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Volontari professionisti in superficie o tra le macerie

Da cinquant’anni Redog Ticino salva vite e porta soccorso a centinaia di persone. Interventi anche in Mesolcina e Vallemaggia dopo le alluvioni del 2024

Durante un’esercitazione
(Ti-Press)
1 ottobre 2025
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Alluvioni, terremoti, smottamenti, dalla Vallemaggia alla Turchia. Non c’è scenario in cui il gruppo Redog – dall’inglese ‘rescue dog’, ‘cane da salvataggio’ – non sia pronto a intervenire. E questo da cinquant’anni. La sezione ticinese festeggia infatti quest’anno mezzo secolo di soccorso. “In questi anni – si legge nel relativo comunicato – i volontari di Redog Ticino hanno salvato vite e portato soccorso a molte persone operando 24/7, 365 giorni l’anno, e in collaborazione con polizia, Corpo pompieri, Protezione civile e le altre organizzazioni di salvataggio”. Ne parliamo con il vicepresidente del gruppo Edy Zellweger.

‘La società era prevalentemente maschile, ora c’è un certo equilibrio’

Come è cambiata negli ultimi cinquant’anni l’attività di Redog Ticino? «Inizio facendo un passo indietro», premette Zellweger, che spiega: «Redog nasce su impulso di un gruppo di amici che decidono di portare la propria esperienza nella ricerca sotto le valanghe anche sotto le macerie». A cambiare in questi anni, il profilo dei partecipanti: «Se i numeri dei volontari sono più o meno stabili e una volta la società era prevalentemente maschile, ora direi che vi è un certo equilibrio fra i conducenti». Non solo. A mutare è anche «l’approccio all’istruzione del cane. Le conoscenze e il rispetto dell’animale hanno modificato in questi anni l’approccio, facendo ora riferimento a teorie dell’apprendimento. Nella ricerca si chiede al binomio molto di più, questo anche in funzione del potenziale del cane».

Redog, che è parte della Società svizzera di ricerca e salvataggio, nonché membro attivo della Croce rossa svizzera, interviene anche all’estero quale partner della Catena svizzera di salvataggio: a partire dagli anni 80 con i primi ritrovamenti, ma anche nel 2011 per esempio, dopo il terremoto e lo tsunami in Giappone, nel 2015 dopo il terremoto in Nepal o nel 2023 dopo il terremoto nella regione di confine tra Turchia e Siria. Non solo all’estero, ma anche in Svizzera. Tra i disastri ambientali più recenti, quelli dello scorso anno in Mesolcina e in Vallemaggia e le frane di Bombinasco e Davesco-Soragno, entrambe nel novembre del 2014.

‘Situazioni complesse, ma nessuno è lasciato solo’

Due i principali gruppi in cui si divide l’attività di Redog: la ricerca di dispersi in superficie, e nelle macerie. Per gli interventi in superficie – che concernono principalmente escursionisti o cercatori di funghi di cui si perdono le tracce, ma anche persone anziane che perdono l’orientamento o giovani che scappano di casa – i sottogruppi attivi sono specializzati nel mantrailing, ovvero la ricerca di persone con l’utilizzo di cani molecolari, e nel search and rescue, dove gli aiutanti per la ricerca e il salvataggio esperti in tecniche alpine e sanitarie accompagnano i team di cani. Tra le macerie intervengono invece i cani da catastrofe addestrati anche nella ricerca dei cadaveri attraverso l’odore delle persone decedute. «In Ticino – riprende Zellweger – ultimamente siamo soprattutto intervenuti più sotto il profilo delle ricerche tra le macerie, quindi le catastrofi naturali come lo sono state quelle in Mesolcina e in Vallemaggia». Situazioni, va da sé, complesse. Sia dal punto di vista logistico, sia da quello emotivo. «Al termine di qualsiasi intervento, in superficie o tra le macerie, indipendentemente dall’esito della ricerca c’è un momento di debriefing», illustra il vicepresidente di Redog Ticino. Anche se si è all’estero, «sia sul posto che una volta rientrati in patria, ci sono diverse figure specializzate, medico-psicologi di norma, che seguono il team e che portano avanti la presa a carico nei mesi successivi». Il conducente non è quindi mai lasciato a sé stesso e svolge inoltre una formazione specifica per la gestione dello stress in intervento.

Ricerche gratuite per i familiari grazie alle donazioni

Redog si appoggia essenzialmente su volontari, ruolo spesso poco valorizzato. «Si è volontari come una volta si diceva che i pompieri erano volontari», afferma Zellweger. E illustra: «Finché si tratta di partecipare agli allenamenti settimanali si è volontari. Quando invece si interviene si diventa professionisti. Come un pompiere non può spegnere solo mezzo incendio, anche il conducente di cani deve perlustrare tutta la zona assegnatagli con professionalità». Una responsabilità importante, insomma. «Certo – continua –, anche se dal punto di vista retributivo restiamo dei volontari, dobbiamo poter mettere la firma sul nostro lavoro». Da notare, precisa Zellweger, «che per i familiari della persona dispersa la ricerca è gratuita, visto che Redog sostiene questi costi attraverso le donazioni che riceviamo».

‘La responsabilità è tanta, bisogna essere pronti a fare dei sacrifici’

In Svizzera sono dodici i gruppi regionali. In Ticino si possono contare «tra le quindici e le venti persone per specialità di ricerca, alcune brevettate, quindi pronte all’impiego, altre in formazione». Ma come si diventa conducenti di cani da soccorso? Innanzitutto, scrive Redog Ticino nel suo comunicato, “bisogna essere in buone condizioni fisiche, disposti a lavorare in gruppo, in possesso di un cane di taglia idonea alla disciplina e pronti a dedicare come volontario un tempo adeguato alla formazione e poi agli interventi di soccorso”. La formazione, indica Zellweger, «dura dai tre ai sei anni e non è garantito che si arrivi al termine con successo. I percorsi sono differenti a seconda del settore di intervento, ma gli esami sono nazionali, quindi riconosciuti in tutta la Svizzera». Quanto agli allenamenti, precisa, «si tengono due volte a settimana: una giornata a tempo pieno durante il weekend e il mercoledì sera per un totale di dodici ore settimanali durante tutto l’anno e senza pause». Molte le rinunce da mettere in conto: «Bisogna essere pronti a fare dei sacrifici, anche perché la presenza minima è dell’80%. È importante essere presenti soprattutto per il lavoro di gruppo che viene portato avanti», evidenzia il vicepresidente del gruppo.

Per festeggiare il suo cinquantesimo, Redog Ticino organizza una giornata di porte aperte sabato 4 ottobre al Centro cantonale di istruzione della Protezione civile a Rivera dalle 9.30. Vi sarà la possibilità di assistere a dimostrazioni operative a cura del team specializzato a cui seguirà il pranzo offerto.