Nella decisione sul branco Carvina Berna lascia intendere che per questo tipo di esemplari i Cantoni hanno maggiore autonomia

Nella gestione del lupo, e in particolare sulla regolazione del branco Carvina, il Cantone poteva fare di più e agire prima? È il dubbio che sorge leggendo la decisione dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) in risposta alla richiesta di regolazione inviata il 6 agosto dal Ticino. Una risposta datata 5 settembre mandata all'Ufficio cantonale della caccia e della pesca, nella quale si legge: “La questione della regolazione parziale non si pone, poiché M543 è un ibrido confermato. I giovani animali nati quest’anno discendono molto probabilmente da lui e sono quindi da classificare anch’essi come ibridi”. Ibridi, non lupi. E quindi: “Secondo l’articolo 8a dell’Ordinanza sulla caccia i Cantoni prendono provvedimenti affinché gli effettivi degli animali che non appartengono alla diversità delle specie indigene siano registrati e non si propaghino. Nella misura del possibile, li allontanano se minacciano la diversità delle specie indigene. Essi ne informano l’Ufam. Per quanto necessario, l’Ufam coordina detti provvedimenti".
Insomma, per l’abbattimento degli ibridi – la cui presenza all’interno del branco Carvina è accertata – non serve chiedere il permesso di Berna. Il Cantone, sempre a inizio settembre, ha infatti ordinato la rimozione totale del branco. Questo prima che l’Ufam prendesse posizione (il 27 agosto era infatti arrivato il via libera solo per la regolazione dei branchi Madom e Bedretto), ma comunque quasi un mese dopo l’inoltro della richiesta.
La decisione dell’Ufficio federale dell’ambiente sul branco Carvina è poi arrivata: il prelievo del branco, basandosi sul suo comportamento, non può essere approvato. Decisione all’interno della quale però, come detto, viene fatto intendere che il Cantone ha un margine di autonomia decisamente più ampio per quanto riguarda gli esemplari ibridi.
A chiedere al Consiglio di Stato di agire con velocità e determinazione è stato nelle scorse settimane anche un ampio fronte di associazioni e forze politiche, da destra a sinistra, scese in piazza per ribadire la gravità della situazione. “Il lupo è un problema reale e insostenibile. Per troppi anni le autorità non sono intervenute per tutelare gli alpeggi e l’economia alpestre. Un settore – è stato ricordato in piazza – che ora rischia seriamente di sparire e portarsi con sé un pezzo della nostra tradizione”.