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Scuola ticinese, la ricetta dell’Ocst per migliorare le condizioni di lavoro

Il sindacato presenta i risultati del sondaggio lanciato lo scorso anno tra i docenti e formula alcune proposte. Meno burocrazia la richiesta principale

Osservazioni anche all’indirizzo del Dipartimento educazione, cultura e sport
(Keystone)
22 settembre 2025
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“Il carico di lavoro e la complessità negli anni sono andati a moltiplicarsi”, “Serve una comunicazione chiara e diretta”, “Sono solo”. Sono alcune delle testimonianze riportate dai docenti che hanno partecipato al sondaggio lanciato lo scorso settembre dall’Ocst. Espressioni, riportate nelle sezioni del questionario dedicate alle osservazioni libere, che – scrive il sindacato nelle conclusioni del documento di analisi dei risultati dell’indagine – non solo sintetizzano le problematiche più diffuse, ma “trasmettono anche il forte impatto emotivo che accompagna la professione, rendendo evidente il livello di frustrazione e insoddisfazione, spesso unito a un senso di solitudine e abbandono”. Una novantina di pagine dense in cui il sindacato esamina e sintetizza i principali risultati dell’analisi, ma soprattutto formula tutta una serie di proposte, anche all’indirizzo del Decs, il Dipartimento educazione, cultura e sport. “Il comitato Ocst-Docenti – si legge in tal senso – si impegna a portare questi risultati ai vertici del Decs, non come una semplice segnalazione, ma come una richiesta ferma di azioni mirate per alleggerire il carico di lavoro, migliorare la comunicazione e valorizzare il ruolo centrale dei docenti”.

Obiettivi e risultati

Ma facciamo un passo indietro. Il sondaggio, a cui hanno partecipato 631 docenti appartenenti a tutti gli ordini di scuola, ovvero circa il 10% degli insegnanti che operano in Ticino, si poneva diversi obiettivi. In primis, valutare il carico complessivo dei docenti. In secondo luogo, analizzare la distribuzione del tempo tra attività di insegnamento, preparazione delle lezioni, correzione dei compiti e altre mansioni amministrative. Ma anche identificare le principali fonti di stress e pressione sul lavoro, nonché raccogliere suggerimenti e idee per migliorare le condizioni lavorative.

Venendo invece ai risultati, per quanto concerne la burocrazia e la gestione operativa, i principali elementi rilevati dal questionario con delle ricadute sulla qualità dell’insegnamento e sull’equilibrio tra vita privata e professionale dei docenti sono l’aumento della burocrazia e del carico di lavoro legato all’aumento di casi complessi e alla crescente richiesta di seguire in modo sempre più personalizzato gli allievi. Secondo quanto emerso, si osserva nel documento, “pesano in particolare la quantità di formulari da compilare e la partecipazione ai numerosi incontri con figure specializzate e con i colleghi”. Insomma, sottolinea il sindacato, “il tempo da dedicare alle tante attività funzionali all’insegnamento non risulta più essere gestibile all’interno dell’orario lavorativo classico, obbligando i docenti a investire in modo importante il proprio tempo libero”.

Riguardo poi alle riforme dei programmi scolastici e dei piani di studio, quelle introdotte sono percepite come impegnative e distanti dalla realtà didattica. Tra gli aspetti evidenziati dai docenti, l’investimento significativo in termini di tempo e aggiornamento del materiale didattico, come pure le difficoltà legate a una comunicazione non sempre chiara e a un’informazione ritenuta insufficiente e intempestiva. In altri termini, osserva l’Ocst, “la percezione diffusa è quella di un cambiamento calato dall’alto, con un supporto carente e richieste che non tengono in considerazione le effettive risorse a disposizione”.

La formazione continua risulta inoltre “migliorabile”, sia per quanto concerne gli orari in cui è proposta (fuori dall’orario di lavoro), sia relativamente alla poca variazione dei temi proposti e dei relatori, ma anche per il fatto che i corsi sono in generale poco spendibili in aula.

