di risparmio «tenendo conto delle preoccupazioni e dei bisogni più sentiti dai docenti».

L’insegnante-autrice

‘Bisogna tornare a un modello socratico’

«Se devo definire i giovani che vedo ogni giorno, il primo aggettivo che mi viene in mente è fragili», ci dice Chiara Foà, che aprirà l’incontro. «Sono scarsamente motivati, con pochi sogni e aspirazioni. Questo è preoccupante. E fa male sapere che anche i giovani che esulano da tali descrizioni spesso patiscono lo stress, l’ansia, un’intensa stanchezza». Lo scenario allarmante è confermato da numerosi studi che evidenziano un aumento di patologie e disturbi tra gli studenti come l’insonnia, il mutismo selettivo, il ritiro sociale. Questo disagio si traduce in un approccio alla scuola che la nostra interlocutrice definisce «passivo, se non addirittura ostile». L’immagine che ne emerge è quella di giovani che pur essendo «maestri della comunicazione sui social, si sentono profondamente soli», commenta Foà.

Questa fragilità si riflette inevitabilmente sulla figura dell’insegnante, un mestiere che «diventa ogni anno più complesso». Non basta più una profonda conoscenza della propria materia, dice Foà: il docente di oggi deve avere competenze psicopedagogiche e metodologie didattiche in grado di rispondere al disagio crescente degli allievi. Perché «non si può spiegare il predicato nominale per ore se il rapporto con la classe si basa sulla diffidenza e sulla chiusura», argomenta la docente. «L’insegnamento è fatto di relazioni, di confronto, e solo attraverso un dialogo autentico si può costruire una conoscenza condivisa».

Ed è proprio sulle fondamenta del dialogo che dovrebbe rimodellarsi la scuola, sostiene Foà: «Quello che auspico è un sistema umanista, che valorizzi ogni singolo studente. Dobbiamo abbandonare il paradigma basato sul dominio dell’insegnante che ‘trasmette’ e dell’allievo che ‘riceve’, in cui il voto diventa uno strumento di potere anziché una valutazione del percorso». Per la docente è al contempo necessario lasciarsi alle spalle un’istituzione «diplomificio» che finisce per premiare «solo coloro che ripetono pedissequamente le nozioni, a scapito di altre forme di intelligenza». La soluzione per Foà sta insomma nel ritorno a un modello «socratico, a una didattica che spinga l’insegnante a porsi domande e a porle agli allievi. La scuola deve diventare un laboratorio di idee, che non significa un altro luogo in cui fare le cose, ma un luogo in cui mettere in pratica le nozioni in relazione con quanto ci circonda e scoprire le proprie potenzialità».

Il cambiamento, dice l’autrice, presuppone delle condizioni di base, come un numero ridotto di allievi per classe, la valorizzazione del ruolo degli insegnanti e un sostegno maggiore al loro lavoro. E se le riforme calate dall’alto, come spesso accade, sono insufficienti o addirittura autolesioniste per il sistema, allora un importante impulso può venire dal basso, suggerisce Foà: «Come insegnanti dobbiamo legittimarci anche a dire dei ‘no’ se un sistema ci opprime», dichiara la docente. Che conclude con una nota di speranza, la stessa degli organizzatori dell’evento: «Possiamo essere noi stessi a dare la scossa. Ci sono numerosi docenti valorosi che credono in una scuola a misura di persona. E questa è la migliore delle premesse per realizzarla».