‘Fermo no’ anche dall’Assemblea dei dipendenti dello Stato dell’Ocst che chiede l’apertura di un tavolo di confronto permanente tra sindacati e governo
È con preoccupazione che l’Assemblea dei dipendenti dello Stato dell’Ocst ha discusso lo scorso giovedì a Rivera il prospettato Preventivo 2026 che verrà presentato mercoledì dal Consiglio di Stato. E preoccupato è anche il segretario cantonale del sindacato Xavier Daniel: «Sono previsti dei tagli lineari soprattutto per quanto riguarda il parastatale, quindi nel sociosanitario e nel socioeducativo. Settori – rimarca da noi interpellato – dove il personale è già da anni sotto pressione. E questo sarebbe il terzo anno consecutivo». Per Daniel «pensare di andare costantemente a bloccare il volume di spesa in questi ambiti, tagliando inoltre sui mandati di prestazione, non è solo preoccupante, è soprattutto insostenibile».
Alla “profonda contrarietà” già espressa la scorsa settimana da Ocst, Sit e Vpod in una lettera al Consiglio di Stato si aggiunge dunque anche il “fermo no” all’impostazione del Preventivo 2026 dell’Assemblea dei dipendenti dello Stato sancito dall’adesione unanime a una risoluzione. Testo che rivendica: “Il pieno recupero del carovita, un rafforzamento degli investimenti nella pubblica amministrazione e l’adozione di misure strutturali per migliorare le condizioni lavorative del personale pubblico”. Secondo l’Assemblea risulta quindi “inaccettabile che le difficoltà finanziarie del Cantone vengano sistematicamente trasferite sulle spalle di coloro che quotidianamente assicurano il corretto funzionamento delle istituzioni e l’erogazione dei servizi essenziali alle cittadine e ai cittadini”. E questo perché “le e i dipendenti della pubblica amministrazione, della polizia, le e i docenti, il personale della Clinica psichiatrica cantonale Osc, così come tutto il personale sottoposto alla Lord, vivono ormai da anni il mancato riconoscimento integrale del carovita, la mancanza di sostituzioni del personale partente e carichi di lavoro sempre più pesanti”, evidenzia il comunicato. E rincara: “Questa realtà, oltre a compromettere la salute e la dignità del personale dello Stato, mette a rischio anche la qualità dei servizi garantiti alla popolazione, che merita continuità ed efficienza. Inoltre – prosegue la nota – il settore pubblico non viene più visto come posto di lavoro attrattivo e questo desta molta preoccupazione tra il personale”. In tal senso, la risoluzione approvata all’unanimità auspica “l’apertura di un tavolo di confronto permanente tra le rappresentanze sindacali e l’Esecutivo cantonale, con un coinvolgimento più ampio e sistematico del personale nelle decisioni che lo riguardano”.
A inizio settembre dello scorso anno, ancora prima che il governo annunciasse il Preventivo 2025, i sindacati avevano indetto per ottobre una manifestazione contro il riconoscimento parziale del carovita e i tagli nel sociosanitario e socioeducativo. E quest’anno? «Come noi richiediamo progettualità da parte del governo e degli enti finanziatori, vogliamo provare anche noi a porci in maniera programmatica e costruttiva in questa fase», spiega Daniel. Ma avverte: «Chiaro è che se non ci dovessero venir date garanzie, non andremmo a precluderci nulla. Allo stato attuale l’arma su cui puntiamo è comunque quella di fare leva sul parlamento, anche se auspico che da subito e a lungo termine si possa entrare in una discussione franca con il governo».
Sul tavolo anche altre tre richieste “centrali per il futuro del lavoro nei servizi pubblici”. Vale a dire: lo stop alla mancata sostituzione o differimento del personale partente, una settimana lavorativa di quaranta ore e cinque settimane di vacanza per tutti i dipendenti. “Raggiungere questi obiettivi – viene sottolineato nel comunicato stampa – significherebbe non solo riconoscere concretamente l’impegno quotidiano delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche compiere un passo indispensabile per rafforzare la qualità dei servizi offerti alla popolazione”.