A interpellare i docenti, anche l’inclusione e i bisogni educativi speciali. Dalle risposte al questionario emerge infatti un aumento consistente di persone in formazione con bisogni specifici, “che rende urgente una revisione del numero massimo di allievi per classe”. Tra le richieste dei docenti, un potenziamento del sostegno pedagogico nelle scuole dell’obbligo e la presenza di psicologi opportunamente formati per sostenere allievi e docenti.

A ciò si aggiunge la gestione delle assenze. Stando all’indagine vi sono infatti delle differenze tra i vari istituti, anche nello stesso settore. In particolare, nota il sindacato, “il ricorso a picchetti interni (supplenze non retribuite) viene a volte previsto anche per assenze prolungate di oltre i tre giorni; in qualche caso addirittura quando si tratta di assenze pianificate”. E deplora: “Lascia perplessi che in alcune sedi siano i docenti a doversi occupare di reperire in modo autonomo un supplente, anche quando sono malati”.

Carenze sono constatate anche per quanto riguarda il supporto pedagogico, la leadership scolastica, la comunicazione interna e la gestione di situazioni complesse. Un terzo dei partecipanti afferma di non ricevere un sostegno adeguato allo svolgimento del proprio lavoro, lasciando intendere una certa solitudine nell’affrontare le sfide quotidiane, comprese le pressioni crescenti da parte delle famiglie.

Non da ultimo, l’indagine mostra la necessità di una maggiore assistenza per gestire le complessità dell’insegnamento, più risorse tecniche e formative, e un ambiente di lavoro in cui i docenti possano sentirsi valorizzati e sostenuti.

Gli indirizzi di intervento

Risultati – disponibili al sito www.ocst.ch – che, come detto, hanno spinto l’Ocst a indicare una serie di proposte, anche all’indirizzo del Decs. Manifesta, rimarca il sindacato, “la necessità di prevedere degli interventi per una riduzione della burocrazia crescente con cui si trovano confrontati i docenti”. Non solo. Al netto della richiesta delle autorità scolastiche di seguire in modo sempre più didatticamente differenziato gli allievi e del conseguente aumento del tempo di lavoro, il sindacato elenca cinque parametri da rivalutare: il numero massimo di allievi per classe, il numero massimo di allievi complessivi per docente, i coefficienti di ore-lezione/ore-lavoro, gli sgravi orari rapportati al numero di percorsi didattici personalizzati da effettuare e lo sgravio orario per chi lavora in più di due sedi.

Di più. Necessario, per l’Ocst, il potenziamento del personale amministrativo negli istituti – come la segreteria o la presenza di informatici di sede e contabili che allestiscano preventivi e consuntivi finanziari – “per permettere ai membri del consiglio di direzione di fare ciò per cui sono stati eletti dai collegi docenti nello spirito della legge, invece di svolgere funzioni amministrative lontane dal loro mandato e dalle loro competenze”. Ma anche: la quantificazione della presenza per picchetti nelle scuole medie e delle supplenze con riconoscimento economico, lo snellimento delle procedure per accedere alla formazione continua, anche in tempo di lavoro. Nonché un maggiore sostegno ai docenti nell’attività lavorativa quotidiana, introducendo per esempio la figura del direttore didattico accanto a quello amministrativo, la creazione di spazi e tempi adeguati di confronto su aspetti pedagogici e didattici.

Alcuni dei temi segnalati dai docenti nel questionario, aggiunge l’Ocst in ultima battuta, erano già stati portati all’attenzione del Decs: il bisogno di maggior trasparenza e coerenza nella selezione dei quadri dirigenziali “trattandosi di figure chiave per ogni istituto e settore scolastico”, la necessità di un coinvolgimento concreto e tempestivo, nonché di maggiore chiarezza e riconoscimento, nell’ambito delle varie riforme che stanno interessando la scuola, l’urgenza di un ascolto reale, che porti a delle azioni concrete per un miglioramento e l’importanza di valorizzare la figura del docente e l’attrattiva della professione.

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