Ticino

‘Si preveda un contributo cantonale per i familiari curanti’

Lo propongono con un’iniziativa parlamentare Mobiglia (Verdi liberali) e cofirmatari: ‘Per valorizzare il loro lavoro ed evitare attività speculative’

Nel solco di un cambiamento recentemente approvato dal parlamento grigionese
(Ti-Press)
20 novembre 2025
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“Valorizzare e retribuire in modo equo i familiari curanti ed evitare che soggetti terzi traggano profitti ingiustificati da una funzione che dovrebbe restare eminentemente sociale e solidale”. È con questo obiettivo che il deputato dei Verdi liberali Massimo Mobiglia ha depositato un’iniziativa parlamentare generica all’attenzione del Consiglio di Stato.

La proposta di Mobiglia – appoggiata da granconsiglieri di Avanti con Ticino&Lavoro, Verdi, Ps, Pc e Plr – prende spunto da un messaggio governativo approvato lo scorso 20 ottobre dal parlamento grigionese che sollecita “la retribuzione di persone di riferimento maggiorenni che prestano assistenza con un contributo mensile pari almeno a 300 e al massimo a 600 franchi, all’interno della Legge sulla promozione della cura degli ammalati e dell’assistenza alle persone anziane e bisognose di cure (Legge sulla cura degli ammalati, Lca)”. Ed è su questa base che Mobiglia e cofirmatari chiedono al Consiglio di Stato di “valutare l’aggiunta di un articolo specifico nella Legge concernente il promovimento, il coordinamento e il finanziamento delle attività a favore delle persone anziane e/o nella Legge sull’assistenza e cura a domicilio che proponga la retribuzione dei familiari curanti da parte del Cantone a determinate condizioni”. La modifica della legge grigionese, viene ricordato nell’atto parlamentare, “consiste nell’aggiunta di un articolo con cinque capoversi”. Ovvero: Competenza e ammontare della retribuzione; Presupposti per i contributi; Domanda e decisione; Insorgenza e durata del diritto; Obbligo di collaborare, obbligo di notificare, restituzione. Stando al deputato, “questa iniziativa porta un’idea nuova sul ruolo proattivo del Cantone per regolamentare il settore, che potrebbe avere una ricaduta positiva rendendolo meno attrattivo a nuove attività speculative”.

‘Un vero e proprio settore a scopo di lucro’

Esatto perché, come rimarcato dagli iniziativisti, “dall’emissione di una sentenza del Tribunale federale del 2019, sempre più aziende autorizzate a fornire cure a domicilio assumono familiari curanti. L’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (LAMal) – spiegano – accorda a queste ultime un contributo di 52,60 franchi per ora di cure di base al quale si aggiunge il finanziamento dei costi residui versato dal Cantone e/o dal Comune, che può ammontare a oltre 40 franchi all’ora a seconda del Cantone”. Di conseguenza, prosegue l’atto parlamentare, “alcune aziende riescono a incassare oltre 90 franchi per ogni ora di cure erogata da un familiare curante, corrispondendone soltanto 30-35 come salario. La differenza rimane all’azienda, che realizza così un margine importante, senza offrire un valore aggiunto corrispondente. Il costo effettivo per l’ente pubblico – fanno ancora notare i granconsiglieri – risulta quindi quasi triplicato rispetto alla sola remunerazione del familiare curante”. Negli ultimi anni si è infatti “sviluppato un vero e proprio settore a scopo di lucro basato quasi esclusivamente sull’assunzione di familiari curanti. Alcune aziende – evidenzia Mobiglia – fatturano più di 2 milioni di franchi al mese, sostenute da campagne pubblicitarie aggressive per il reclutamento dei familiari”. In questa direzione, “per evitare l’insorgenza di un settore completamente nuovo che realizza un immenso profitto a spese di chi paga i premi e dei contribuenti”, per Mobiglia “devono essere fissati contributi adeguati e in linea con il principio dell’economicità oltre che regole chiare per la formazione dei familiari curanti”. Nel 2020, nota inoltre il deputato, “la Confederazione aveva stimato a circa 3,71 miliardi di franchi all’anno lo sgravio dei poteri pubblici reso possibile dalle prestazioni fornite a titolo volontario dai circa 600mila familiari curanti in Svizzera”.

Stando a Mobiglia, “i Comuni e il Cantone dovrebbero poter esercitare un ruolo più attivo nella regolamentazione di questo settore, anche attraverso contratti di prestazione o criteri specifici per il riconoscimento dei contributi. Non devono essere ammessi finanziamenti pubblici per attività che generano profitti privati senza corrispettivo in termini di qualità o sostenibilità”. E aggiunge: “Nei Cantoni dove il finanziamento residuo copre solo i costi realmente sostenuti, il sistema risulta più efficiente. Al contrario, i familiari curanti non sostengono questi costi, e per questo motivo i relativi contributi pubblici dovrebbero essere rivisti al ribasso”.