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Caso Hospita, Pronzini e Sergi non rinunciano all’immunità. Deciderà il parlamento

La querela sporta da Maderni, Camponovo e Aldi. L’incarto in mano al pp Gianini. Si era occupato di un capitolo (citato nell’interrogazione) del dossier

Il magistrato ha scritto di recente al parlamento richiamando l’articolo 51 della legge sul Gran Consiglio
(Ti-Press)
1 ottobre 2025
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Sembra sempre più un caso politico, quello di Hospita. Querelati a inizio settembre – da Swiss Anesthesia Solutions Sa, Cristina Maderni, Claudio Camponovo e Sabrina Aldi – per calunnia, subordinatamente diffamazione, in relazione ad alcuni passaggi dell’interrogazione al governo che hanno depositato il 17 giugno e ad alcune dichiarazioni che hanno fatto lo stesso giorno illustrandola in conferenza stampa, i deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi hanno comunicato, interpellati dal procuratore pubblico Andrea Gianini, di non rinunciare all’immunità parlamentare, spiegandone i motivi. Di recente Gianini ha scritto al Gran Consiglio (la lettera è datata 25 settembre) chiedendogli di “comunicarmi per iscritto se il parlamento avrà tolto, o meno, l’immunità” a Pronzini e a Sergi. Nella missiva il magistrato richiama l’articolo 51, quello sull’immunità parlamentare, della Legge sul Gran Consiglio.

L’atto parlamentare

I deputati del Movimento per il socialismo sono stati denunciati per espressioni contenute nell’atto parlamentare che i querelanti hanno ritenuto lesive dell’onore e per talune dichiarazioni durante l’incontro con i media. Sullo sfondo c’è l’interrogazione dal titolo ‘Sabrina Aldi, Cristina Maderni, Alvaro Camponovo, Eolo Alberti, Claudio Camponovo, Norman Gobbi, Claudio Zali: tanti soldi, sponsorizzazioni, politica e magistratura e... tanto altro’: quattordici pagine e le sessantaquattro domande poste da Pronzini e Sergi al Consiglio di Stato. Nel frattempo l’atto parlamentare ha indotto la commissione granconsiliare della Gestione ad attivare l’alta vigilanza, con l’istituzione (in agosto) di una sottocommissione speciale. Un passo compiuto anche e soprattutto alla luce della nota allestita dal segretario generale e dal consulente giuridico del Legislativo cantonale. “Le vicende sollevate dall’interrogazione pongono interrogativi rilevanti in merito alla trasparenza dell’azione pubblica e alla necessaria separazione tra politica, interessi economici e giustizia. Pur in assenza di responsabilità penali formalmente accertate, spetta al parlamento, nell’ambito dell’esercizio della propria funzione di Alta vigilanza, valutare se promuovere un chiarimento pubblico e istituzionale. Ciò al fine di tutelare la credibilità delle istituzioni, rafforzare la fiducia dei cittadini e prevenire ogni rischio – anche solo percepito – di indebite commistioni tra ambiti che devono restare distinti”. Così concludevano Veronelli e Di Bartolomeo.

L’articolo 51

Torniamo alla questione dell’immunità parlamentare. La parola passa ora all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio che, dopo aver sentito i due deputati dell’Mps, formulerà un preavviso (immunità da mantenere o immunità da togliere) all’indirizzo del plenum del parlamento. Sarà quindi quest’ultimo a emettere il verdetto. Come detto, la materia è disciplinata dall’articolo 51 della Legge sul Gran Consiglio. Consta di quattro capoversi. Il primo: “Contro un deputato non può essere promosso alcun procedimento penale per le espressioni presumibilmente diffamatorie da lui usate durante le deliberazioni del Gran Consiglio, delle sue Commissioni, nei rapporti commissionali e negli atti parlamentari, se non con l’autorizzazione del Gran Consiglio”. Il secondo: “Il Gran Consiglio decide se togliere l’immunità su richiesta del Ministero pubblico, sentito il preavviso dell’Ufficio presidenziale. All’interessato è data la possibilità di esprimersi davanti all’Ufficio presidenziale”. Il terzo: “La decisione di togliere l’immunità parlamentare deve avvenire a maggioranza assoluta. La votazione avviene a scrutinio segreto”. Quarto e ultimo capoverso: “Un deputato può rinunciare volontariamente all’immunità parlamentare”.

Fra i quattro procuratori

Non è tutto. Gianini è uno dei quattro procuratori che si sono occupati (o si stanno occupando) a vario titolo del dossier Hospita. Gli altri tre sono Chiara Borelli, titolare del procedimento giudiziario principale (che vede tra gli imputati per illeciti patrimoniali Eolo Alberti, il quale respinge le accuse); Moreno Capella, titolare del filone legato alle denunce per diffamazione e calunnia, ma anche per denuncia mendace e sviamento della giustizia, sporte, a suo tempo contro ignoti, da quasi tutti gli indagati (fra cui lo stesso Alberti) nei confronti della ‘gola profonda’ le cui segnalazioni a un’agente di polizia avevano innescato l’inchiesta; e il procuratore generale Andrea Pagani. Il pg aveva trattato un paio di capitoli dell’affaire Hospita. Uno concerneva Alvaro Camponovo, figlio del dottor Claudio, eletto, in quota Lega, procuratore pubblico nel marzo dello scorso anno. Pagani aveva aperto due inchieste nei confronti di Camponovo jr. per fatti avvenuti quando era segretario giudiziario: un procedimento penale per violazione del segreto d’ufficio e l’altro per accettazione di vantaggi, sfociati entrambi rispettivamente in un decreto d’abbandono e in un non luogo a procedere. L’altro capitolo riguardava l’inchiesta parallela/segreta, o presunta tale, decisa nel 2024 dai vertici della Lega, allora coordinata dal consigliere di Stato Norman Gobbi. Il ministro è stato sentito dal pg come persona informata sui fatti. E il pp Gianini? Sempre con riferimento al caso Hospita e dintorni, il magistrato aveva indagato un potenziale finanziatore. Circostanza peraltro menzionata nell’interrogazione di Pronzini e Sergi. Gianini è ora titolare del procedimento penale avviato dalla querela contro… Pronzini e Sergi.

La trascrizione della conferenza stampa

Nella lettera inviata al Gran Consiglio in merito all’immunità parlamentare, il procuratore menziona poi, allegandoli, due documenti: “Testo dell’interrogazione” del 17 giugno e “Trascrizione della conferenza stampa Mps”, dello stesso giorno, “presentata dai querelanti”. Non resoconti giornalistici su carta, online, televisivi o radiofonici. No, una trascrizione presentata dai querelanti. Fatta da chi e su incarico di chi? Curioso, quantomeno.