Ticino

‘Con l'innovazione in Ticino siamo ben messi, ma vogliamo fare di più’

Il Dipartimento finanze ed economia presenta alcune novità per favorire la collaborazione tra istituti di ricerca e aziende del territorio

La Supsi ha un ruolo centrale
(Ti-Press)
20 novembre 2025
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Chi si lancia sul mercato con idee innovative, e soprattutto chi lo fa in un periodo di incertezza come questo, deve essere sostenuto. È quanto pensa il Dipartimento delle finanze e dell’economia (Dfe) che ha presentato alcune importanti novità nella Legge per l’innovazione (LInn). La prima: per le piccole e medie imprese che danno un mandato a un centro di ricerca svizzero riconosciuto è previsto un contributo pari al 25% sui costi del mandato per un massimo di 50mila franchi per progetto. Questo per stimolare il trasferimento tecnologico tra centri di ricerca e imprese ticinesi. In questo modo le Pmi possono rafforzare la fase iniziale dello sviluppo del progetto. Questo contributo – è stato però precisato – sarà concesso solo alle imprese che soddisfano criteri ben precisi per quanto riguarda i salari e il numero di residenti impiegati.

La seconda misura, già prevista dalla LInn e ora ampliata, riguarda il sostegno per la partecipazione a fiere specialistiche. Una vetrina fondamentale per le aziende che intendono promuoversi a livello nazionale e internazionale diversificando così i propri mercati. Per il 2026 e il 2027 il sussidio annuo massimo è quindi stato alzato da 20 a 50mila franchi.

«Il contesto attuale è molto complesso. Il franco si rafforza, gli investimenti frenano e le materie prime costano sempre di più. È quindi fondamentale – sostiene il direttore del Dfe Christian Vitta – che lo Stato fornisca all’economia condizioni quadro favorevoli e un contesto favorevole per fare impresa». Il che vuol dire continuare con quanto è già stato messo in campo negli anni passati. «Il Ticino è tra le dieci regioni più innovative d’Europa ed è al primo posto svizzero per numero di imprese che introducono innovazioni di prodotto o di processo». Valesko Wild, a capo dell’Ufficio per lo sviluppo economico, ricorda: «Le richieste di sussidio vanno presentate dalle aziende entro 30 giorni dalla firma del contratto con il centro di ricerca e seguono una procedura agevolata».

A guardare con grande interesse a queste novità è ovviamente anche l’Associazione industrie ticinesi. «Il tessuto industriale nel nostro cantone è molto variegato – sostiene la presidente di Aiti Nicoletta Casanova –. Per le imprese del ‘medium tech’ (quindi quelle particolarmente interessate a queste novità, ndr) l’innovazione avviene prima di tutto a livello di processo, ma anche di prodotto».

Emanuele Carpanzano, direttore della ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza alla Supsi, e Luca Maria Gambardella, prorettore per l’innovazione e le relazioni aziendali dell’Usi, hanno invece sottolineato l’importanza di «fare rete» tra istituti e aziende del territorio.

Come funziona nella pratica

Ci sono le leggi e i regolamenti. E poi c’è l’innovazione che si concretizza con la collaborazione tra aziende e Istituti come la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana. Al campus di Viganello è in funzione una ‘mini factory’ completamente automatizzata dove si creano oggetti senza la necessità di personale. Il primo incarico dell’apparecchio è stato quello di costruire un semplice gioco per bambini, successivamente è stata impiegata per creare da zero delle tazze. Ora, invece, sarà incaricata di smontare macchine per il caffè. Un’operazione al contrario per recuperare materiale ancora utile da apparecchi non più utilizzati.

«Questo progetto ha diversi obiettivi», afferma il professor Paolo Pedrazzoli, corresponsabile Laboratorio sistemi di produzione sostenibili. Il primo è didattico: gli allievi che possono studiare e sviluppare parti del macchinario. Il secondo è di ricerca: si ha la possibilità di trovare nuovi processi utili alla produzione. Terzo: la sperimentazione: le aziende possono portare una componente della sua catena produttiva per sottoporla a test di funzionamento e di migliorabilità. «Non c’è un unico modo attraverso il quale entriamo in contatto con le aziende» spiega Pedrazzoli. «A volte ci contattano direttamente loro. Spesso l’avvio della collaborazione avviene attraverso gli studenti che svolgono con le aziende il loro lavoro di tesi». Altre aziende, è il caso di un’impresa attiva nel settore dell’ottica, si rivolgono alla Supsi per sviluppare il loro prodotto per essere competitivi sul mercato. «Ci è stato chiesto di sviluppare un dispositivo. Grazie a un finanziamento esterno la ricerca è partita e sei mesi dopo il prodotto è potuto entrare sul mercato», spiega il professor Daniele Allegri del Dipartimento tecnologie innovative.